giovedì 13 luglio 2017

La chiesa di San Zenone di Minerbe costruita sopra un tempio dedicato a Minerva


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Molto antiche le origini della pieve di S. Zenone di Minerbe, edificata in epoca altomedievale su un preesistente tempio pagano dedicato a Minerva (da cui deriva il toponimo del paese Minerbe). I primi documenti inerenti la chiesa risalgono al 1008. La pieve di S. Zenone è successivamente citata nella bolla di Papa Eugenio III del 1145 ed in un diploma dell’imperatore Federico Barbarossa datato 1155. Nel 1818 la chiesa e campanile di S. Zenone furono riedificati in forme neoclassiche. Risale al 1938 il completamento della facciata. L’attuale torre campanaria fu eretta nel 1994. Esternamente l’edificio si presenta con facciata rivolta ad oriente. Torre campanaria addossata al fianco meridionale della chiesa. Impianto planimetrico ad unica aula rettangolare, con presbiterio rialzato di tre gradini, concluso con abside semicircolare; lungo i fianchi della navata si aprono otto semi-cappelle laterali con altare, di cui quelle prossime al presbiterio si configurano come i bracci di uno pseudo-transetto. I prospetti interni sono scanditi da lesene d’ordine corinzio a sostegno dell’alta trabeazione sommitale; le cappelle laterali sono introdotte da archeggiature inquadrate dall’ordine; nel settore superiore delle pareti si svolge un ciclo pittorico con sei dipinti raffiguranti storie della vita di S. Zeno. L’aula è coperta da una volta a schifo con lunette laterali, decorata con un affresco raffigurante “S. Zenone in gloria”, opera del pittore Mani (1873), e con dipinti raffiguranti episodi della vita di S. Zeno, realizzati da Adolfo Mattielli (1956); il presbiterio è sovrastato da una cupola ornata con pitture murali realizzate dal Mattielli; dello stesso autore è anche il dipinto di “Gesù Cristo buon pastore” che interessa il catino absidale. Copertura a due falde con struttura lignea portante e manto in coppi di laterizio. La pavimentazione dell’aula è realizzata in quadrotte di marmo rosso Verona e marmo biancone; il piano del presbiterio è pavimentato con lastre di breccia rosata.
Pianta
La chiesa presenta un impianto planimetrico ad unica aula rettangolare a marcato sviluppo longitudinale, con presbiterio rialzato complessivamente di tre gradini e articolato su due livelli, concluso con abside emergente di ampiezza ridotta a sviluppo semicircolare. Lungo i fianchi della navata si aprono otto semi-cappelle laterali emergenti con altare, quattro su ciascun lato e fra loro prospicienti, di cui quelle prossime al presbiterio si configurano come i bracci di uno pseudo-transetto di ridotta profondità. Sul lato settentrionale del presbiterio si colloca il locale della sacrestia; sul lato opposto insiste la cappella feriale. L’ingresso principale, con bussola lignea interna, si apre al centro della parete di facciata; è presente un’entrata laterale lungo il fianco sinistro dell’aula. La torre campanaria si eleva isolata a breve distanza dal fianco meridionale della chiesa.
Facciata
Facciata continua di gusto barocco, interamente edificata in mattoni faccia a vista, tripartita e scandita in due registri. Al centro del registro inferiore si apre il portale d’ingresso timpanato. Ai suoi lati, all’interno di due nicchie,l sono custodite le statue dei SS. Benigno e Caro. Registro superiore speculare a quello inferiore. Al centro dello stesso una epigrafe ricorda il completamento della facciata, datato 1938. Corona il prospetto un timpano curvilineo spezzato.
Strutture di elevazione
Le strutture di elevazione sono realizzate in muratura portante di mattoni pieni di laterizio a tessitura regolare e pietrame misto, legati con malta di calce, con paramento murario esterno a vista; le pareti interne sono intonacate e tinteggiate.
Strutture di orizzontamento e/o voltate
L’ambiente dell’aula è coperto da un’ampia volta a schifo con lunette laterali, decorata nella specchiatura centrale con un affresco raffigurante “S. Zenone in gloria”, opera del pittore Mani (1873), e con dipinti raffiguranti episodi della vita di S. Zeno,
Dal giornale: LA GAZZETTA DI MANTOVA

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