sabato 12 novembre 2016

La Chiesa, la santeria e la salus animarum

Reportage da Cuba

La Chiesa, la santería e la salus animarum

di Davide Malacaria


Sono tanti i santeros a Cuba. Tanti e difficilmente quantificabili, anche perché pochi sono i santeros veri e propri, ché per lo più questa religiosità popolare, che può anche sfociare nel magico e nello spiritismo, dà vita a un sincretismo con il cristianesimo diverso da persona a persona. La santería è arrivata su queste sponde dall’Africa, dalla Nigeria precisamente, insieme agli schiavi. Qui, questa religione, che rappresenta un legame con le radici africane e, insieme, uno spazio di libertà nei confronti della fede degli schiavisti cristiani, prende una forma particolare. Impossibilitati a praticare il culto pubblico, i santeros identificano le loro divinità con i santi cristiani. Così Oshun, divinità delle acque e dell’amore, diventa la Virgen de la Caridad del Cobre, patrona di Cuba, Yemayà la Virgen de la Regla, patrona dell’Avana e così via. Per questo i santeros frequentano le chiese e fanno atti devozionali come tutti i cristiani, ma, invece di pregare il santo cattolico, vanno ad adorarvi il loro dio. Una pratica che avrebbe potuto dar vita a una crociata volta a riaffermare una propria idea di purezza della fede. Invece la Chiesa cubana ha affrontato questo problema con tutt’altro approccio. Un approccio che ha a che vedere con la suprema legge della Chiesa: la salus animarum. «Problema difficile quello della santería», spiega monsignor Carlos Manuel de Céspedes, «perché questo intreccio tra devozione religiosa e spiritismo non è affatto una questione di logica. Così, anche il rapporto con queste persone non deve discendere da una logica. La santería non è un’istituzione: ogni santero ha una propria religiosità in cui gli elementi cristiani a volte sono preponderanti, se non decisivi. Così l’approccio deve essere valutato caso per caso, all’interno di un rapporto personale».


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Alla Virgen de la Regla i santeros sono di casa. Padre Mariano Arroyo Marino, parroco del santuario, non è per nulla disturbato dalla folla di santeros che si accalca nella chiesa. Pacato, ci guida all’interno e indica le statue dei santi che ne abbelliscono le pareti. «La fede della gente qui è tutta visiva», dice. «Per questo le statue sono così importanti... A ogni statua ho messo in calce una breve nota sul santo: una sorta di piccola catechesi a beneficio di tutti, santeros compresi». In fondo alla chiesa, in una navata laterale, padre Mariano ha piazzato una copia della statua della Virgen de la Regla. In questo modo i santeros possono renderle onore senza disturbare la messa. Accanto alla copia della statua, poco più in là, il sacerdote ha posto l’immagine della Madonna Addolorata – che pare sia molto venerata dai santeros – a costituire una sorta di tappa di un percorso ideale che conduce al Santissimo, in fondo alla navata laterale. Insomma, una specie di pellegrinaggio che dovrebbe portare i santeros a Gesù. Ma non c’è nessuna presunzione in questa piccola catechesi visiva. Tutto è affidato al cuore del singolo. Meglio, al Signore. Padre Mariano spiega che ci sono tanti tipi di santeros; tra questi molti, di fatto, sono cristiani. «Qui vengono in moltitudine alle messe dei defunti. Secondo una mia personale statistica, elaborata sulla gente che partecipa a queste funzioni, per il 20% si tratta di santeros, un altro 20% è costituito da santeros con caratteristiche cattoliche, mentre il resto dei partecipanti non si identificano con nessuna religione particolare, anche se hanno una loro propria religiosità. Di questo 60% solo una piccola parte è cattolica». E racconta che i santeros battezzano i propri figli. Anzi, per poter partecipare a certi riti importanti, i santeros devono essere battezzati. Le vie del Signore sono davvero infinite. A quanto pare la Chiesa cubana cerca solo di lasciarle aperte tutte... «Non facciamo altro che seguire quello che la Chiesa ha sempre fatto», chiosa monsignor García Hernández, presidente della Conferenza Episcopale Cubana: «Zaccaria officia nel Tempio a settembre e, dopo sei mesi, dice l’evangelista, c’è l’Annunciazione; quindi, passati altri nove mesi, a dicembre, c’è il Natale del Signore. Eppure si dice anche che la Chiesa fece sua la festa del Sole Invitto, propria del culto pagano...». No, nessuna crociata, ma solo un abbraccio misericordioso.

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Tomás de Torquemada

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