domenica 5 febbraio 2017

Ricorre, a giorni, l'ottantesimo anniversario della firma. Tutto da rivedere e ridiscutere, ma sono blindati dalla costituzione articolo N°7

«In nome della
Santissima
Trinità»: i
Patti Lateranensi


Pio XI, disse di Mussolini :“l'uomo della Provvidenza”


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Tra poco meno di una settimana, ricorrerà l’ottantottesimo anniversario dei Patti lateranensi, con
i
quali l’Italia, dopo un fortunato periodo di indipendenza dalle intrusioni
clericali negli affari dello Stato, tornò a essere una colonia pontificia.
L’accordo consta di tre parti principali: un trattato politico, che definì il
territorio della Città del Vaticano e la costituì come entità nazionale, un
concordato per regolare i rapporti tra Italia e Chiesa cattolica e una
convenzione
finanziaria. Se il trattato e il concordato,
ENTRAMBI SOTTOSCRITTI «IN NOME DELLA
SANTISSIMA TRINITÀ», constano rispettivamente di 24 e 45
articoli, per la convenzione finanziaria ne bastarono 3, che vale la pena
leggere,
compresa la premessa:
«CONVENZIONE FINANZIARIA
Si premette: Che la Santa Sede e l’Italia, a seguito della stipulazione del Trattato, col quale è stata
definitivamente composta la « questione romana », hanno ritenuto necessario
regolare con una convenzione distinta, ma formante parte integrante del
medesimo,
i loro rapporti finanziari; Che il Sommo Pontefice, considerando da
un lato i danni ingenti subiti dalla Sede Apostolica per la perdita del
patrimonio
di San Pietro, costituito dagli antichi Stati Pontifici, e dei beni
degli enti
ecclesiastici, e dall’altro i bisogni sempre crescenti della Chiesa pur
soltanto nella Città di Roma, e tuttavia avendo anche presente la
situazione
finanziaria dello Stato e le condizioni economiche del popolo italiano
specialmente
dopo la guerra, ha ritenuto di limitare allo stretto necessario la richiesta
di
indennizzo, domandando una somma, parte in contanti e parte in
consolidato, la quale è in valore di molto inferiore a quella che a tutt’oggi lo Stato
avrebbe dovuto sborsare alla S. Sede medesima anche solo in
esecuzione
dell’impegno assunto con la legge 13 maggio 1871; Che lo Stato italiano,
apprezzando i paterni sentimenti del Sommo Pontefice, ha creduto doveroso
aderire alla richiesta del pagamento di detta somma; Le due Alte Parti […]
hanno convenuto:
Art. 1 L’Italia si obbliga a versare, allo scambio delle ratifiche del Trattato, alla Santa Sede la somma
di
lire italiane 750.000.000 (settecento cinquanta milioni)
ed a consegnare contemporaneamente alla medesima tanto Consolidato italiano 5% al
portatore (col cupone scadente al 30 giugno p.v.) del valore nominale di lire italiane
1.000.000.000 (un miliardo). Art. 2 La Santa Sede dichiara di accettare
quanto sopra a definitiva sistemazione dei suoi rapporti finanziari con l’Italia
in
dipendenza degli avvenimenti del 1870. Art. 3 Tutti gli atti da compiere
per l’esecuzione del Trattato, della presente Convenzione e del
Concordato,
saranno esenti da ogni tributo».
[Chi desiderasse prendere visione dell’intero documento, può cercarlo sul sito vatican.va.org]
Utilizzando il coefficiente di rivalutazione fornito dall’Istat e convertito in euro il risultato espresso in
lire, la cifra TOTALE che il Regno d’Italia si impegnò a versare alla Santa
sede è di circa un miliardo e duecento milioni di euro attuali.
Nel 1984, ci pensò l’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi a peggiorare la situazione, creando il
perverso meccanismo dell’8x1000 (e non solo).
Attualmente, la Chiesa costa agli italiani la bellezza di circa SEI MILIARDI E MEZZO DI EURO l’anno…
Stima per difetto!
…Ah… naturalmente «In nome della Santissima
Trinità»!

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