domenica 19 marzo 2017

L'ARCHITETTURA ESOTERICA DI GAUDÍ

Di Massimo Centini


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Forse è fin troppo facile scorgere dei richiami esoterici nel lavoro di Antoni Gaudí, l'architetto che ha saputo trasformare le sue costruzioni in strutture colme di simbolismo, certamente contese tra l'evocazione di un mondo fantastico e il richiamo a un linguaggio che dietro l'apparenza lascia trasparire dell'altro, impenetrabile per la maggioranza. Gaudi visse un'esistenza da anacoreta, lontano dai fasti e concentrato in una costante ricerca dell'assoluto e della meraviglia che, nel turbinio di un epidermico richiamo all'assurdo e all'irreale, cercava forse di "dire" qualcosa. Ma cosa? 

Nato da una modesta famiglia di artigiani, Gaudí entrò nella Scuola di Architettura di Barcellona dalla quale uscì nel 1878: da allora fu un crescendo di progetti e realizzazioni nei quali l'edificio si trasforma in qualcosa di "vivente", mentre la forma sembra smaterializzarsi, divenendo una sorta di prodotto quasi magmatico in cui tutto pare mutarsi continuamente come in un processo alchemico. Il suo è un mondo fatto di "pietre viventi": masse in continua oscillazione tra passato e futuro, presenze ammantate da una fede profonda, espressa anche simbolicamente attraverso il costante richiamo all'alto, che ben si espleta nei suoi vertiginosi edifici. "L'intelligenza dell'uomo", diceva Gaudí, "può attuarsi solamente nel piano, è a due dimensioni: risolve equazioni a una incognita, di primo grado. L'intelligenza angelica è a tre dimensioni, si attua direttamente nello spazio".

Le sue costruzioni sono una fusione di gotico e liberty, molto spesso luoghi in cui l'abitare risulta quasi una conseguenza ma non il principio dominante. Infatti, tutto il complesso si struttura su una sorta di delirio ornamentale, destinato, nella maggioranza dei casi, a sfociare in un ermetismo impenetrabile, con chiavi di lettura non sempre facilmente raggiungibili, se si intende andare oltre l'apparenza.

Il Gaudi esoterista si scorge anche per l'assenza di scritti del maestro: non pubblicò articoli e libri, non elaborò "manifesti" e non tenne conferenze. Tutte le sue conoscenze, ma soprattutto la sua poetica, sono state tramandate oralmente e raccolte dai pochi adepti. E cosi, dietro case che si antropomorfizzano e prendono vita, come casa Batlló a Barcellona, o spazi che diventano una specie di "terra di mezzo" tra il mondo degli uomini e quello dei miti, vi fu prevalentemente la volontà di porre in rilievo il concetto che anche l'edificio può trasformarsi in una specie di libro, però nelle sue parti più profonde, accessibili a pochi. In questo atteggiamento pare di scorgere un richiamo all'universo degli architetti medievali, che nel complesso decorativo delle loro cattedrali hanno inserito simboli e riferimenti a mondi posti oltre la dimensione dell'umano.

"La storia dell'architettura è la storia della Chiesa", affermava Gaudi, svelando così che il suo impegno costruttivo era orientato in direzione della celebrazione dell'assoluto. Tale impegno è lampante nella Sagrada Familia di Barcellona: una costruzione (non conclusa) che definire chiesa può sembrare riduttivo. Infatti, l'enorme tempio risulta l'apoteosi del linguaggio ermetico dell'architetto spagnolo: guglie che trasformano la pietra in rappresentazioni vegetali e poi divinità e figure mitiche che fuoriescono dalla materia per farsi portatori del Verbo. 

Quale sia, però, l'intrinseco movimento del flusso interno che dona vitalità alle costruzioni gaudiniane non riusciamo a scoprirlo completamente. Qualcuno ha detto che gli architetti vogliono vivere oltre la loro morte: certamente il maestro catalano c'è riuscito, lasciando alle sue spalle un mondo misticamente inorganico, in cui l'architettura si muta in una sorta di foresta dove è facile entrare, ma nella quale è anche facile smarrire la via maestra addentrandosi così lungo sentieri sconosciuti. Vie esoteriche, sulle quali l'uomo può cogliere il significato nascosto del sacro narrato dai simboli, che si fanno parola comprensibile solo a chi sa ascoltarla...


Massimo Centini, Le vie dell'esoterismo (De Vecchi editore, pag.77)

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