sabato 9 settembre 2017

Il ministro dell'agricultura di Hitler, che introdusse il metodo di coltivazione biologico

Ecologia nazionalsocialista : Walther Darrè
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Il binomio sangue e suolo, Blut und Boden, che radica il popolo al proprio territorio in una dimensione spaziale, temporale e genealogica, richiedeva da parte della politica nazionalsocialista un approccio al tema della terra innovativo e assolutamente invertito rispetto alla visione liberale-marxista della terra come mezzo di produzione.

L’ecologismo dei partiti verdi di oggi che si è assolutizzato in meri slogan e azioni di cieca protesta poggia le sue basi sulla concezione della difesa dell’ambiente promossa dalla Germania degli anni nazionalsocialisti.

Ecocompatibilità del lavoro con il territorio, salvaguardia e rispetto degli animali, controllo dell’urbanizzazione, riequilibrio dei dissesti ecologici causati dall’abuso delle risorse, limitazione della tecnologia nel lavoro della terra, considerazione degli impatti ambientali sono tutti obiettivi che troviamo nella politica agricola e ambientale varata dal ministro del Reich per l’Alimentazione e l’Agricoltura Walther Richard Darrè.



Prima del Nazionalsocialismo si erano formati dei gruppi di giovani come i Wandervoegel (uccelli migratori) o la lega degli Artamani (uomini agricoli), che ambivano ad un ritorno alle origini della società, alla vita rurale degli antenati, vissuta di sano lavoro dei campi in piena armonia con la natura. Questo stile di vita collettivo, nazionalista e gerarchico doveva generare un ricongiungimento fra l’uomo e il suolo, in una dimensione di popolo autosufficiente e pronto ad espandersi nei territori tradizionalmente considerati tedeschi ad anticipare quello che sarà per Adolfo la necessità di uno spazio vitale, Lebensraum, uno degli ideali che diede il La alla seconda guerra mondiale.



Walther Darrè aveva fatto parte della Lega degli Artamani (e con lui anche il futuro Reichsführer delle SS Himmler) e nel 1929 era uscito il suo libro “La nuova nobiltà di sangue e di suolo” in cui il contadino incarna la forza più sana del Volk e la più nobile in quanto custode della terra (cui Himmler opporrà il ruolo dell’elite guerriera delle SS come colonna vertebrale della società).

Per Darrè la proprietà della terra diventa sacra e inalienabile: nel 1933 infatti emanava la legge sull’eredità dei poderi che non potevano essere venduti, ma dovevano passare in eredità ad un figlio il quale avrebbe dovuto continuare a mantenere tutta la famiglia.

Inoltre si stabilì l’espropriazione e la ridistribuzione di alcuni latifondi a mezzadri che avrebbero potuto poi riscattarli.

Il ruralismo di Darrè doveva rimanere indipendente dall’economia, ma fondare l’economia, amalgamare la nazione e caratterizzare lo stato contro le tendenze accentratrici e prevaricanti dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione (e fu questa spinta industriale e urbana poi a prevalere e a volere la guerra).

Darrè istituì l’Anno del servizio Agricolo Obbligatorio, Landjahr, che era uno servizio obbligatorio cui dovevano partecipare ragazzi e ragazze scelti dal Reich per doti di resistenza fisica e di valore. A questa istituzione fino al 1940 parteciparono più di 200.000 giovani: in questa specie di colonie i giovani, divisi in gruppi, la mattina seguivano corsi di educazione fisica e spirituale e gareggiavano in agoni culturali e il pomeriggio si dedicavano alle attività agricole. Inoltre a loro era affidata la gestione e l’organizzazione di feste folkloristiche di paese nei villaggi vicini.

Darrè era fortemente contrario alla sfrenata tecnologizzazione dell’agricoltura che avrebbe decretato lo svilimento della figura del contadino e danni sensibili alla terra:

“Se l'uomo realizzasse tutto quello che gli permettono le possibilità della sua tecnologia, arriverebbe allora a comprendere che la vita su questa Terra sfigurata, vita resa troppo automatica e troppo impersonale, non varrebbe più la pena di essere vissuta.
Vedrebbe che, sfruttando tutto quello che la Terra può dare, noi la distruggeremmo e questo cataclisma ci distruggerebbe a nostra volta.
Che ciascuno di noi vegli, nei limiti delle proprie forze, affinché il cambiamento di rotta intervenga prima che sia irrimediabilmente troppo tardi”.

Fra le sue emanazioni ci fu la legge del 1934 per il rimboschimento di molte aree che erano lasciate brulle; stabiliva il divieto di disboscamento per creare aree agricole e i rapporti da mantenere fra specie di piante. A questa seguì una legge del 1935 sulla “protezione della natura” che diede la possibilità alle autorità di frenare i danni derivati dagli effetti distruttivi dello sviluppo economico nelle campagne, stabilì dei vincoli paesaggistici e la fondazioni di enti parco, e impose severe norme nell’ambito dell’edificabilità di strutture e infrastrutture a fronte del loro impatto ambientale. Inoltre Darrè fu autore di studi sui dissesti idrogeologici, sulla pericolosità di fertilizzanti chimici e sulla conservazione della biomassa a fini agricoli.

Questo pazzo criminale di guerra fu imputato come gli altri a Norimberga, carcerato per 5 anni, e morì poco dopo la sua scarcerazione nel 1953.

Alla politica rurale e tradizionale di Darrè in materia di agricoltura compatibile e sostenibile si affiancano le leggi sulla difesa degli animali e contro la caccia.

La legge sulla “protezione degli animali” prevedeva pene severe contro chi provocava deliberatamente sofferenze agli animali, lo sfruttamento incontrollato delle bestie da lavoro e infine si proibiva la vivisezione e la possibilità di fare esperimenti era strettamente vincolata a scopi di carattere medico, e solo in casi di estrema necessità.

La legge “contro la caccia” invece poneva fine alle modalità secolari di cacciare a cavallo e con la muta di cani, cosa che infastidì una certa aristocrazia; si poteva cacciare solo dietro licenza ottenuta dopo un corso di 100 ore di lezione e un esame di tre ore.

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