sabato 25 aprile 2015

Roma, apre la basilica dei misteri: il monumento dedicato a una donna

Articolo apparso sul MESSAGGERO
Il segreto di una dama sconosciuta. C’è anche questo mistero nella suggestione della basilica sotterranea di Porta Maggiore nota come luogo di culto neo-pitagorico e dalla destinazione ancora avvolta dall'enigma di riti esoterici (databile alla prima metà del I secolo d.C.) che dopo decenni di chiusura e un lungo complesso restauro (con tanto di gas radon che l'ha riempita dopo il 2012 facendo ritardare il proseguimento dei lavori e la riapertura) apre il 26 aprile al pubblico (ogni II e IV domenica al mese, su prenotazione obbligatoria allo 0639967700). 


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Un monumento ipogeo che si scopre a oltre dieci metri di profondità. Fuori, il caos della piazza, sotto il silenzio avvolgente e una umidità dell'85 per cento che aggredisce. Un "unicum" in tutta la Roma antica, essendo la prima basilica del mondo occidentale, ancora dedita a culti pagani. Con un pizzico di emozione, è l’archeologa Ida Sciortino, responsabile del monumento per la Soprintendenza archeologica di Roma, e che ha in cura il cantiere dei lavori, che racconta le ultime, più recenti intuizioni e studi: «Il tema della figura femminile si rincorre in tutta la decorazione dalla sala basilicale con volte a botte e abside, al vestibolo, come un fil rouge preciso e costante, per questo l’ipotesi è che ci sia una dedica speciale ad una donna precisa in questo luogo», raccontava.

Forse una “Titia” Statilia Tauro ancora non identificata, visto che gli studi rimandano la proprietà a quel Tito Statilio Tauro dedito alle sette misteriche, morto suicida nel 53 d.C. per evitare l’onta di una condanna dopo la denuncia di pratiche magiche. Ma anche alla figura di Tito Statilio Taur, stretto collaboratore di Augusto vissuto 30 anni prima. I restauri, guidati da Giovanna Bendini, hanno appurato ora una doppia vita per la basilica: Augustea per le tre navate d’un candore lattiginoso dell’intonaco misto a madreperla “contaminato” di azzurro ottenuto con “fritta egizia” (ossia vetro macinato), e Neroniana per il vestibolo che cita la Domus Aurea nei fraseggi policromi degli stucchi.

Augusto e Nerone, due imperatori che echeggiano in questo luogo animato di sacralità, mistero, magia. E, val la pena indicarlo, anche dalle singolari vibrazioni emesse dallo sferragliare dei treni. Già perché la basilica sotterranea venne scoperta nel 1917, in seguito ad una frana nella soprastante ferrovia. Scendere nella basilica è un'esperienza che fa battere il cuore. Superato quel che resta che "dromos" (corridoio), si passa per il vestibolo, un gioiello di decorazioni a stucco policrome, che inanellano cornici geometriche nella volta a padiglione.

Poi, il colpo d'occhio. Le imponenti navate (il pubblico non potrà accedervi ma solo affacciarsi). L'elegante pavimento in mosaico bianco a cornici nere è quasi intatto. E sulla lunga volta della navata centrale, così come nella parte superiore dell'abside, una serie di candidi stucchi miracolosamente sopravvissuti ad un interramento di secoli e poi alle infiltrazioni di acqua, percolati, inquinanti, rimanda a episodi della mitologia greco romana. Dal suicidio di Saffo per amore, alle figure di Vittorie alate, la donna è ovunque «Forse dovremmo cercare una figura femminile, la madre, la moglie, la sorella di quel Tito Statilio Tauro a cui sembra essere dedicato», dice Sciortino. La soluzione, chissà, potrà venire ora da una ripresa degli studi, e dai restauri che proseguono con il finanziamento dalla Soprintendenza. Per completarli, dice il Soprintendente Francesco Prosperetti, ci vorranno dai 3 ai 5 anni per un costo di 2,5 milioni di euro.

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