domenica 10 luglio 2016

Le tracce sotterrane di culti e acque perdute nelle Torricelle: sopra Verona

Poiano, speleologi
scoprono vasche
e sorgenti antiche
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Le grotte a Poiano: luoghi di culto? (SCAPINIA)

Marco Cerpelloni.  09.07.2016
Cercano un mondo perduto e «inciampano» nella storia. Un gruppo di appassionati dell'Unione speleologica veronese cercando la terra gialla in miniere dimenticate ha riportato alla luce nella zona di Poiano una sorgente sotterranea con alcune vasche e canalizzazioni. «Sembrano opere molto antiche. Forse, addirittura romane», commenta il geologo Guido Gonzato che ha partecipato alle esplorazioni e ha scritto i dettagli della scoperta nel nuovo quaderno culturale «La Lessinia. Ieri, oggi e domani» (2016), Gianni Bussinelli editore.
Un inquadramento storico preciso del ritrovamento sarà compito di archeologi e storici, intanto la sorgente che si trova a 257 metri di quota e all'interno di una piccola incisione valliva non è presente in alcuna cartografia, sebbene sia nota al proprietario del terreno. «Alla sorgente», continua Gonzato, «si accede da una stretta trincea ricavata nella roccia. La galleria artificiale che segue è alta circa tre metri e per un metro è ricolma d'acqua».
A sostenere la tesi che l'opera possa essere romana o quanto meno medioevale sono le concrezioni all’interno. «Così estese e spesse», spiega il geologo, «si possono creare solo dopo molti secoli. Per avere, però, una datazione precisa serve un'analisi radiometrica». Gonzato ha eseguito il rilievo della sorgente assieme al collega Paolo Biasi e l'esplorazione ha messo in luce uno sviluppo totale di 107 metri. Dal cunicolo è emersa anche una sorpresa: una cavità dalla forma ad «Y» che il gruppo ha battezzato come il Tempio. È un antro, dice Gonzato, «molto curioso e che rimanda ai Romani che erano soliti costruire piccoli luoghi di culto nelle vicinanze delle sorgenti».
L’origine romana è solo una possibile ipotesi ma di sicuro resta un qualcosa di affascinante in questo ritrovamento tutto da scoprire e con molte curiosità. Come la presenza di altri scavi che seppur meno estesi restituiscono un lavoro di ricerca portato avanti con precisione e conoscenza delle rocce.
Le Torricelle, dice Gonzato, «sono formate da due diversi tipi di rocce con una netta prevalenza di rocce calcaree organogene di origine marina, che risalgono all'Eocene medio-superiore. In altre parole, sono composte in gran parte di frammenti di organismi fossili, antichi molluschi, protozoi con guscio, coralli ed alghe. Ci sono anche rocce molto diverse. Sono i basalti e i tufidi di origine vulcanica che hanno la caratteristica di trattenere l’acqua. È a questo tipo di rocce che si deve la presenza del prezioso liquido laddove diversamente non dovrebbe esserci, perché nelle rocce calcaree l'acqua tende a scendere nel sottosuolo».
Più a salire s’incontra il percorso della salute dove Gonzato e Biasi hanno ritrovato alcune cave che non sembrano recenti. Anzi, potrebbero essere molto antiche. «Non si vedono», dice Gonzato, «tracce di mine, mentre si nota l'erosione delle piogge. Possiamo dire che sono vecchie quanto basta per presentare fenomeni di carsismo». L'esplorazione degli antri delle Torricelle, formatisi nel Prioboniano, 35 milioni di anni fa, è condotta dal gruppo di appassionati speleologi dal 2012 e ha documentato il patrimonio scientifico e culturale che custodiscono. Gonzato con Roberto Chignola e Marco Frigo è sceso nelle cavità dove sono stati trovati la vertebra di un delfino e le tracce dell’antica corrente marina. Con i reperti sono emerse anche numerose storie di vita vissuta ed alcune leggende come quella che vuole nascosto in qualche grotta un vitello d’oro dell’epoca di re Teodorico.

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