venerdì 31 marzo 2017

Il canto degli eretici (vagabtes) titolata la Fortuna -del giorno dopo-

Riflessione andreottiane

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 Ebbe a dire Giulio Andreotti su Giorgio Ambrosoli, assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività Ambrosoli stava indagando: "Certo è una persona che in termini romaneschi se l'andava cercando".
E sul delinquente di Sindona:  "Io cercavo di vedere con obiettività. Non sono mai stato sindoniano, non ho mai creduto che fosse il diavolo in persona. Il fatto che si occupasse sul piano internazionale dimostrava una competenza economico finanziaria che gli dava in mano una carta che altri non avevano. Se non c'erano motivi di ostilità, non si poteva che parlarne bene".
Andreotti ebbe a dire: << Sulla mia tomba voglio che ci sia scritto 'Fatevi i fatti vostri'>>. E no! Hai gestito dalla fine della guerra la politica Italiana, ti sei fatto per troppo tempo i fatti nostri ormai sei diventato un uomo pubblico............

Non fa notizia

07 mar 2017 - Il muro della Villa medicea di Poggio a Caiano crollato per maltempo, monumento di rilevanza internazionale, pietra miliare dell'architettura rinascimentale. Credo non servano commenti, l'Italia un paese con dei politici sbandati ormai da decenni. 


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giovedì 30 marzo 2017

Zoroastrian Prayer

Per i Parsi ha un ruolo molto importante il culto del fuoco sacro, che rappresenta simbolicamente il dio Ormazd. Questo fuoco arde ininterrottamente ed è alimentato cinque volte a giorno dal sacerdote che compie questa pratica seguendo m percorso rituale scandito da regole ben precise. Secondo la tradizione, il fuoco sacro fu acceso originariamente da Ahura Mazdà; per gli storici però l'origine di questo culto dovrebbe risalire intorno al 150 a. C.



Zoroastrian Prayer

Per i Parsi ha un ruolo molto importante il culto del fuoco sacro, che rappresenta simbolicamente il dio Ormazd. Questo fuoco arde ininterrottamente ed è alimentato cinque volte a giorno dal sacerdote che compie questa pratica seguendo m percorso rituale scandito da regole ben precise. Secondo la tradizione, il fuoco sacro fu acceso originariamente da Ahura Mazdà; per gli storici però l'origine di questo culto dovrebbe risalire intorno al 150 a. C.



Le torri del silenzio

Mario Appelius

da India

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Benché l'antichissima religione di Zoroastro abbia perso la sua primitiva grandezza filosofica e sia ridotta ormai una serie di simboli e di formule, conserva però inalterato il culto del Sole ed è forse questa l'unica cosa che sia rimasta intatta, oltre ad un vago deismo e ad un codice millenario di morale che per il suo amore della Verità o della Solidarietà umana mal s'adatta alle esigenze del mercantilismo moderno esercitato dai parsi. Il rito simbolico che ha resistito ai secoli ed agli assalti coalizzati di Cristo e di Mohammed riunisce ogni sera accanto alla .spiaggia i parsi dinanzi ai quattro elementi fondamentali della Vita: il fuoco, l'acqua, l'aria e la terra.
Sulle torri parsi i sacerdoti di Zoroastro accendono i fuochi della notte. Solo la Torre del Silenzio rimane senza fuoco. E' quella in servizio per la consumazione dei morti. Sono cinque torri adoperate a turno una per volta. La religione vieta infatti ai Parsi di lasciare i cadaveri in contatto con uno dei quattro elementi essenziali della vita: non possono perciò né sotterrarli, né bruciarli, né buttarli in acqua, né lasciarli corrompere all'aria. Li espongono quindi in cima alla Torre del Silenzio e lasciano che gli avvoltoi distruggano la carne senza palpito.

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L'usanza ripugna a prima vista al nostro spirito occidentale, ma tutto è bene organizzato perché non sembri mucabra ai parenti ed agli spettatori. I convogli giungono al luogo della morte per una via secondaria parallela alla passeggiata aristocratica. Non vi sono né carri funebri, né marce di Chopin, né prediche o discorsi. Non vi sono neppure feretri. I morti sono portati su una barella avvolti in un semplice lenzuolo, il volto scoperto, un fiore sulla bocca. Parenti ed amici accompagnano il defunto senza lagrime leggendo, ognuno per conto suo, libri sacri di poesie o di leggende. Accanto alla torre v'è una piccola cappella, specie di battistero, nella quale arde il fuoco perenne. Ogni convoglio si sofferma un istante dinanzi alla fiamma, poi i congiunti consegnano il corpo alla Comunità e se ne vanno. Per una porta stretta e bassa il cadavere entra nell'interno della Torre. Ed è finita.

La torre è un blocco massiccio di granito senza linee architettoniche né motivi ornamentali. Non vi sono iscrizioni, né cippi, né steli, nulla che comunque ricordi l'estremo trapasso, anzi intorno al Granito del Silenzio i giardinieri hanno ammassato le piante più belle ed i fiori più rari, specialmente rose. Rose tea, rose bengala, rose del Gange e del Cachiamuri, bottoni e corolle, aiuole e spalliere, un profumo d'alcova sultaniale, una serra sfarzosa di tinte e di bellezze, tale che diffìcilmente una coppia d'amanti potrebbe desiderarne una più bella per incorniciare il suo amore. Molti uccelli cinguettano fra i rami, molte farfalle svolazzano sui fiori ...
In alto alla torre stanno gli avvoltoi, grandi rapaci dal piumaggio cupo, dal becco adunco e dal cranio calvo, immobili, del colore stesso della pietra. Sono i merli della fortezza. Aspettano. Contano forse i convogli che uno dopo l'altro penetrano sotto la piccola porta.

Un dispositivo meccanico solleva i cadaveri in cima alla torre dove sono tracciati tre larghi cerchi di muratura, ognuno suddiviso in ventiquattro scompartimenti orientati come i raggi d'una ruota ed inclinati verso un pozzo centrale. Il primo cerchio è per gli uomini, il secondo per le donne, il terzo per i ragazzi. Trenta giorni dopo l'esposizione i membri della Comunità funebre guantati di nero ed armati di lunghe pinzette precipitano i resti dello scheletro nel pozzo centrale. Eguale è il rito per i ricchi e per i poveri, per i grandi e per i piccoli, pel benefattore e per l'assassino.


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Quando l'ultimo spicchio di sole è sparito dalla linea dell'orizzonte, la Torre del Silenzio apre le sue saracinesche. Incomincia il pasto macabro . Alti muri nascondono lo scempio. I necrofori alati conoscono l'ora. Giù si levano a stormì dal granito, urlano al sole che s'attarda, roteano con larghi cerchi concentrici, si forbiscono i becchi ed i rostri, si preparano all'assalto. Nello splendore dorato del tramonto sono l'unica bruttura visibile. Scrivono nella porpora del cielo la parola Fine e la parola Fame.

Un coro d'urla rabbiose straccia il silenzio d'intorno. Un gran starnazzio d'ali frenetiche frulla nel pulviscolo d'oro. S'aprono le porte del macabro convito. Le saracinesche della Torre del Silenzio strisciano sugli spigoli scorrevoli. Velocissimi gli avvoltoi di Zoroastro stringono il loro cerchio e scompaiono nella mangiatoia tombale. Quando ricompaiono il sole s'è spento. Musulmani e parsi sono ritornati alle loro occupazioni. Carrozze ed automobili s'inseguono sulla strada di Bombay. Sembra un ritorno di corse dopo un gran premio d'Europa.
       
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La notte indiana scende ad avvolgere nei suoi crespi pesanti Malabar Hill e la spianata aristocratica diventata deserta. Solo ardono sulle Torri in riposo i fuochi di Zoroastro. Solo restano sulla Torre del Silenzio i necrofori alati che aspettano il domani, cioè altri morti ed altri banchetti, altre lagrime ed altre feste, la loro vita che è in fondo la ... nostra.


Mario Appelius, India - Edizioni Alpes Milano 1926 (pag. 33 e seguenti)

Presentazione del libro. ARLECCHINO: DIO, DEMONE E RE



Nella ex chiesa parrocchiale nel "vecchi borgo" di Concamarise, alle 18,15 di sabato 8 aprile 2017 presenterò il mio ultimo libro:
 "ARLECCHINO: DIO, DEMONE E RE"

lunedì 27 marzo 2017

L'alchimia Rinascimentale coltivata (ancora) nei primi anni del "Secolo Breve"


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Marcel Duchamp: Le Grand Verre



Ci sono opere che vanno oltre l'esperienza e la conoscenza di chi le osserva. Ancora oggi, a distanza di cinque secoli, critici dell'arte e professori di iconografia, iconologia, storia dell'arte e filosofia, rinunciano a formulare ipotesi sul significato di alcune rappresentazioni dello "spirito" rese celebri dagli artisti rinascimentali.

In effetti la cultura ermetica che permeava  l'atmosfera degli artisti della seconda metà del Quattrocento si è dissipata velocemente in concomitanza con il venir meno della figura del Maestro, punto di riferimento per molte generazioni di  artisti,  unica fonte di trasmissione di un sapere antico, difficile da comprendere e sperimentare se non si diveniva discepoli di un "Guru": l'Arte Alchemica.
Con qualche eccezzione anche nel "Novecento", questo secolo ritroverà questo sapere affinchè potesse continuare.......

La differenza sostanziale tra Alchimia e Arte alchemica è la stessa che distingue la "Via Secca" , breve e rischiosa, dalla "Via Umida", più lunga, tortuosa, ma anche più semplice da affrontare e sostenere fino in fondo. 

Arte Alchemica  occidentale e Tantra orientale  esprimono il medesimo orientamento "umido"  e raggiungono gli stessi obiettivi: la liberazione dal sostrato di illusioni che ci impedisce di percepire la bellezza dello spirito umano e la realizzazione della totalità dell'essere (l'Homo Totus) che si estrinseca nei tre corpi sottili: il corpo mentale dei risvegliati, il corpo buddhico (l'aureola dei santi) e il corpo atmico (l'illuminazione del corpo cristico). 

Il Maestro dell'Arte trasmetteva un preciso codice di eliminazione delle illusioni connesse al dimensione astrale dell'esistenza e di illuminazione dei tre corpi sottili tramite le frequenze di luce trasmesse dalle sue opere e dal suo "cuore".  

Lavorare nella Bottega di Leonardo, o entrare in contatto con Botticelli, Piero della Francesca e Raffaello significava interagire con l'aura del Maestro, chiamata dagli alchimisti "Aura Apprehensio" e iniziare un percorso di purificazione (corpo astrale), tramutazione (corpo mentale) e trasformazione (corpo aurico) lungo nove anni, prima di diventare  "umili servitori" della propria anima (corpo atmico o  cristico)

Esisteva un preciso codice di  simboli, di emblemi e  di immagini in grado di  descrivere i quattro stadi, classi o livelli di evoluzione della coscienza di sè in rapporto alla Realtà spirituale trasferita dal Maestro  nel cuore dell'Apprendista. 

Spesso le opere del maestro avevano lo scopo di sintetizzare  l'intero percorso di apprendimento (chiamato Iosis, Xantosis o ingiallimento della materia cerebrale)  e divenivano  veri e propri emblemi dell'arte alchemica, non dissimili dai mandala del tantrismo tibetano. Quando il Maestro dipinge  l'opera all'interno di un cerchio significa che desidera compiere una sintesi delle proprie esperienze evolutive.

Se si osserva l'opera realizzata da Botticelli all'interno del tondo come espressione di una precisa volontà di descrivere i Quattro stadi di evoluzione della coscienza di sè in rapporto alla realtà dominata dalla libido (la melagrana è il simbolo della passione dell'anima che sperimenta il conflitto con la libido altrui),  si possono apprezzare  non solo i valori  estetici dell'opera, ma anche la bellezza e l'intensità dei volti che interpretano, ognuno a suo modo, i Quattro stadi dell'Arte Alchemica.

L'Arte Alchemica ha il potere di dissipare il corpo astrale, il velo di illusioni che ci separa dalla realtà, e attraverso la pratica dell'arte, di  trasmutare il Mercurio (il Bambino Gesù)  in percezione, intuizione e ispirazione (i sei angeli), fino alla definitiva illuminazione dell'Oro Alchemico, simbolo dell'Intelletto intuitivo che principia dalla metamorfosi (la Via Umida) dell'Anima (la Madonna).

I tre angeli di sinistra descrivono  l'evoluzione della percezione sensoriale (i gigli) che ha origine dallaconoscenza dei propri sentimenti corporei (le rose rosse) durante le fasi dell'introspezione enterocettiva, mentre i tre angeli di destra  indagano le immagini, le opere e intuizioni altrui durante la fase di introversione esterocettiva.  Solo in questo modo, come affremano i maestri del Tantra,  il Guru interiore incontra il Guru esteriore e l'Aura del Maestro penetra completamente nel corpo mentale del discepolo, poi nel corpo astrale e infine nel corpo fisico per operare le trasformazioni più radicali (morte dell'ego e resurrezione nel Se)


Fondendo alchemicamente  ciò che si conosce per esperienza  diretta, con ciò che si può apprendere dai santi, dai saggi e dagli illuminati.  è possibile  scoprire dentro se stessi  l'Oro dell'Intelletto Intuitivo, punto di arrivo di ogni artista che persegue la  lunga Via Umida della metamorfosi delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti del cuore nella creatività dell'anima, l'unica autorizzata ad attingere ai talenti del corpo, alle abilità della mente e alle qualità dello spirito incarnato nel corpo al momento della nascita (il Daimon).