VERONA A Verona non si parla d’altro. Ma l’eco della lettera inviata giovedì dal vescovo Giuseppe Zenti agli insegnanti di religione e rapidamente diffusasi tra preti, parroci e associazioni cattoliche, con una chiara indicazione di voto a favore della leghista Monica Lavarini, candidata alle Regionali con la lista Zaia, («Ne condivido il programma»), ha travalicato i confini della città. A Venezia, il patriarca Francesco Moraglia è diplomatico: «Non so che dica Zenti, a noi sta a cuore una politica attenta alle realtà fragili e deboli, alle fasce sociali in difficoltà. Ci stanno a cuore i temi sociali legati a problemi dell’accoglienza e dell’integrazione, non possiamo chiudere gli occhi. E ci stanno a cuore le tematiche educative in grado di offrire una proposta buona per l’uomo attuale, per la collettività, per la vita della città».


Non a caso, l’attenzione al «sociale debole» e il sostegno alle scuole paritarie cattoliche sono i temi indicati come prioritari dal vescovo di Verona. Che però nella sua missiva si è spinto oltre, ovvero nell’appoggio al programma della candidata Lavarini, ribadito anche da un documento del suo vicario, monsignor Giancarlo Grandis. Giusto quindi che la Chiesa indichi, per nome e cognome, per chi votare? Risponde il Patriarca: «A noi compete dare delle indicazioni politiche sui valori, confidando sulle persone che sappiano discernere in modo corretto». Certo è che negli ambienti ovattati della Chiesa veronese, la lettera di monsignor Zenti ha creato un terremoto. Ieri si sarebbe dovuta tenere una conferenza stampa in cui il vescovo avrebbe dovuto chiarire «pubblicamente le motivazioni che lo hanno spinto a far sentire la sua voce in un momento delicato della vita sociale e politica nel contesto della campagna elettorale» ma nel pomeriggio di giovedì, l’appuntamento è stata annullato, «viste le reazioni e i fraintendimenti emersi».

Quali reazioni 
e fraintendimenti? Circolano le ipotesi più disparate: c’è chi parla di un intervento dall’alto, forse da Roma, chi riferisce di scudi levati all’interno alla Curia che avrebbe convinto il vescovo a tornare sui suoi passi. Per altro, già da giorni, attorno alla candidatura di Monica Lavarini, un’infermiera ex consigliere comunale della lista Tosi, iscritta alla Lega e membro del simposio dei Laici, si registrava un certo fermento in alcuni ambienti ecclesiastici. Lei stessa aveva presentato la sua discesa in campo con Zaia attorniandosi di esponenti dell’associazionismo cattolico e lo stesso vescovo Zenti, ancor prima di inviare la lettera, aveva confermato al Corriere del Veneto il suo appoggio al programma della Lavarini. Questo aveva provocato i primi malumori, sfociati ieri in una dura presa di posizione da parte del Movimento Cinque Stelle. «Quanto accaduto nella Chiesa di Verona non ha precedenti - attacca la deputata Francesca Businarolo - L’indicazione per un candidato vicino alla Lega, partito che non si è certo distinto per l’attenzione al “sociale debole”, suona perfino paradossale». E il candidato governatore Jacopo Berti ironizza: «Avevamo sempre sentito parlare di santini elettorali, ma qui si esagera ». Il deputato Pd Vicenzo D’Arienzo si dice «imbarazzato come cattolico» perché «una scelta politica e personale così specifica rischia di creare divisione e inficiare la credibilità dell’Istituzione ecclesiastica» mentre Giancarlo Conta, consigliere regionale ricandidato di Ncd scuote la testa: «In questa campagna elettorale sta davvero accadendo di tutto». 


16 maggio 2015


Il vescovo appoggia la candidata di Zaia A Verona scoppia la bufera - Corriere del Veneto