mercoledì 23 novembre 2016

Riti e feste dalle radici pagane assorbite dal cristianesimo

Notizie dal Calendario dei Riti e delle Feste


 NOVENA DI NATALE
La Nina di Thiene
 NINA-GIGANTE
La Nina è un'antica tradizione della città di Thiene. Il termine indica il canto  eseguito in occasione della novena natalizia (detto anche la Canta nel senso di una cantata collettiva) . È un'espressione popolare autentica, le cui origini risalgono  al XIV° secolo.  La sera della vigilia di Natale tutti i gruppi delle diverse contrade cittadine  si ritrovano nella piazza principale, con l’evento finale della “Nina gigante”. Anticamente la si cantava per nove sere consecutive.
LA NINA DI THIESE (VC) E' UN PATRIMONIO CULTURALE IN RETE
 
OGNISSANTI
La Festa e la Commemorazione dei Defunti
 fucacoste e cocce
Secondo alcuni studiosi la festa di Ognissanti, collegata alla commemorazione dei defunti, discenderebbe  direttamente dal rito celtico di Samhain. Durante la veglia funebre si dipingevano i teschi e si trascorreva la notte bevendo, suonando e cantando; questa celebrazione rappresentava la speranza di non soccombere alle sventure, alle malattie, alla morte stessa. Un’eco di quelle veglie si ritrova oggi nella notte di Halloween  (All-Hallows-Eve, la vigilia di tutti i santi ), celebratain origine nei paesi anglosassoni e negli  Stati Uniti, durante la quale i ragazzi si travestono da scheletri mimando il ritorno  dei trapassati sulla terra. Fu solo  circa alla metà del IX secolo d.C. che la ricorrenza di Ognissanti venne istituzionalizzata ufficialmente come rito cristiano.
In Puglia, ad Orsara,  la festa viene chiamata Fucacoste e  Cocce priatorje (falò e teste del purgatorio): si decorano le zucche, si accendono falò di rami di ginestre agli incroci delle vie e nelle piazze, si cucina sulle loro braci. Gli avanzi, da lasciare disposti agli angoli delle strade, vengono riservati ai defunti.
LA FESTA DELLE FUCACOSTE E COCCE PRIATORJE DI ORSARA DI PUGLIA (FG) E' UN PATRIMONIO CULTURALE IN RETE
 
AUTUNNO
Il raccolto della castagna
 raccolta-castagna
Questo frutto ha da sempre rappresentato  nelle zone montane  una delle fonti principali di alimentazione , come sostituto del frumento, in particolare alla fine del Quattrocento, periodo di guerre e carestie, dove con la farina di castagna si produceva quello che ancora oggi viene definitio come “il pane dei poveri” o “pane di legno”.
Con l’essicazione, nei villaggi iniziava in passato anche il ciclo delle Veglie, compreso tra il termine e la ripresa dei lavori agricoli dopo l’inverno, quindi era differente nelle diverse località.  Le famiglie si riunivano e si  cantavano canzoni popolari, si raccontavano favole e leggende,  si celebrava il rito della tradizione orale.
L' ECOMUSEO DELLA CASTAGNA E LA SAGRA DELLA CASTAGNA DI NOMAGLIO(TO) SONO PATRIMONIO IN RETE
 
OTTOBRE
La Madonna del Rosario e la benedizione del frumento per la semina
madonna-del-pane frumento
Nel mese di ottobre si celebra la Madonna del Rosario, il cui culto venne propagato dai domenicani  sin dal XII° secolo. La recita del rosario ebbe larga diffusione per la facilità con cui poteva essere realizzata; fu chiamato anche il Vangelo dei poveri, i quali  in massima parte non sapevano leggere, perché dava il modo di poter pregare senza la necessità di leggere un testo, una devozione dal carattere fortemente sociale in quanto alla portata di tutti e che diventerà fulcro dello scontro tra cattolicesimo e protestantesimo in tema di rappresentazione dell'immagine sacra e legittimità di un culto alternativo a quello del Cristo.
Le feste legate alla Madonna del Rosario si riallacciano ad  una tradizione che affonda le radici nella civiltà contadina, con la  sovrapposizione tra cristianesimo e tradizioni  rurali , un periodo durante il quale  i lavoratori della terra si raccomandavano alla divinità affinchè l’annata del raccolto potesse risultare proficua.
LA PROCESSIONE DELLA MADONNA DEL ROSARIO DI CASTELNUOVO DON BOSCO (AT) E' UN PATRIMONIO IN RETE

 
L’EQUINOZIO D’AUTUNNO
San Francesco, la semina e le colture dal Nuovo Mondo
equinozio spannocchiatura
All'equinozio d'autunno il sole è posizionato  in senso inverso rispetto a quello primaverile e nel calendario rurale  si inseriscono, come di consueto, i riferimenti al calendario solare mediterraneo mescolato con le ricorrenze del mondo greco-romano di volta in volta sostituite dalle celebrazioni liturgiche cristiane.
Il 4 ottobre cade la festa di San Francesco d'Assisi. La festa di S. Francesco,  nel cuore della vendemmia, potrebbe ispirare un simbolismo connesso all'uva e alla vite, come insegna il vangelo di Giovanni là dove il Cristo si definisce la vera vite.
La stagione agricola in ottobre va a terminare, prima del riposo invernale, con l’aratura che predispone alla  semina. In Sicilia si fa benedire il frumento proprio in coincidenza con la festa del Santo.
In questo periodo si riscontrano inoltre feste legate alle colture del mais, diffusosi sul territorio europeo  nel periodo successivo alla scoperta dell’America. 
 
L’EQUINOZIO D’AUTUNNO
San Michele  e le feste del pane
 pane
Il 21 settembre coincide con l’equinozio d’autunno  e segna il momento in cui la natura si prepara all’arrivo del freddo invernale. L’equinozio costituisce  un momento speciale nel quale le forze di luce e tenebra sono in equilibrio e apre , con l’interruzione delle attività agricole, un tempo di riposo.
Per la tradizione cristiana la figura legata a quest’importante momento di passaggio è quella di San Michele, la cui festa si celebra il 29 settembre.
In agricoltura l'equinozio d'autunno costituisce un  momento  per celebrare la fine dell’ intera stagione del raccolto, e molte sono le feste sparse nella penisola dedicate ai prodotti derivanti dal frumento, in particolare il pane. In Sicilia ed in Sardegna  sono stati creati  musei del pane rituale,  come testimonianza del significato  culturale etnoantropologico che questo fondamentale prodotto dell’alimentazione  rappresenta. 
LA FESTA DEL PANE DI PIOBESI TORINESE (TO) E' UN PATRIMONIO IN RETE

 
INIZIO SETTEMBRE
la natività della  Vergine e le Madonne nere
Corsa zingari
Con la fine dell’estate  il mondo rurale considera in fase di  esaurimento i grandi lavori  nei campi, concedendosi una pausa di ringraziamento e di riposo prima della ripresa delle attività legate  alla vendemmia.
In diversi luoghi d'Italia molte sono le feste che si celebrano l’8 e il 12 settembre, rispettivamente la natività della di Maria  e la celebrazione  del suo nome.
Più numerose ancora in questo periodo sono le celebrazioni dedicate alle “madonne nere” diffuse dal nord al sud  della penisola. Di  colore bruno, grigio  scuro o totalmente nere, sono da alcuni studiosi ricollegate  ad  un   simbolismo archetipico  della terra feconda,  secondo altre teorie il loro culto è spesso associato all’Oriente ed alle Crociate.
Nella foto la Corsa degli Zingari di Pacentro (AQ)
 
FINE ESTATE
La Transumanza
 transumanza
Dalla fine dell’estate  e sino ai primi rigori autunnali si estende  il periodo della transumanza, (dal latino  “trans”, al di là e “humus”, terra)  praticata  nelle aree montane della penisola e delle isole italiane sin dalla preistoria e che costituisce la forma di migrazione stagionale  e temporanea  delle greggi, delle mandrie e dei pastori, in transito  dai pascoli in quota verso quelli delle pianure, percorrendo le vie naturali dei tratturi.
Questa attività, che ha costituito occasione di contatto e di scambi commerciali,  attesta ,  con l'organizzazione del viaggio e il raduno dei pastori, riti sociali  consolidati, rientrando tra gli eventi più significativi del calendario agro-pastorale ; ad oggi, per quanto sempre più sostituite da moderni mezzi di spostamento, dalla strada ferrata agli autocarri, le antiche consuetudini esistono ancora in alcune zone.

25 LUGLIO
Festa di San Giacomo
Festa-San-Giacomo Castelnuovo
Nell’ambito delle feste patronali che  vedono la devozione al medesimo Santo in differenti aree durante il mese di luglio , si collocano le celebrazioni dedicate a S. Giacomo, il maggiore.
Giacomo il Maggiore o san Jacopo fu uno dei dodici apostoli di Gesù e fratello di Giovanni apostolo. Dopo la decapitazione, secondo la Legenda Aurea, i suoi discepoli trafugarono il suo corpo e riuscirono a portarlo sulle coste della Galizia in Spagna.
In Piemonte, nella frazione Mondonio di Castelnuovo Don Bosco, in provincia di Asti, S. Giacomo viene festeggiato con processione solenne, durante la quale vengono pronunciate invocazioni tese a propiziarecondizioni favorevoli per il lavoro rurale.
LA FESTA DI SAN GIACOMO DI CASTELNUOVO DON BOSCO (AT) E' UN PATRIMONIO IN RETE
 
26 LUGLIO
La Festa di Sant'Anna di Jelsi (CB)
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Nel Molise, a  Jelsi, in provincia di Campobasso, Sant'Anna viene commemorata  attraverso la festa del Grano con una dedica di ringraziamento  speciale, riferita  allo scampato pericolo dal  terremoto del 1805. Il lavoro preparatorio, che  coinvolge l’intera comunità, inizia  dalla mietitura, momento in cui vengono selezionate le spighe migliori, che si trasformeranno in opere d’arte da portare in processione il giorno della festa , dove il carro più significativo è  quello dedicato alla Santa.  Per circa due secoli i contadini jelsesi hanno portato in sfilata carri votivi ricolmi di grano, denominati  "traglie", la cui  forma richiama una slitta munita di una stanga o trèglionë a cui aggiogare una coppia di buoi. In passato, i covoni venivano caricati su questo mezzo di trasporto  ed il carico, che assumeva una forma pressoché piramidale, veniva addobbato con trecce di grano e un quadro raffigurante Sant’Anna, che era messo in cima, incorniciato da lavori fatti in paglia, chiamati pëlommë. Oggi, insieme alle "traglie" sfilano numerosi carri che mostrano lavorazioni allegoriche realizzate tutte con il grano in una evoluzione di forme e contenuti rispetto all'offerta devozionale originaria.
LA FESTA DI SANT'ANNA DI JELSI (CB) E' UN PATRIMONIO IN RETE
 
FINE LUGLIO
La Madonna del pane di Novoli (LE) e Santa Maria Maddalena a Taggia (IM)
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Questo fine settimana è nuovamente caratterizzato dalle celebrazioni legate  ai riti di ringraziamento per l’abbondanza dei raccolti e dei  prodotti della terra.  Il pane è sempre stato un alimento fortemente simbolico, tanto da entrare a far parte di numerosi riti propiziatori o  taumaturgici, così come  
Novoli, in provincia di Lecce, si tiene la festa dedicata Madonna di Costantinopoli , la quale nel 1853 portò ufficialmente per la prima volta la denominazione "Maria Ss. del Pane" in seguito alla leggendaria apparizione della Vergine ad una popolana di nome Giovanna avvenuta un secolo prima .
Nel vasto panorama delle manifestazioni di questo periodo, caratterizzate prevalentemente  da eventi legati ai culti agrari,  si perpetuano consuetudini rituali diversificate, ma comunque risalenti a riti antichissimi,  mutuati dalla tradizione cristiana e in connubio con i ritmi della natura.
La festa "de Santa Maria Madarena du boscu", che si svolge a Taggia, in provincia di Imperia,  richiama l’alternanza delle stagioni ed il legame con la natura.
LA FESTE DELLA MADONNA DEL PANE E LA FESTA DE SANTA MARIA MADARENA DU BOSCU SONO PATRIMONI IN RETE

 
2° FINE SETTIMANA DI LUGLIO
La Festa delle Cove di Petritoli
 Petritoli Lorenzetti
Uno dei più importanti eventi dell’anno agrario nell’antica Europa era  il raccolto dei cereali ed in particolare del grano.  Risalente all’Età Neolitica, la coltivazione del frumento  ha letteralmente plasmato tutte le civiltà europee e mediterranee: la farina e il pane costituivano il sostentamento fondamentale  per le antiche popolazioni.
Ancora oggi sono numerose le feste in cui il raccolto ed il pane vengono celebrati.
Foto Marco Lorenzetti
LA FESTE DELLE COVE E' UN PATRIMONIO IN RETE
 
2 LUGLIO
Il Volo dell'Angelo
Volo dellAngelo
Questo periodo estivo è legato al  fluire ciclico degli eventi agrari dove  il tempo profano, segnato dalla maturazione del grano e dai   riti  di ringraziamento  per  il raccolto si sovrappone  al tempo sacro, contrassegnato dalle celebrazioni patronali  in onore dei  santi  o  della Vergine.
Nel sud Italia, in Campania ed  in Molise  sono numerose  le rappresentazioni sacre che vedono il coinvolgimento della figura dell’Angelo, impersonato da un bambino o una bambina, a seconda dei luoghi, legato ad una fune d’acciaio che scorre su carrucole  e che incontra  talvolta figure diaboliche, a simboleggiare lo scontro tra il bene ed il male.  L'angelo esalta le virtù della fede nell’elogio al santo o alla Vergineed esorta il popolo a combattere le insidie del male ed a rendere omaggio per le messi abbondanti.  Il significato antropologico della festa si materializza nella simbologia della figura del bambino-angelo, che vola al di sopra della gente, coraggiosamente intraprendente nonostante la tenera età. La lotta si placa mentre l’angelo trionfante  riprende il suo volo fino al campanile, acclamato dalla folla.
Vastogirardi, in provincia di Isernia, questa rappresentazione si svolge i primi due giorni del mese dedicati alla celebrazione della ricorrenza della Madonna delle Grazie mentre  nel terzo giorno viene onorato il patrono S. Nicola di Bari.
IL VOLO DELL'ANGELO DI VASTOGIRARDI (IS) E' UN PATRIMONIO IN RETE

SOLSTIZIO D'ESTATE
I Gigli di Nola
gigli-in-piazza
La Festa dei Gigli è una festa popolare  che si tiene  a Nola, in provincia di Napoli, in occasione della festività patronale dedicata a San Paolino. Con questo evento i nolani celebrano il ritorno di San Paolino Vescovo, vissuto nel V secolo, che si dedicò ai poveri  offrendo la sua libertà, come prigioniero dei Vandali in Africa nel sostituirsi al figlio di una povera vedova.
Qui riuscì, però, ad ottenere la stima del re e la liberazione di tutti i suoi concittadini. Al loro ritorno in patria la popolazione, accorsa per festeggiare i prigionieri liberati, li omaggiò di fiori e gigli colti nei campi lungo la strada.
I fiori nel tempo sono diventati otto obelischi di legno ed  i Nolani ripetono l'omaggio al loro santo patrono come segno di gratitudine ogni domenica successiva al 22 giugno. La festa rientra nella Rete delle grandi macchine a spalla italiane, dal 2013 inserita nel Patrimonio orale e immateriale dell'umanità dell'UNESCO.
I GIGLI DI NOLA (NA) SONO UN PATRIMONIO IN RETE

SOLSTIZIO D'ESTATE
La Festa di San Giovanni Battista
 comparatico
In questi giorni  il Sole è all’apice della sua luce. Per questo il Solstizio d’estate (dal latino  solstitium, da sistere, “fermarsi) è considerato sacro nelle tradizioni pagane precristiane, diffuse in tutta Europa.
A questo periodo  si collega la festa di San Giovanni Battista celebrata il 24 giugno, tradizionalmente indicato come giorno della sua nascita ed inserito nel calendario  delle manifestazioni  in suo onore realizzate in innumerevoli città e paesi , da Torino a Genova da Firenze a Ragusa,   dove viene venerato  come santo patrono.
Giovanni Battista è il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli, nell'iconografia più antica viene anche rappresentato in unione con rami e tronchi d'albero spezzati e rigermoglianti, come allegoria di una vita che periodicamente si rinnova.
Nel sud Italia e in molte regioni europee è diffuso l’atto propiziatorio dell’accensione dei falò nei campi la notte di San Giovanni. In particolare, in Sardegna, l'accensione si unisce al  rito del comparatico, dove la notte della vigilia le persone, stringendosi per mano, si promettono fedeltà nell’amicizia  per tutta la vita.
SAN GIOVANNI E IL RITO DEL COMPARATICO DEL COMUNE DI SEDICI (SS) SONO UN PATRIMONIO IN RETE
 
GIUGNO
Festa di Sant'Antonio e Tradizione delle Cente
Cente altavilla
La devozione nasce nel 1799 quando la popolazione si schierò con i giacobini della repubblica partenopea e piantò nella sua piazza l'Albero della Libertà. Un gruppo di sanfedisti si prese carico di punire la ribelle cittadina. Gli abitanti ricorsero all'aiuto del Santo, la cui statua fu vestita in modo goffo e collocata in mezzo alla piazza. Tale vista provocò le risa del capo sanfedista che sparò. Il suo cannone si spezzò in tredici parti (numero del Santo), ancora oggi conservati. I presenti gridarono al miracolo: da allora ogni 13 giugno la statua entra in tutte le case del capoluogo dove per riceverlo si preparano tavolini con tovaglie di pizzo e cestini di fiori. La giornata inizia all’alba quando dalle varie contrade partono i fedeli con le "cente" (in genere tredici), ex voto a forma di barche di cera portate a spalla dai devoti.
LA FESTA DI SANT'ANTONIO E LA TRADIZIONE DELLE CENTE SONO UN PATRIMONIO CULTURALE IN RETE
 
GIUGNO
Il Corpus Domini

Infiorata

Si celebra in questo mese di giugno la solennità del Corpus Domini (espressione latina che significa Corpo del Signore), più propriamente chiamata solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, e nel calendario liturgico, prevista  il giovedì della II settimana dopo la Pentecoste , festività mobile che cade il cinquantesimo giorno dopo Pasqua. Durante la festa  si porta in processione, racchiusa in un ostensorio sottostante un baldacchino, un'ostia consacrata  esposta alla pubblica adorazione.
In  nacque in Belgionel 1246 come festa della diocesi di Liegi, in particolare grazie alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne la quale. vide durante un'estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra: da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del SS. Sacramento. Venne ufficialmente istituita però  l'8 settembre 1264 da papa Urbano IV con la Bolla Transiturus de hoc mundo in seguito al miracolo di Bolsena, in provincia di Viterbo, dove,  mentre un sacerdote stava celebrando la messa, al momento della consacrazione l'ostia avrebbe sanguinato. I paramenti sacerdotali vennero tuttavia fatti trasportare dal Papa ad Orvieto, dove risiedeva. Sempre secondo tradizione, durante il trasporto delle reliquie da Bolsena ad Orvieto, gli abitanti dei paesi in cui passava la processione pensarono di rendere omaggio al Corpus Domini gettando petali di fiori sulle strade.
In molte regioni italiane vengono realizzate in quest’occasione le Infiorate,  tappeti  naturali costituito da petali di fiori. I Piemonte, in provincia di Cuneo, una tradizione religiosa antichissima trova la sua realizzazione nella suggestiva processione sotto un cielo di ghirlande di maggiociondolo e bosso. Una  presenza di fiori a ornamento delle strade  che potrebbe testimoniare anche  la sopravvivenza di arcaici riti con fiori ed erbe a difesa dalle influenze malefiche.
Alcune tradizioni, vogliono che i petali utilizzati per la realizzazione delle opere floreali, debbano essere freschi e raccolti all'albeggiare e molto famose sono le Infiorate realizzata in Umbria, in provincia di Perugia e nel Lazio in provincia di Roma.  In Toscana, in  provincia di Lucca, è tradizione realizzare i tappeti di segatura colorata , invece che con i fiori.
Nel Molise viene celebrato il  "Festival dei Misteri", risalente ad inizio ‘700, in cui  tredici carri  creati nel 1748 da Paolo Saverio Di Zinno, celebre artista campobassano, vengono trasportati a spalla lungo le principali vie del centro del capoluogo molisano. Ogni struttura rappresenta e celebra un "mistero" della Bibbia o un santo, dove bambini, anziani ed adulti sono ancorati a delle strutture d’acciaio e di legno rivestite in modo tale da dare l’impressione che gli angeli, i santi e i demoni aleggino realmente nell’aria.
In Puglia, in provincia di Foggia, è tradizione allestire, lungo il tragitto della processione, alcuni altarini detti "tusèlle",dove viene esposto il Sacramento per qualche minuto. I "tusèlle" sono realizzati interamente a mano dalla gente del quartiere, che per l'occasione offre   le coperte più belle, utilizzate per abbellire l'altarino e il percorso della processione, stendendole sui balconi.
In Sicilia, il giovedì successivo al Corpus Domini è chiamato “U jiuovi di’ mastri” (il giovedì dei mastri di mestiere). In quel giorno, dalla mattina alle sei a sera, una decina di giovani esperti nel suono del tamburo, girano per le vie principali del paese , una “tammurinata, detta  “a tuccata di lupi du jiovi di’ mastri”.  La tradizione risalirebbe a tempi molto antichi, quando nei boschi della zona  vivevano  branchi di lupi, che spinti dalla fame insidiavano gli ovili facendo strage  di pecore. I cacciatori, per scacciarli, solevano munirsi di grossi tamburi che percossi a ritmo continuo spaventavano i predatori. Il modo di suonare i tamburi si chiamava appunto, 'A Tuccata di Lupi' 

PENTECOSTE
Riti e Feste


Abruzzo San Zopito
Il termine Pentecoste, derivante dal greco ebraico, si riferisce alla festa, conosciuta nell'Antico Testamento come "festa della mietitura e delle primizie, che commemorava il dono della Legge a Mosè sul monte Sinai ed in occasione della quale l’offerta sacrificale consisteva in due forme di pane lievitato, prodotto con  farina di grano nuovo.  Si tratta  una  festa mobile, nel senso che la sua data dipende dalla data della Pasqua e  cade il cinquantesimo giorno  dopo il sabato di Pasqua
Nella tradizione cristiana èdetta anche Festa dello Spirito Santo e conclude le festività del tempo pasquale. Ancora nel XIX secolo esisteva in Italia l'uso di far piovere dall'alto sui fedeli, durante la messa di Pentecoste, dei petali di rose rosse, per evocare la discesa dello Spirito Santo. Per questo la festività prese il nome anche di "Pasqua rosata", che conserva tuttora in alcune zone del centro e del sud dell'Italia  o di Pascha rosatum.
In Abruzzo, nell’area marsicana, si realizza la festa dello Spiritisante re, una tradizione plurisecolare, risalente probabilmente all’anno mille e nata ad opera dei frati benedettini, per la quale  sette Signori o Compari dello Spirito Santo in carica , membri di una confraternita laica sin dalla sera dell’Epifania  scelgono il Signore nuovo che si farà carico della festa per l'anno corrente.  Il Signore commissiona la cunetta (piccolo tabernacolo di legno) dove sarà collocato il Crocifisso.    La domenica che precede l'evento i Compari addobbano la casa del Signore con gli usci (rami di bosso) e luminarie, percorrono le vie principali del paese accompagnati dalle ciaramelle (zampogne) per consentire a tutto il paese il bacio del Crocifisso.
Nel pescarese, per la Festa  di San Zopito, che si tiene il lunedì di Pentecoste in onore del santo patrono la tradizione vuole che un imponente bue bianco, simbolo di forza straordinaria e di estremo valore nel contesto socioeconomico agro-pastorale,  venga  bardato a festa, con le corna adorne di fiori e nastri e il dorso ammantato con una gualdrappa di seta rossa su cui siede un bambino  con ali d’argento, ornamenti dorati ed un garofano rosso in bocca. Il bue viene condotto  ad inginocchiarsi sulla soglia dell’edificio religioso, nel passato dagli escrementi depositati venivano tratti auspici sull’andamento della stagione agricola.  Le origini della festa risalirebbero ad un bove, il quale, incurante del pungolo del proprietario, si sarebbe inginocchiato al passaggio della statua del santo trasportata a Loreto.
Nelle Marche, tra i riti che precedono l’inizio del mese di giugno si colloca la rievocazione della Sciò la Pica, la quale si rifà all’antica tradizione picena della Ver Sacrum (primavera sacra), che risale circa al V secolo a.C. secondo la quale, la popolazione sabina, in seguito ad un anno di carestia, avrebbe dovuto offrire agli dei tutto ciò che fosse nato nella primavera successiva, inclusi i propri figli. L'unico espediente per evitare sacrifici umani agli dei era quello di offrire loro i frutti della terra e l'esilio della popolazione, in particolare dei componenti più giovani. La storia narra inoltre che i Sabini arrivarono nel territorio, rappresentato ora dalla provincia di Ascoli Piceno, nel V secolo a.C. seguendo il volo di un picchio (pica), uccello sacro a Marte, che era solito posare sugli stendardi quando si partiva per lunghi viaggi. Il nome sciò la pica (scacciare il picchio), deriva dal fatto che la popolazione usava disturbare l'uccello così che esso non si fermasse e continuasse a fare loro strada. Quando il picchio trovò sul  territorio delle bacche rosse (i frutti di una pianta chiamata "robbia") di cui era golosissimo e lì  la popolazione decise di stabilirsi. 
Nella Foto la Festa di San Zopito

MAGGIO
Le Rogazioni


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Dalla fine di aprile ed estendendosi a tutto il mese di maggio sino  all’Ascensione, si tengono le rogazioni, preghiere, atti di penitenza e processioni propiziatorie sulla buona riuscita delle seminagioni, che la la liturgia suddivide  in maggiori e minori. Il termine deriva dal latino rogatio, usato nell' antica Roma per indicare una proposta di legge nata dal popolo, ma anche per definire una richiesta o preghiera.
Le rogazioni maggiori si rifanno a una celebrazione pre-cristiana, le Ambarvalia. I riti dell'Ambarvalia erano processioni fatte allo scopo di propiziare il buon esito dell'annata agraria.. Tale celebrazione fu trasformata in rito cristiano da papa Liberio nel III° sec. d. C. La celebrazione restò ancora  radicata per un certo periodo  nella popolazione con rito pagano: emblematico,  ancora alla fine del secolo,  fu il martirio di alcuni  predicatori nel Trentino,  che tentarono di dissuadere i popolani dal praticare l'antico culto.
Le rogazioni minori si tengono nei tre giorni precedenti la festa dell'Ascensione e risalirebbero  ad un evento accaduto nella Gallia Lugdunense (dall’antico nome della capitale Lugdunum, oggi Lione, in Francia) nel 4° sec. d.C. in seguito a varie calamità naturali ed  un terremoto. Il vescovo locale chiese ai suoi fedeli di avviare un periodo  di preghiera e di digiuno e stabilì di celebrare solenni e pubbliche processioni . Nella città di Roma il rito fu introdotto da papa Leone III, nell'anno 816; ben presto l'uso fu esteso a tutta la cristianità.
Da quel momento in poi, le rogazioni divennero una pratica diffusa , con le stesse finalità penitenziali, allo scopo di chiedere la protezione divina sul lavoro dei campi, sia per tenere lontane le calamità naturali che potessero nuocere alle colture (ghiacciate invernali, alluvioni, siccità), sia per garantire un raccolto sufficiente a sfamare le famiglie. A fianco del rito, si sviluppò nelle campagne una tradizione  per la quale i contadini fabbricavano delle croci con i rami potati delle culture che venivano adornate con rametti d'olivo pasquale benedetto. Poi venivano piantate nei campi per proteggerli dalle calamità naturali.
Meta delle rogazioni, fino alla metà del XX° secolo ed in alcune zone ancora oggi, sono i capitelli votivi o edicole,  utilizzati talvolta anche come ex-voto. Si tratta di  strutture  architettoniche di piccole dimensioni , in pietra o mattoni a forma di casetta, solitamente affrescate  con l’immagine dell’oggetto di culto, di un Santo o della Vergine.
Il luogo dove sorgevano aveva una caratteristica particolare: erano usualmente costruite su percorsi molto battuti o nei punti di biforcazione di una strada. Questi luoghi erano spesso collegati a leggende della tradizione orale, a volte con riferimenti a culti precristiani. Risulta infatti che molte di queste costruzioni , soprattutto in Lombardia, nell’area della Valcamonica e Valtellina,  sorgano al di sopra di rocce con incisioni, quindi indirettamente legati a luoghi sacri preistorici. 

MAGGIO
Il Culto Mariano


Culto-Mariano maggio
Maggio è un mese gradito  per diversi aspetti. La primavera avanza con fioriture abbondanti e  multicolori. Per definizione maggio è anche il mese più profondamente dedicato ai culti mariani, che si sovrappongono ai  culti agresti della fertilità, caratterizzati dalla  raccolta di frasche e corone di fiori.
Tra i fiori è  soprattutto la rosa, che abbonda in fioriture durante questo mese, ad essere prescelta. Proprio Bernardo di Chiaravalle, una delle figure più significative del Misticismo medievale e restauratore del culto di Maria, dovette suggerire a Dante l’immagine della rosa che la teologia associa alla Madonna, come indice di purezza.   
Se  in tempi antichi il mese di Maggio era visto come periodo dell’anno dedicato ai riti dell’amore e della fecondità, l’inizio del culto pubblico alla Vergine , alla quale vengono dirette gli omaggi floreali,    inizia già nel 400 d.C. ma è  con la Controriforma ed il Concilio di Trento del XVI° secolo, che si diffonde capillarmente  la  devozione alla Vergine,  con lo scopo di arginare la diffusione del protestantesimo e contenere gli   aspri conflitti e le forti tensioni sociali e religiose .
In Campania, in modo particolare, si  rivelano  le  origini arcaiche, pagane e pre-Cristiane del culto.  La devozione è vissuta in modo intenso e  collettivo ed  include  canti e danze, pratiche di penitenza, con un  linguaggio simbolico che unisce l’estasi mistica ed il rapporto con la terra, la drammaticità del quotidiano e il timore  del mondo ultraterreno.
 Il culto delle "sette Madonne" ha origini antichissime ed è riconducibile a quello delle "Sibille,  profetesse leggendarie, collocate in diversi luoghi del bacino del Mediterraneo: Italia (Cuma), Africa, Grecia (Delfi), Asia Minore. La loro rappresentazione iconografica in posizione "seduta" è la trasposizione cristiana del culto pagano di Demetra, la madre terra, figlia di Crono e di Rea, quindi sorella di Zeus; dea delle messi, in genere legata all'agricoltura, e che veniva appunto raffigurata in questo atteggiamento, ripreso anche da Michelangelo negi affreschi della Cappella Sistina. Tutti gli elementi culturali pre-cristiani, sono stati accolti e trasferiti nella nuova religione esaltando e modellando proprio tutte le componenti mitologiche e rituali della cultura contadina. Le feste dedicate alle sette madonne si svolgono in un arco di tempo che va da febbraio a settembre. ma è soprattutto nel periodo primaverile che si trovano più numerose le feste dedicate alle madonne campane.

13 MAGGIO
San Liberatore


San-Liberatore
Nel Molise, a  Civitacampomarano, in provincia di Campobasso, il 13 maggio si celebra la Festa di S. Liberatore, vescovo e martire, venerato in diverse località anche della Campania. Identificato con il vescovo, anche denominato Eleuterio, di probabili origini illiriche , parte occidentale della penisola balcanica, verso la costa orientale del Mare Adriatico. Predicatore nell’antica Apulia, tornato a vivere a Roma, dove risiedeva la madre vedova del console Eugenio, venne  sottoposto a giudizio e condannato a morte dall’imperatore Adriano
E’ tradizione  portare per le strade del paese in processione 13 statue  raffiguranti tutti i santi presenti nelle chiese locali. La processione si snoda  per le strade del paese, giungendo infine alla piazza centrale, dove  avviene la tradizionale benedizione degli animali
Il mese di maggio , in tempi antichi  visto come periodo dell’anno dedicato ai riti dell’amore e della fecondità, viene in larga parte dedicato al culto mariano come sovrapposizione  cristiana alle reminiscenze pagane.
LA FESTA DI SAN LIBERATORE E' UN PATRIMONIO CULTURALE IN RETE

30 APRILE E 1 MAGGIO
I Riti del maggio
  
Cocullo-Serpari
I celebri studiosi  di etno-antropologia fanno risalire   l'origine dei culti arborei diffusi in tutta Europa nel periodo dell’equinozio di primavera  a tempi antichissimi.
In diversi Paesi è conservata l’usanza di eleggere il Re e la Regina di Maggio, a rappresentare l’unione cosmica tra Cielo e Terra. In Italia ancora oggi molte sono le feste, celebrate con  canti e poesie, dedicate al Maggio, durante le quali  l’albero rituale viene collocato nell’area più frequentata dalla comunità, in alcuni casi nella versione di  albero   della  cuccagna, simbolo  di abbondanza.
In Piemonte, a Bajo Dora (TO),  viene riproposta la tradizione del Piantar ël macc” (Piantare il maggio), in occasione della quale,  nelle serate del 30 aprile e 1° maggio si rinnova la tradizione  della “Festa del canto spontaneo: A gnir cantar cun gnét suta la piënta”  (Venite a cantare con noi sotto l’albero).
Tuttavia non solo il simbolo arboreo caratterizza la celebrazione del risveglio della natura.
A Cocullo (AQ) il 1° maggio, si rinnova ogni anno la processione dei “serpari” in onore del patrono San Domenico Abate

SETTIMANA SANTA
Le Passioni nel Sud Italia e nelle Isole
passione iglesias
In  Abruzzo, a Sulmona (AQ), il rito organizzato dalla confraternita di S. Maria di Loreto (i lauretani)  è chiamato Madonna che Scappa in Piazza.
In Campania, a Sarno la tradizione risale al 1200 e prevede la partecipazione, in numero da 3 a 9, con evidente richiamo alla Trinità, dei Paputi (dal latino pappus, vecchio), figure incappucciate che ricordano la morte al peccato.
In Puglia, a Taranto,  le processioni sono accompagnate dalle  troccole e dalle pesàre.
In Calabria si tengono le  “affruntate”in Sicilia, a Caltanissetta, la statua del Cristo benedicente è posta su una barca, come allegoria al "pescatore di anime”  e realizzata con numerosi fiori, omaggio della civiltà contadina. 
Piana degli Albanesi, a sud di Palermo, la Pasqua viene celebrata con il rito bizantino.
In Sardegna i riti cristiani  portati nell'isola dalla cultura spagnola si mescolano alle antichissime tradizioni campidanesi, logudoresi e barbaricine, come l’esposizione dei vasi di “su nenniri , germogli di grano fatti crescere al buio, simulacri di riti  dedicati al dio fenicio Adone e intesi come simbolo di morte  e rinascita...
Trovi le news del calendario rituale in home page su reteitalianaculturapopolare.org. Per ogni rito sono disponibili schede di approfondimento in Archivio Partecipato.
LA GIUDAICA DI LAINO BORDO (CS) E' PATRIMONIO CULTURALE IN RETE

SETTIMANA SANTA
Le Passioni nel Nord e Centro Italia
Sordevolo piccola
I riti della Settimana Santa sono celebrati in tutta Italia con profonda partecipazione  da parte  della comunità dei fedeli ed alla liturgia ufficiale si affiancano manifestazioni di pietà popolare caratterizzate  da canti  e raffigurazioni sceniche della Passione di Gesù.
Vercelli, il  Venerdì Santo ha luogo la "Processione serale delle Macchine", in alcune zone della Liguria le processioni del Venerdì Santo sono caratterizzate dal Crocefisso rivolto verso la coda del corteo.
In  Toscana troviamo  la Giudeata di Radicofani (SI), nelle cittadine di Cannara e di Bastia Umbra (PG)  il giorno di Pasqua la Resurrezione viene rappresentata attraverso la cerimonia dell'Inchinata o Rinchinata.  Nel Lazio,Tarquinia, il giorno di Pasqua è caratterizzato dalla particolare processione del Cristo risorto.
A  Mantova si celebra l'Ostensione dei Sacri Vasi  e a Firenze lo  Scoppio del Carro.
In Piemonte a Sordevolo (BI)  la Passione si rinnova da oltre due secoli,   in forma di antico teatro popolare,  che vede la partecipazione attiva dell'intera comunità e con cadenza quinquennale. 
Il Comune di Sordevolo aderisce, con il rito della passione di Cristo, al progetto sui Patrimoni culturali  e calendario rituale della Rete Italiana di Cultura Popolare.  La prossima edizione si terrà nel 2015.
LA PASSIONE DI SORDEVOLO (BI) E' PATRIMONIO CULTURALE IN RETE

SETTIMANA SANTA
Le confraternite ed i canti di devozione popolare
thumb battenti
La Settimana Santa  è il periodo durante il quale il Cristianesimo celebra gli eventi correlati agli ultimi giorni di Gesù, comprendenti in particolare la sua passione, morte e resurrezione, celebrate con manifestazioni rituali  affidate  frequentemente alle locali Confraternite.
Queste associazioni, che conobbero una prima massiccia diffusione durante il medioevo grazie anche  all’azione  degli ordini mendicanti  e con funzione avversativa alla dottrina protestante, nacquero in forma laicale. Le loro  attività erano caratterizzate dall'esercizio di opere spirituali, consentendo talvolta anche la partecipazione delle  donne  e dove le vocazioni caritative venivano contraddistinte  dal colore degli abiti: Celestini, Verdi, Neri, Rossi, Bigi, Bianchi. Nel Seicento si consolidò la funzione sociale delle confraternite, che ad inizio Ottocento vennero in larga parte soppresse dagli editti napoleonici, reiniziando la loro attività solo dopo il 1820.
In alcuni casi, per una partecipazione più coinvolgente ai rituali, gli aderenti alle confraternite si affidano  all’esempio dei  numerosi movimenti mistici quali i  battenti ed i disciplinati, nell’aggiungere  alla preghiera ed alla beneficenza la mortificazione fisica, flagellandosi durante le pubbliche manifestazioni  ad espiazione dei peccati commessi, in ricordo delle mortificazioni patite dal Cristo sofferente.  
 
PASQUA
L’uovo: simbologia e riti
 
 
Cantè-jeuvLa Pasqua deriva il proprio nome dal termine ebraico pesach (passare oltre) con riferimento al racconto biblico della decima piaga, nella quale Dio  vide il sangue dell'agnello sulle porte delle case di Israele e "passò oltre", punendo con la morte  solo i primogeniti maschi degli egiziani . La Pasqua cristiana  celebra la risurrezione di Gesùche, secondo le Sacre Scritture, è avvenuta nel terzo giorno successivo alla sua morte in croce e la data della celebrazione è variabile di anno in anno in base  ai cicli lunari.
Se anche  il Cristianesimo individua  nell'uovo un simbolo della vita, rielaborandolo nella prospettiva del Cristo risorto, l’uovo  ha presentato  tratti simbolici sin dai tempi antichi:  alcune credenze pagane e mitologiche del passato  consideravano che il cielo e la terra fossero  due emisferi che andavano a creare un unico uovo, mentre gli antichi Egizi consideravano l'uovo come il fulcro dei quattro elementi dell'universo (acqua, aria, terra e fuoco), così come  gli antichi contadini romani sotterravano nei campi un uovo colorato di rosso, come simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto.
Dall’India alla Polinesia, dall’Iran  alla Grecia,  dalla Finlandia alla Russia, fino ad arrivare a Canelli, in Provincia di Asti, che è entrata in Rete con il “Cantè j’euv” (cantar le uova). Il Cantè j'euv è una tradizione tipica delle terre del basso Piemonte, che ha luogo in coincidenza con la quaresima e i primi giorni di primavera:  gruppi di cantori spontanei,  accompagnati  sovente da suonatori di fisarmonica e clarinetto, vanno nottetempo per  le colline a “cantar le uova” portando la buonasera ai contadini e chiedendo un po' di uova e un bicchier di vino. 
IL CANTE' J'EUV  E' PATRIMONIO CULTURALE IN RETE
 
QUARESIMA
Riti Popolari della Quaresima
  
Riti-quaresima
La quaresima è  il periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione della Pasqua: secondo il rito romano inizia il mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì Santo. Sono pratiche tipiche della quaresima il digiuno  e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. È un cammino di preparazione per celebrare la Pasqua, che è il culmine delle festività cristiane e ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero.
La Quaresima viene genericamente  raffigurata con il  fantoccio di una megera, detto “la Vecchia”, ornato di collane di frutta secca ed esposto in piazza, oppure trasportato da un carro nelle vie della città e che ha  ispiranto  sin dal medioevo versi poetici. In molti casi a questi fantocci viene appiccato il fuoco, come elimininazione metaforica della  povertà o come atto purificatorio  e propiziatorio per i buoni raccolti della nuova stagione
Nella foto la Segavecchia di Forlimpopoli (FC)

EQUINOZIO DI PRIMAVERA
Festa di San Giuseppe - Civitacampomarano (CB)
San-Giuseppe Civitacampomarano
A Civitacampomarano, in Molise, nella provincia di Campobasso, è d’uso accendere un falò la sera che precede la festa di S. Giuseppe. Questi fuochi vengono accesi nei vari quartieri del Borgo la sera del 18 marzo. Anche in questo caso i falò avrebbero un collegamento con antichi riti di purificazione mediante i quali, in questo passaggio stagionale, si bruciava il “vecchio” come atto propiziatorio per i raccolti futuri.
Il 19 marzo le famiglie che intendono assolvere un voto o esprimere una particolare devozione al santo allestiscono presso le case, le “Tavole di S. giuseppe” sul quale vengono poste paste, legumi, verdure, pesce, baccalà, dolci, frutta, vino.
LA FESTA DI SAN GIUSEPPE E' PATRIMONIO CULTURALE IN RETE

INIZIO MARZO
L'Orso di Segale - Valdieri (CN)
Valdieri Orso-albero
Con le mani e il volto scuri di nerofumo, l’Orso esce allo scoperto controllato da un domatore e da due aiutanti. La compagnia carnevalesca è completata da un gruppo di frati chiassosi e da un prete che declama a gran voce le Epistule, I litigaire d’Entraighe ( I litigiosi entracquesi), i scarsabraset ‘d zartet (I braghe rotte di Desertetto); i grusier ‘d Blangier (i grossolani di Sant’Anna)…scherzose prese in giro rivolte agli abitanti dei paesi e delle frazioni dei dintorni e delle valli vicine. L’Orso, intanto, si aggira per le strade del paese, cercando cibo e facendo scherzi e mattane.
Ogni anno, durante il periodo di carnevale, l’Orso di Segale torna a correre per le vie di Valdieri. Spaventa i bambini, fugge dai domatori, importuna le donne, evita l’acquasanta dei frati esorcisti: il suo risveglio dal letargo comunica alla gente che la cattiva stagione sta per finire. Poco alla volta il canto degli uccelli romperà il lungo e freddo silenzio invernale, i colori della terra si sostituiranno al bianco della neve, il giorno tornerà a prevalere sulla notte, la ragione a riaffermarsi sull’irrazionalità.
L'ORSO DI SEGALE E' PATRIMONIO CULTURALE IN RETE

FINE FEBBRAIO
A te Pumba mè – Alfedena (AQ)
 A-te-pumba
Le statuette della dea Madre Terra ritrovate nelle tombe del periodo Neolitico, testimoniano come sin dalla preistoria l’uomo si sia attivato  nella ricerca di un mondo metafisico ,  che va oltre il materiale e il quotidiano: il ciclo delle stagioni, la  quiescenza autunnale della terra  e la rinascita  primaverile hanno dato lo stimolo   a ricercare la continuità dell’esistenza oltre la morte.
La  madre Terra è stata  quindi simboleggiata plasmando  dall’argilla figure femminili  dalle proporzioni alterate con attributi sessuali molto pronunciati con un significato simbolico connesso alla fertilità.
I  rituali della  società contadina e pastorale  strettamente legati agli elementi della terra e della vita dei campi  in molti casi sono stati poi  riadattati  dando vita a tradizioni e culti cristiani di grande suggestione.
E’ giunta invece pressochè inalterata sino ai nostri giorni l’antichissima usanza popolare abruzzese di origine pagana   che si svolge ad Alfedena, in provincia dell’Aquila, risalente all’epoca dei Sanniti e dedicata alla divinità italica della campagna Pomona, protettrice degli alberi da frutto e della loro cura, esperta nell’ arte della potatura e degli insetti degli alberi, il cui culto localmente è attestato da una lapide rinvenuta sul Monte Caricio.
La dea e’ rappresentata con delle mele nelle mani e con cesti di frutta e fiori o una cornucopia a significare l’ abbondanza. Il rito antico, oggi, si rinnova spontaneamente  l’ultimo giorno di febbraio con gruppi di ragazzi che percorrono le vie del paese rumoreggiando con campanacci e corni per scacciare l’ inverno ed invocare la primavera e ovviamente l’ abbondanza ripetendo in maniera ossessiva " A te Pumba mè ecco Marz mo se nè vè, è venuto e Febbraio se nè iut.." La preparazione del rito consiste in  un carro addobbato con drappi verdi e ghirlande di fiori e frutta trainato un tempo da animali oggi con mezzi meccanici moderni.
In occasione della festa vengono preparate Ru pezzelocchere, realizzate utilizzando la pasta del pane   con l'aggiunta di zucchero, uova, buccia di limone e semi di anice. Nel passato in alcune località le donne  che panificavano utilizzando il forno comune , per distinguere il loro dolce da quello di altre, imprimevano nella pasta il segno della chiave di casa.
A TE PUMBA ME'  E' PATRIMONIO CULTURALE IN RETE

CARNEVALE
Le 'nzammaruchele - Biccari (FG)
nzammaruchele calendario copia
Le “'nzammaruchèle”, canti sull’altalena, rappresentavano veri e propri rituali di corteggiamento in musica, tipiche del subappenino dauno. Le ‘nzammaruchele di Biccari (Fg) sono patrimonio della Rete Italiana di Cultura Popolare ed inserite nell’Archivio sonoro della Puglia. Le voci delle nzammaruchèle
di Biccari come Testimoni di Cultura Popolare® individuate sono state Costantina Petrucelli (classe 1934), Agnese Checchia (classe 1946), Maria Donata Caterino (classe 1934), Quirico Caterino (classe 1940). Si tratta di canzoni in ottava rima alternata, il primo verso con il terzo, ed il secondo con il quarto e così via. La caratteristica principale è la forma dialettale, tramandata oralmente da un generazione all’altra. Il tema delle canzoni è l’amore, declinato nei suoi vari aspetti , che si trasforma in odio, in sdegno quando non viene corrisposto. Esistono quindi canzoni d’amore, di sdegno e di lagnanza. Il canto veniva eseguito sull’altalena, nel periodo di Carnevale. L'altalena era formata da un pezzo di legno (à léun) che fungeva da sedile, collocato su una corda spessa (zoca) , legata all'interno della casa o all'architrave sull'uscio della porta d'ingresso. In passato i partecipanti al gioco erano due
donne, raramente due uomini e ancor più di rado un uomo ed una donna. Essi sedevano spalla a spalla e si davano la spinta col piede sinistro, intonando a turno il medesimo verso che la seconda voce riprendeva con piccole variazioni melodiche. Nelle case in cui si cantava si riunivano amici e parenti, spesso i padroni di casa invitavano di proposito i soggetti più dotati vocalmente e che meglio ricordavano i testi, offrendo ospitalità ed organizzando pranzi e balli. Per i giovani di quel tempo le ‘nzamarruchèle rappresentavano un momento di evasione dalla società patriarcale, l’unico mezzo attraverso il quale comunicare sentimenti e passioni . Riscoprire quelle tradizioni e diffonderle oggi significa promuovere il territorio, con la sua cultura e la sua gente.
LE 'NZAMMARUCHE'LE SONO PATRIMONIO CULTURALE IN RETE

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