sabato 27 giugno 2015

San Cirillo, l'assassino di Ipazia d'Alessandria, perché è stato dichiarato santo?

27 GIUGNO - La chiesa cattolica celebra san Cirillo d'Alessandria, assassino della grande IPAZIA d'Alessandria.


Soltanto alla luce dell'ossessiva sete di potere si comprende l'enormità e la ferocia dell'infamia di Cirillo.
Attribuiva a chi non la pensava come lui: "stoltezza", "eccesso", "smisurata ignoranza", "insensatezza e depravazione": lo accusa di "oltraggio", "molestia", "follia" e di "giochi di prestigio e chiacchiere senza senso", "al massimo grado di stupidità". Queste persone sono "altamente sacrileghe", "calunniatrici e ingannatrici di diritto", "per così dire ebbre" e "annebbiate dai fumi dell'alcool", minati dai "fermenti della malvagità", gravemente affetti da ignoranza di Dio", pieni di "follia" e professano dottrine "di origine diabolica". "Essi distorcono la fede tramandataci, basandosi sull'invenzione del ritorno del drago che emerge dalle acque", cioè di Nestorio.
Cirillo chiede all'imperatore: "Avanti dunque con le ondate dirompenti di quegli uomini ... ", "avanti con i pettegolezzi e le chiacchiere senza senso, con parole abbellite da chimere e inganno!" Infatti, come dicono le parole dirette all'imperatore della predica inaugurale di Nestorio: "Sconfiggi con me gli eretici ... ", anche Cirillo intese l'annientamento degli eretici come un ovvio obbligo di chi detiene il potere e nel 428 ottenne un editto contro tutti gli eretici. E minacciava con le parole del Vecchio Testamento: "Se non si convertono, il Signore farà luccicare la sua spada contro di loro".
Il 17 ottobre 412 Cirillo tte con decisione contro gli "ortodossi" novaziani, fino a quel momento tollerati. La loro morale puritana non riuscì a impressionarlo. In aperto contrasto col governatore imperiale, Cirillo fece chiudere con la forza le chiese degli ortodossi novaziani e si appropriò di tutti i loro beni. Diede il colpo di grazia ad alcune sette, naturalmente con la "penna", la sua principale arma vien detto qui. "Oh follia", gridava sempre più spesso"; "Oh ignoranza, senno sconsiderato!", "Oh sproloquio da suocera, intelletto assopito, in grado solo di blaterare ... ". Gli eretici abbondano soltanto di "invenzioni irreligiose", "favole raccapriccianti" e di "pura stupidità". Essi sono "il culmine della malvagità". "La loro gola è davvero una tomba spalancata ... , le loro labbra celano veleno di vipera". "Rinsavite, voi ebbri".
Perseguitò anche i messalliani, penitenti dai capelli lunghi, provenienti per lo più dagli strati più infimi della società, che interpretavano la "fratellanza" come comunità mista di uomini e donne.
Quando il governatore Oreste manifestò il suo dissenso, dal deserto giunse un'orda di monaci, seguaci del santo, "che puzzavano di sangue e di bigottaggine già da lontano" (Bury). Essi accusarono Oreste di idolatria e procedettero contro di lui. Se il popolo non fosse accorso in suo aiuto probabilmente la pietra che lo colpì alla testa, invece di ferirlo, l'avrebbe ucciso. All'attentatore suppliziato e morente, Ammonio, Cirillo riservò onori da martire, santificando il monaco in una predica.
La tortura che portò il "martire" alla morte, preparò il terreno per l'uccisione di Ipazia.
Nel marzo del 415, durante il tumulto di Alessandria, Cirillo acconsentì, o meglio fomentò (Lacarrière) l'esecuzione di Ipazia. Figlia di Teone, matematico e filosofo, ultimo rettore a noi noto del Museion, l'accademia alessandrina, Ipazia fu maestra del vescovo Sinesio di Cirene, che in una lettera la definisce "madre, sorella e maestra" e "filosofa amata da Dio", e che era seguita anche da molti uditori cristiani. Cirillo covò rancore contro Oreste, il praelectus augustalis, anche perché questi trovava gradita la compagnia della filosofa. II patriarca diffuse notizie false su di lei e riuscì, con l'aiuto di prediche che la diffamavano come maga, ad aizzarle contro il popolo. Presa a tradimento dai monaci fedeli a Cirillo e guidati dal chierico Pietro, Ipazia fu trascinata nella chiesa di Kaisarion, dove fu spogliata e letteralmente fatta a pezzi con schegge di vetro; infine, la salma dilaniata fu pubblicamente bruciata, "la prima caccia alle streghe della storia" (Thieβ).
Il patriarca Cirillo si guadagnò la nomina di "ideatore spirituale del crimine" (Giildenpenning). Persino il volume Riformatori della Chiesa, con tanto di imprimatur ecclesiastico (1970), scrive di costui, uno dei più grandi santi cattolici: "Almeno per la morte della nobile pagana Ipazia, egli è responsabile". Anche uno dei più obiettivi storici cristiani, Socrate ritiene che i seguaci di Cirillo e la chiesa alessandrina furono accusati del fatto. "Ci si può convincere che la nobile e colta donna divenne realmente la vittima più eminente del vescovo fanatico" (Tinnefeld).
Scrisse trenta libri contro "il sacrilego Giuliano" e dieci Contro i Galilei ed è solo per un caso che tutti questi libri siano conservati mentre quelli degli scienziati e meccanici di Alessandria siano spariti, ndr]. Cirillo, responsabile di molteplici menzogne, della diffamazione di Nestorio, della più alta corruzione, colpevole di appropriazione indebita in favore della chiesa e di se stesso, di aver esiliato e usato brutalità di tutti i generi, di concorso in omicidio; questo diavolo, che riuscì sempre a dimostrare quanto fosse pericoloso "inimicarsi Dio e umiliarlo abbandonando la retta via", da subito si gloriò del nome di "difensore della verità", di "amante appassionato del rigore". L'ideatore della prima "soluzione finale" della Chiesa cristiana, alla quale sarebbero seguite molte altre, divenne il "più nobile santo dell' ortodossia bizantina" (Campenhausen), ma anche uno dei più brillanti santi della chiesa cattolico-romana, "doctor ecclesiae", padre della chiesa.
Uno studioso come Geffcken, nonostante aspiri all' imparzialità e si sforzi di ricercare "i due aspetti del bene", per Cirillo prova soltanto ribrezzo: "fanatismo senza vera, brillante passione, erudizione senza profondità, zelo senza una vera e propria fede, grossolana litigiosità senza esercizio dialettico e infine nessuna sincerità nella lotta ... ". Non soltanto Geffcken è di quest'opinione, ma anche la maggioranza degli storici non cattolici. E ciò ha i suoi buoni o ancora meglio cattivi motivi.
Quando il grande santo morì, tutto l'Egitto tirò un sospiro di sollievo. Il generale sollievo lo testimonia una lettera, forse apocrifa, inviata al padre della chiesa Teodoreto: "Finalmente, finalmente è morto quest'uomo terribile. Il suo congedo rallegra i sopravvissuti ma sicuramente affliggerà i morti."


San Cirillo, l'assassino di Ipazia d'Alessandria, perché è stato dichiarato santo?

27 GIUGNO - La chiesa cattolica celebra san Cirillo d'Alessandria, assassino della grande IPAZIA d'Alessandria. AUGURI A TUTTI I CIRILLO

Soltanto alla luce dell'ossessiva sete di potere si comprende l'enormità e la ferocia dell'infamia di Cirillo.
Attribuiva a chi non la pensava come lui: "stoltezza", "eccesso", "smisurata ignoranza", "insensatezza e depravazione": lo accusa di "oltraggio", "molestia", "follia" e di "giochi di prestigio e chiacchiere senza senso", "al massimo grado di stupidità". Queste persone sono "altamente sacrileghe", "calunniatrici e ingannatrici di diritto", "per così dire ebbre" e "annebbiate dai fumi dell'alcool", minati dai "fermenti della malvagità", gravemente affetti da ignoranza di Dio", pieni di "follia" e professano dottrine "di origine diabolica". "Essi distorcono la fede tramandataci, basandosi sull'invenzione del ritorno del drago che emerge dalle acque", cioè di Nestorio.
Cirillo chiede all'imperatore: "Avanti dunque con le ondate dirompenti di quegli uomini ... ", "avanti con i pettegolezzi e le chiacchiere senza senso, con parole abbellite da chimere e inganno!" Infatti, come dicono le parole dirette all'imperatore della predica inaugurale di Nestorio: "Sconfiggi con me gli eretici ... ", anche Cirillo intese l'annientamento degli eretici come un ovvio obbligo di chi detiene il potere e nel 428 ottenne un editto contro tutti gli eretici. E minacciava con le parole del Vecchio Testamento: "Se non si convertono, il Signore farà luccicare la sua spada contro di loro".
Il 17 ottobre 412 Cirillo tte con decisione contro gli "ortodossi" novaziani, fino a quel momento tollerati. La loro morale puritana non riuscì a impressionarlo. In aperto contrasto col governatore imperiale, Cirillo fece chiudere con la forza le chiese degli ortodossi novaziani e si appropriò di tutti i loro beni. Diede il colpo di grazia ad alcune sette, naturalmente con la "penna", la sua principale arma vien detto qui. "Oh follia", gridava sempre più spesso"; "Oh ignoranza, senno sconsiderato!", "Oh sproloquio da suocera, intelletto assopito, in grado solo di blaterare ... ". Gli eretici abbondano soltanto di "invenzioni irreligiose", "favole raccapriccianti" e di "pura stupidità". Essi sono "il culmine della malvagità". "La loro gola è davvero una tomba spalancata ... , le loro labbra celano veleno di vipera". "Rinsavite, voi ebbri".
Perseguitò anche i messalliani, penitenti dai capelli lunghi, provenienti per lo più dagli strati più infimi della società, che interpretavano la "fratellanza" come comunità mista di uomini e donne.
Quando il governatore Oreste manifestò il suo dissenso, dal deserto giunse un'orda di monaci, seguaci del santo, "che puzzavano di sangue e di bigottaggine già da lontano" (Bury). Essi accusarono Oreste di idolatria e procedettero contro di lui. Se il popolo non fosse accorso in suo aiuto probabilmente la pietra che lo colpì alla testa, invece di ferirlo, l'avrebbe ucciso. All'attentatore suppliziato e morente, Ammonio, Cirillo riservò onori da martire, santificando il monaco in una predica.
La tortura che portò il "martire" alla morte, preparò il terreno per l'uccisione di Ipazia.
Nel marzo del 415, durante il tumulto di Alessandria, Cirillo acconsentì, o meglio fomentò (Lacarrière) l'esecuzione di Ipazia. Figlia di Teone, matematico e filosofo, ultimo rettore a noi noto del Museion, l'accademia alessandrina, Ipazia fu maestra del vescovo Sinesio di Cirene, che in una lettera la definisce "madre, sorella e maestra" e "filosofa amata da Dio", e che era seguita anche da molti uditori cristiani. Cirillo covò rancore contro Oreste, il praelectus augustalis, anche perché questi trovava gradita la compagnia della filosofa. II patriarca diffuse notizie false su di lei e riuscì, con l'aiuto di prediche che la diffamavano come maga, ad aizzarle contro il popolo. Presa a tradimento dai monaci fedeli a Cirillo e guidati dal chierico Pietro, Ipazia fu trascinata nella chiesa di Kaisarion, dove fu spogliata e letteralmente fatta a pezzi con schegge di vetro; infine, la salma dilaniata fu pubblicamente bruciata, "la prima caccia alle streghe della storia" (Thieβ).
Il patriarca Cirillo si guadagnò la nomina di "ideatore spirituale del crimine" (Giildenpenning). Persino il volume Riformatori della Chiesa, con tanto di imprimatur ecclesiastico (1970), scrive di costui, uno dei più grandi santi cattolici: "Almeno per la morte della nobile pagana Ipazia, egli è responsabile". Anche uno dei più obiettivi storici cristiani, Socrate ritiene che i seguaci di Cirillo e la chiesa alessandrina furono accusati del fatto. "Ci si può convincere che la nobile e colta donna divenne realmente la vittima più eminente del vescovo fanatico" (Tinnefeld).
Scrisse trenta libri contro "il sacrilego Giuliano" e dieci Contro i Galilei ed è solo per un caso che tutti questi libri siano conservati mentre quelli degli scienziati e meccanici di Alessandria siano spariti, ndr]. Cirillo, responsabile di molteplici menzogne, della diffamazione di Nestorio, della più alta corruzione, colpevole di appropriazione indebita in favore della chiesa e di se stesso, di aver esiliato e usato brutalità di tutti i generi, di concorso in omicidio; questo diavolo, che riuscì sempre a dimostrare quanto fosse pericoloso "inimicarsi Dio e umiliarlo abbandonando la retta via", da subito si gloriò del nome di "difensore della verità", di "amante appassionato del rigore". L'ideatore della prima "soluzione finale" della Chiesa cristiana, alla quale sarebbero seguite molte altre, divenne il "più nobile santo dell' ortodossia bizantina" (Campenhausen), ma anche uno dei più brillanti santi della chiesa cattolico-romana, "doctor ecclesiae", padre della chiesa.
Uno studioso come Geffcken, nonostante aspiri all' imparzialità e si sforzi di ricercare "i due aspetti del bene", per Cirillo prova soltanto ribrezzo: "fanatismo senza vera, brillante passione, erudizione senza profondità, zelo senza una vera e propria fede, grossolana litigiosità senza esercizio dialettico e infine nessuna sincerità nella lotta ... ". Non soltanto Geffcken è di quest'opinione, ma anche la maggioranza degli storici non cattolici. E ciò ha i suoi buoni o ancora meglio cattivi motivi.
Quando il grande santo morì, tutto l'Egitto tirò un sospiro di sollievo. Il generale sollievo lo testimonia una lettera, forse apocrifa, inviata al padre della chiesa Teodoreto: "Finalmente, finalmente è morto quest'uomo terribile. Il suo congedo rallegra i sopravvissuti ma sicuramente affliggerà i morti."


giovedì 25 giugno 2015

Porte di accesso al mondo sotterraneo

Etruria : La Porta di Accesso ad Agarthi nel Lago di Bolsena



Gli Etruschi sono uno dei popoli più enigmatici del nostro territorio .Dalle loro avanzatissime conoscenze, dai riti e dalle loro credenze emergono una serie di somiglianze con altre antiche civiltà come quella dei Celti e degli Inca

Plinio, nel descrivere le città e i popoli dell’Etruria al tempo di Augusto, parla di VESENTINI, antichi abitanti della città Etrusca di VESENTUM, situata sulla sponda meridionale del Lago di Bolsena, sul colle che da essa ha ereditato il nome MONTE BISENZIO. 


“Fra gli Etruschi…e noi [Romani] c’è questa differenza: noi riteniamo che i fulmini scocchino quando c’è stato uno scontro di nuvole, essi credono invece che le nuvole si urtino per far scoccare i fulmini. Infatti, dal momento che attribuiscono ogni cosa alla divinità, essi sono convinti non già che le cose abbiano un significato in quanto avvengono, ma piuttosto che avvengono perché debbono avere un significato” (Seneca, Nat. Quaest., 2, 32)

In questo brano di Seneca troviamo l’idea di base della religione etrusca e di tutta la concezione della vita : che qualsiasi fenomeno naturale è l’espressione della volontà divina . E’ un segnale che la divinità invia all’uomo e il suo dovere è fare il possibile per capirlo adeguandosi ad esso.


Il centro sacrale di questa terra si troverebbe sul Monte Labbro, non molto lontano da S.Fiora, sul versante sud-ovest del Monte Amiata.
Santa Fiora è citata da Dante Alighieri nel VI canto del Purgatorio della Divina Commedia,
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!
Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura
d’i tuoi gentili, e cura lor magagne;
e vedrai Santafior com’è oscura!



Ogni anno i re-sacerdoti etruschi, chiamati ‘lucumoni’ (Lukmnes), si riunivano a Volsinii , l’odierna Bolsena sul lago di Bolsena, centro morale, religioso e politico di tutta l’Etruria, capitale della confederazione delle dodici città-stato etrusche.




Gli Etruschi avevano un rapporto molto stretto con il ‘magico’ che studiavano e decodificavano grazie a norme e principi tratti da discipline come ad esempio la numerologia e l’astrologia.


Il culto della natura, la divinazione della “Madre Terra”, il legame tra le “Vie di Pietra”celtiche e le Vie Cave” etrusche, direttrici di quel magnetismo terrestre che avrebbe condotto alla conoscenza, sono solo alcune delle somiglianze inspiegabili tra queste antiche civiltà così lontane nel tempo e nello spazio.



È proprio dall’osservazione delle “Vie Cave”, immani precipizi, nascosti nella vegetazione e scavati con il solo aiuto di scalpelli e piccoli martelli, che potrebbe dare un aiuto a capire il mistero degli etruschi. Uno squarcio profondo trenta metri, scavato nelle profondità di quella Terra che gli Etruschi consideravano sacra.


Lo studio delle vie cave solleva interrogativi inquietanti: a cosa potevano servire queste opere colossali? Perché ogni via cava passa per una necropoli? Perché dalle alte pareti si affacciano continuamente aperture di tombe antiche? Perché chiese templari e romitori come questo sono sorti nelle loro vicinanze? E come mai alcuni credono che, ancora oggi, questi luoghi abbiano un “potere” particolare, tanto da celebrare al loro interno riti di iniziazione spirituale?

La spiegazione del mistero sarebbe da cercare nell’origine dei riti e dei miti etruschi.

La dea creatrice per gli Etruschi è Uni, la Madre Terra. Il suo potere sacrale ispira tutta l’arte etrusca, terrena e ultraterrena. 
Secondo la leggenda è il primo re-sacerdote Tarkun a ricevere gli insegnamenti sacri direttamente da un essere soprannaturale: Tages, fanciullo con voce da anziano, che sorge dal solco di un aratro nella Terra. Tages, prima di inabissarsi nel sottosuolo, detta a Tarkun e ai dodicisacerdoti etruschi (i Lucumoni) i Libri Acherontici: testi sacri sul viaggio delle anime oltreil fiume dell’Aldilà, verso il regno sotterraneo di Ade e Persefone. E’ il libro dei morti etrusco, la via d’accesso agli inferi. Per gli Etruschi esisteva dunque nel sottosuolo una divinità dispensatrice di forza e conoscenza. Tutto il loro culto della Terra è la penetrazione fisica e rituale del mondo sotterraneo, alla ricerca di sapere e di potere sacro.





Ma c’è un’altra civiltà arcaica che onora lo stesso culto: sono gli Inca dell’antico Perù.

L’oscuro regno sotterraneo di Ukupacha è analogo agli inferi etruschi, e il suo signore,Washarinka, quando viene evocato dai sacerdoti Inca emerge, come Tages, a dispensare potere e conoscenza.


Ma questa non è l’unica analogia trale due civiltà…


Le vie cave sarebbero, dunque,cammini sacri, passaggi rituali che conducevano dalle città dei vivi a quelle dei morti. La loro profondità sarebbe servita a renderli più vicini al sottosuolo, a contatto con quella che gli Etruschi consideravano la fonte diretta del potere sacro. In che modo questa ipotesi sarebbe allora legata alla scomparsa degli etruschi?


La mappa delle vie sacre finora rinvenute mostra come la loro distribuzione sembri obbedire ad un grande disegno geometrico. E’ come se tutte le vie cave convergessero verso un preciso centro geografico: il lago di Bolsena. Velzna era l’antico nome dell’attuale Bolsena, il più grande lago vulcanico d’Europa. Intorno al lago sorgeva il Fanum Voltumnae, il più importante bosco sacro dell’Etruria, dedicato alla dea dell’acqua. Il lago

fu scelto dai sacerdoti come omphalos, cioè ombelico sacro di tutta la civiltà etrusca. 
Qui,una volta l’anno, i dodici Lucumoni si riunivano per celebrare l’unità spirituale del popolo etrusco. Al centro del lago sorgono due isole: la Martana e la Bisentina. Quest’ultima era considerata dagli Etruschi un’isola sacra, il vero cuore geografico e spirituale di tutta la “nazione” etrusca. Il maggiore tempio sacro, però, non è mai stato ritrovato e testi antichi fanno pensare che fu probabilmente occultato dagli stessi sacerdoti, insieme alle sue torri d’oro e ai suoi tesori segreti.




Il lago di Bolsena ha però una somiglianza impressionante con l’andino Titikaka, lago sacro e centro spirituale della civiltà Inca.
Anche sul Titikaka affiorano due isole, e anche lì, gli Inca ne scelsero una come loro ombelico sacro. Sotto le sue acque i sacerdoti ritenevano infatti che abitasse lo spirito di Washarinka.


Per entrambe le civiltà, dunque, l’isola sul lago rappresentava la porta di comunicazione con l’oscuro e sacro mondo dell’aldilà. Proprio come per gli Inca, alcuni pensano che una parte del popolo etrusco possa allora aver deciso di scomparire inabissandosi nel sottosuolo. In quest’ipotesi fantasiosa, l’Isola Sacra Bisentina rappresenterebbe uno degli accessi alla mitica e favolosa Agarthi.




Livio, pur nominando più volte il Fanum, non ne fornisce l’esatta ubicazione: “Così, le due città, inviati gli ambasciatori ai dodici popoli chiedendo che fosse indetto un concilio di tutta l’Etruria presso il Fanum Voltumnae…”; “Le assemblee per stabilire se muovere guerra si tennero presso Volsci ed Equi e in Etruria, presso il Fanum Voltumnae…”; “essendosi tenuto un grande raduno degli Etruschi presso il Fanum Voltumnae…”.
Presso il Santuario di Voltumna si svolgeva “ogni primavera, il congresso federale delle 12 città etrusche . Il congresso prendeva prima in esame gli affari comuni di carattere generale, e quelli di politica estera,deliberava la pace e la guerra…
Nel tempio di Voltumna veniva affermata l’unità della nazione… della lingua, e, soprattutto, della comune fede religiosa… Il FANUM VOLTUMNAE, espressione viva dell’unione e della fede del popolo etrusco, non cessò mai, anche dopo la conquista romana, di rappresentare il ‘cuore’ dell’Etruria…”.






Un’altra ipotesi piuttosto recente suggerisce che il Santuario Federale degli Etruschi si trovasse presso la “Civita” di Grotte di Castro: infatti, nella pianura intorno alla chiesa di San Giovanni in Val di Lago, sulla costa del lago di Bolsena, “sino al 1799… ogni anno il 24 giugno… aveva luogo una antica e rinomata fiera, frequentata anche dagli abitanti limitrofi della bassa Toscana e dell´Umbria” . 










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mercoledì 24 giugno 2015

La grande festa del paganesimo che unisce tutti i popoli del mondo

n pratiche eterodosse tuttavia accettate.
E' la notte dei falò che i nostri vecchi accendevano come magia purificatrice per scacciare i demoni e le forze occulte della natura. La terra si imbeve di strani influssi, le erbe medicinali, madide di rugiada, acquistano maggiore efficacia.
Il Felce maschio, ad esempio, nella notte di San Giovanni fiorisce e sfiorisce per il fatto che a mezzanotte lascia cadere il proprio seme e, chi lo trova, sarà fortunato e rinverrà, chissà dove, un prezioso talismano.
L'iperico (scacciadiavoli) è ritenuto potentissimo contro i malefici ed il malocchio.
Inoltre con le dita medicinali (pollice e anulare) si raccoglievano l'elleboro nero e lo stramonio che preservavano dal malocchio e curavano l'isteria.

lunedì 22 giugno 2015

La morale, una legge dentro di noi

Quando tutte le istituzioni divengono equivoche o addirittura sospette e persino nelle chiese si sente pregare ad alta voce non per i perseguitati, bensì per i persecutori, la responsabilità morale passa nelle mani del Singolo, o meglio del Singolo che ancora non si è piegato. Il Ribelle è il Singolo l'uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il Ribelle attinge alle fonti della moralità ancora non disperse nei canali delle istituzioni.
Qui purché in lui sopravviva qualche debolezza, tutto diventa semplice.
Ernst Junger, "Trattato del ribelle" (Adelphi Edizioni)

Il profeta

22 giugno 1805, nasce a Genova Giuseppe Mazzini, apostolo della libertà e dell'associazionismo

domenica 21 giugno 2015

La festa del sole: tradizione che lega indissolubilmente tutte le antiche civiltà

A CUZCO, COME OGNI ANNO IL 21 GIUGNO, SI FESTEGGIA L'INTI RAIMI, IN LINGUA QUECHUA SIGNIFICA FESTA DEL SOLE. CENTINAIA DI FIGURATI RICREANO LA CERIMONIA DEL TEMPO INCA NELLO SPIAZZO DAVANTI A SACSAYHUAMAN

Frammenti dell'alta filosofia e poesia dell'ottocento si perdono rovinosamente

E' notizia di oggi l'avvenuto sbriciolamento
del colle dell'infinito di Leopardi.
Succede anche nella vita:
a volte ciò che abbiamo di più caro,
che ci sembra inattaccabile,
che è sempre stato solido ed ancorato
come una montagna ...
infinito ed inesauribile,
una fuoco che sempre è alimentato
e sempre si rigenera,
un eremo inespugnabile
dal quale in silenzio
pur ancorati apparentemente al mondo reale
si è sempre contemplato
molto di più ...
all'improvviso possa sgretolarsi
per il trascorrere inesorabile del tempo,
per incuria,
o per un fato che ancora si deve svelare.
In questi casi
è compito di ogni guerriero
combattere,
compito di ogni sacerdote
ripristinare ciò che è stato violato,
compito di ogni agricoltore
riedificare la terra e ritracciare un solco
per la continuità,
perchè nessuna avversità può,
nè deve
cambiare la buona natura di ognuno di noi.

sabato 20 giugno 2015

giovedì 18 giugno 2015

Aspettando il sole al Piloton


Comitato Fossi

Solstizio al Piloton 2015

Per chi ama le sfide questa è la vostra occasione: 
Solstizio d'estate al Piloton.

Appuntamento: 
Domenica 21 giugno 2015 alle ore 5 del mattino alla Chiesa Vecchia presso il Laghetto Squarà a Montorio.

Salita rigorosamente a piedi al Piloton sulla dorsale della Preafita.

Insieme aspetteremo “l'attimo” del sole che sorge e che segna una linea ideale con il Piloton e il cuore di Verona.

Questa emozione verrà accompagnata da: 
alcuni testi letti da un giovane attore, Enrico Ferrari, e il suono della tromba di un giovane musicista, Davide Veronese.

Il premio (per lo spirito) sarà la gioia di stare assieme e vivere l'incanto del sorgere del sole con musica e parole.

Il premio (per il corpo) sarà la colazione offerta in un luogo così magico.

Ingresso libero e per tutti.

Vi aspettiamo!!

In caso di pioggia si resta a letto, cercate di non venire in ciabatte (si cammina su sentiero con sassi).

Comitato Fossi Montorio