domenica 18 settembre 2016

Massimo Introvigne, vede l'opera di Bosch in chiave gnostico catara




HIERONYMUS BOSCH, ULTIMO CATARO?
di Massimo Introvigne (da Avvenire, 30.4.1997)

Tra le tante controversie che agitano le riviste culturali americane e le lunghe notti dei gruppi di discussione su Internet una delle più interessanti riguarda il pittore olandese Hieronymus Bosch (1450-1516). Questo artista ha sempre affascinato non soltanto i critici d’arte ma anche il grande pubblico. Le centinaia di personaggi che affollano ogni suo quadro - diavoli, civette, scimmie, topi mostruosi e pesci fantastici, accanto ai grandi personaggi della storia sacra a cui sono consacrati i suoi dipinti principali - fanno pensare a un surrealista ante litteram o a un Salvador Dalì nato per caso agli albori dell’epoca moderna. Lynda Harris, una specialista di Londra che ha dedicato quindici anni di studi al pittore, propone nel suo The Secret Heresy of Hieronymus Bosch[1] un ritratto più inquietante del pittore olandese. Non era un cattolico, anche se fingeva di esserlo e partecipava attivamente alla vita della pia Confraternita di Nostra Signora. Era uno gnostico, legato alle ultime sopravvivenze dell’eresia catara che cercava di preservare, in un linguaggio cifrato, nella sua pittura e di trasmettere così ai posteri. Quando l’ultimo cataro fosse scomparso dall’Europa - sostiene Lynda Harris - i quadri di Bosch ne avrebbero conservato e trasmesso le dottrine a chi avesse avuto orecchie per intendere e soprattutto occhi per vedere. Il libro di Lynda Harris è distribuito in America dalla casa editrice della Società Antroposofica, e pubblicazioni neo-gnostiche come Gnosis lo salutano con entusiasmo in quanto permetterebbe di inserire anche Hieronymus Bosch nella galleria dei grandi antenati della moderna rinascita gnostica [2].
Niente affatto, rispondono i critici di Lynda Harris. Certo, i quadri di Hieronymus Bosch sono pervasi da un pessimismo cupo e da un notevole anticlericalismo. 

Il trittico della Tentazione di Sant’Antonio (pannello di sinistra – pannello centrale – pannello di destra), conservato a Lisbona, può essere letto come una critica feroce del monachesimo, un punto su cui la studiosa londinese insiste ma che non è la prima a segnalare. Ma si tratta di un atteggiamento tipico del cattolicesimo olandese della fine del Quattrocento, attraversato da ansie di riforma cattolica e da fermenti che annunciano il protestantesimo. Certo, non mancano simboli alchemici ed esoterici. Ma tutti gli studiosi di Hieronymus Bosch li hanno notati, rilevando che negli stessi ambienti della Confraternita di Nostra Signora - pure certamente cattolici - si manifestavano interessi di questo genere. Al massimo - obiettano i critici di Lynda Harris - si potrebbe ipotizzare, come già aveva fatto lo storico dell’arte tedesco Wilhelm Fraenger (1890-1964), un contatto fra Bosch e gli eretici Fratelli del Libero Spirito [3]. Ma questi ultimi erano panteisti, non dualisti; celebravano il mondo e la carne - particolarmente nella variante degli Adamiti, che secondo Wilhelm Fraenger avrebbe influenzato Hieronymus Bosch - e non li consideravano radicalmente malvagi come i catari. Sarebbe dunque sbagliato presentare il pittore olandese come un dualista cataro. 

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Trittico delle Tentazioni 


Lynda Harris, però, prende in esame proprio il cavallo di battaglia di Wilhelm Fraenger - il Giardino delle delizie del Prado di Madrid - per cercare di dimostrare che il critico tedesco si sbagliava. Hieronymus Bosch rappresenta nel pannello centrale di questo trittico una festa della sensualità e della carne non per celebrarla, ma per mostrarne la radicale corruzione, senza speranza di riscatto. Non si tratta di offrire alle realtà terrene una speranza di redenzione, ma di negarle come radicalmente perdute e dannate, secondo una prospettiva tipicamente gnostica. Nel pannello di destra del Giardino[/i], aggiunge Lynda Harris, Hieronymus Bosch rappresenta del resto un inferno che non è ultramondano, ma terreno. L’inferno è semplicemente la terra come sarà quando gli iniziati gnostici la avranno abbandonata, e le presunte delizie si riveleranno nel loro significato di corruzione e di morte. Lo stesso paradiso terrestre, che occupa il pannello di sinistra del Giardino[/i] del Prado, è del resto ambiguo. Il Cristo che tiene per mano Eva ha una funzione ambivalente (la salva o la introduce al peccato?), e si potrebbe perfino sospettare che si tratti di Satana sotto mentite spoglie. Al centro della fontana del paradiso terrestre si nasconde una civetta, certamente simbolo del diavolo nella pittura olandese dell’epoca e nei quadri di Hieronymus Bosch in particolare. Il messaggio che se ne ricava, secondo la studiosa inglese, è la quintessenza dello gnosticismo: il creatore di questo mondo è cattivo e il mondo è cattivo. L’unica speranza è costituita, semmai, dalla reincarnazione, simboleggiata da un volo di rondini a spirale attraverso le cavità di una strana roccia che compare sullo sfondo del pannello di sinistra del Giardino[/i]. Dalle esegesi di Lynda Harris - che dedica interi capitoli alle fontane di Bosch e al loro simbolismo - si è facile, comunque, rimanere affascinati. 
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Trittico delle Delizie (pannello centrale)


Neanche il più cattolico dei dipinti di Hieronymus Bosch, il trittico dell’Adorazione dei Magi, pure conservato al Prado, sfugge all’interpretazione gnostica della studiosa inglese. Una volta che si ingrandiscono le minute figurine di Bosch si notano strani particolari: una casa sullo sfondo ha tutte le caratteristiche del bordello, un asino su cui avanza una scimmia in un panorama dominato da un idolo pagano sembra una caricatura della tradizionale rappresentazione della fuga in Egitto, e della leggenda secondo cui gli idoli cadevano infranti al passaggio del Bambino. Lynda Harris ne conclude che l’Adorazione è una denuncia cataro-gnostica del presunto inganno dell’incarnazione che, nella sua materialità, sarebbe una menzogna demoniaca. Il Cristo che salva non ha vera carne e vera natura umana e può essere soltanto un Cristo doceta, che sembra uomo ma non lo è. Sarebbe naturalmente troppo lungo seguire tutte le interpretazioni di Lynda Harris: non resta che rimandare al volume, che del resto meriterebbe di essere raccomandato anche soltanto per le splendide illustrazioni.

Lo scopo della studiosa inglese non è quello di denunciare Hieronymus Bosch come gnostico, ma di rivalutarlo. Lynda Harris ha una evidente simpatia per il catarismo, e non si risparmia qualche attacco di maniera alle perfidie degli inquisitori. Seguendo le sue analisi, dobbiamo veramente credere che il pittore preferito dal cattolicissimo re di Spagna Filippo II (ma i suoi consiglieri - nota Lynda Harris - lo mettevano in guardia contro i significati nascosti delle opere del pittore olandese) fosse uno degli ultimi catari europei? Effettivamente Lynda Harris ha scoperto molte coincidenze curiose fra i simboli di Bosch e le pietre tombali, i cosiddetti stécci, lasciati dall’ultimo catarismo in Bosnia. Le sue speculazioni su effettivi contatti di Hieronymus Bosch con le ultime sopravvivenze catare nell’Italia Settentrionale e nei Balcani - alla cui luce interpreta il viaggio a Venezia del pittore olandese nel 1500 - rimangono però congetture, ipotesi ancora in attesa di prova. Non sempre, inoltre, Lynda Harris distingue rigorosamente - come suggerisce di fare la storiografia catara più recente, per esempio Anne Brenon nella sua sintesi del 1996 Les Cathares. Vie et mort d’une Eglise chrétienne [4] - fra dualismo manicheo e dualismo cristiano (docetista) cataro. Per credere a un Bosch cataro c’è forse bisogno di attendere ulteriori riscontri. Più convincente appare il collegamento fra Hieronymus Bosch e un più vago milieu gnostico, non necessariamente cataro, di cui si conoscono numerose manifestazioni tra la fine del Medioevo e l’epoca della Riforma. Forse il pittore olandese non ha consapevolmente nascosto nei suoi dipinti una Bibbia catara, come vorrebbe Lynda Harris. Ma certo molti suoi riferimenti, che sembrano più che semplici allusioni, rivelano una presenza insieme antica e nuova di fermenti gnostici agli inizi dell’epoca moderna e confermano che l’arte - come oggi la letteratura o il cinema - può insieme rivelare e trasmettere le tensioni nascoste e profonde che attraversano ogni epoca di transizione e di crisi.

NOTE

[1] Lynda Harris, The Secret Heresy of Hyeronimus Bosch, Floris Books, Edimburgo 1995. 

[2] Cfr. Mark Richard Barna, Hyeronimus Bosch, Secret Cathar, in Gnosis. A Journal of the Western Inner Traditions, n. 42, inverno 1997, pp. 68-69. 

[3] Cfr. Wilhelm Fraenger, The Millennium of Hyeronimus Bosch. Outlines of a New Interpretation, ed. ingl., Hacker Art Books, New York 1976. 

[4] Anne Brenon, Les Cathares. Vie et mort d’une Eglise chrétienne, Jacques Grancher, Parigi 1996. 

Dal sito www.cesnur.org

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