martedì 15 luglio 2014


15 luglio 2014 Alberto Samonà - 
Viva Palermo e Santa Rosalia,
Dea Pagana


Continui riferimenti al mondo della Tradizione sono riscontrabili 
nel significato che nei secoli i palermitani hanno dato al Monte 
Pellegrino, la montagna che sovrasta la città. Il mito fa risalire 
a Saturno la fondazione del “castello di Cronio” alle pendici 
del Monte; dunque, secondo la leggenda, questa montagna 
avrebbe addirittura origini divine. È certo, peraltro, che nel
periodo precristiano proprio il Monte Pellegrino era considerato 
un luogo dal forte significato spirituale, rappresentando per 
tutti una vera e propria montagna sacra.
L’idea della sacralità del Pellegrino sarebbe stata 
particolarmente radicata tra gli abitanti delle comunità 
che risiedevano nella cosiddetta “Conca d’oro” (la pianura 
di Palermo), tanto che in epoca punica, all’interno di una 
grotta situata quasi sulla vetta del Monte venne costruito un 
altare, dedicato a divinità femminili della fertilità, prime fra 
tutte alla Dea Tanit.
festino14
E non pare un caso che proprio la grotta nella quale venne 
realizzata questa edicola punica, molti secoli dopo sia diventata 
il principale luogo di culto del popolo palermitano: quello 
dedicato alla SantuzzaRosalia Sinibaldi, la nobile 
palermitana vissuta nel XII secolo e successivamente 
dichiarata Santa: trasposizione in chiave cristiana della dea 
dei tempi precedenti.
Peraltro, la grotta che ospitava questo santuario 
pagano era anche attraversata da unafalda acquifera e 
questo particolare non fece che favorire il convincimento
di trovarsi di fronte a un luogo impregnato di spiritualità, 
anche in ragione della sacralità, attribuita dagli antichi al 
simbolo delle acque. È quasi certo che il culto praticato 
nella grotta abbia influenzato anche i successivi cristiani, 
che nel periodo bizantino, all’interno della medesima cavità 
realizzarono una piccola chiesa con un quadro dedicato alla 
Madonna: costruzione, addossata proprio all’originaria 
edicola punica.
Il Monte Pellegrino venne, dunque, considerato sacro dai 
palermitani anche dopo la fine del periodo pagano, ma la 
portata evocativa dei culti precristiani rimase pure in epoca 
successiva: e infatti, all’interno della stessa grotta sacra le 
pratiche cultuali proseguirono, pur se nel segno della nuova 
religione cristiana. Dunque, per gli originari residenti della città 
e per i primi cristiani la grotta fu il principale luogo di culto della 
montagna che sovrasta Palermo, ritenuta sacra perché originata 
da volontà divina. E, a partire dal V secolo d.C., proprio il Monte 
Pellegrino divenne meta di decine di eremiti, che scelsero questo
luogo isolato come proprio ritiro spirituale: la grotta dentro se stessi 
– direbbero gli iniziati – in cui chiudersi per ricercare la luce 
interiore: il v.i.t.r.i.o.l alchemico, tappa iniziale per ogni cammino 
iniziatico che porti alla conoscenza di se stessi.
festino14.
[...] E nei secoli il fenomeno dell’eremitaggio sul Monte divenne 
particolarmente diffuso, tanto che nel 1162 il Pellegrino sarebbe 
stato scelto da Rosalia Sinibaldi come luogo in cui vivere la propria 
solitudine in preghiera: e la giovane, che successivamente sarebbe 
divenuta la santa patrona di Palermo, scelse come proprio ritiro la 
stessa grotta che era stata cara sia ai pagani che ai primi cristiani.
Inoltre, proprio all’interno della grotta dove visse e morì Santa 
Rosalia, nel 1624 vennero rinvenute le sue ossa: a quel tempo
Palermo era infestata dalla peste e si decise di portare le ossa di 
Rosalia in processione per le vie cittadine, perché già allora la nobile 
palermitana era venerata in tutte le classi sociali. Quell’atto diede gli 
effetti sperati, perché i compilatori dell’epoca riferiscono che la peste 
cessò immediatamente dopo che erano state portate in processione le 
reliquie della giovane, che dopo tre anni fu ufficialmente dichiarata 
santa e divenne la protettrice della città.
Da allora la grotta del Pellegrino è stata ribattezzata “grotta di Santa
Rosalia” e da secoli è considerata il luogo più sacro di Palermo, tanto che, 
anche ai giorni nostri, in occasione della Festa della Patrona migliaia di 
palermitani la raggiungono a piedi, attraverso il vecchio sentiero che 
dalle pendici del Pellegrino giunge alla sua vetta.
Nel 1180, si diceva, vien fatta erigere una chiesetta in onore della 
Madonna e di Rosalia e dal 1205 sulla Montagna sarebbe stato 
praticato il culto a lei dedicato. Nel 1474, poi, a seguito di una 
pestilenza precedente rispetto a quella del 1624, il Senato palermitano 
decise di restaurare la medesima cappella dedicata alla stessa 
Rosalia Sinibaldi. In merito al culto precristiano, il Giustolisi nel 
1979 conferma la tesi dell’esistenza nella grotta di un antico 
culto dell’acqua salutare che si personificava in origine in 
una ninfa, successivamente interpretata da una divinità
ellenica molto simile all’Atena Kronia, da Tanit, da Iside, 
dalla Madonna e infine (appunto) da S.Rosalia […]
Solo apparentemente a Palermo il simbolo civico e laico (il Genio
si contrappone a quello mistico e religioso (Rosalia), poiché 
entrambi sono influenzati da un “ricordo” popolare e da tradizioni 
radicate in città fin dai tempi dei primi insediamenti abitativi.  
Entrambi fanno riferimento agli originari culti praticati sul Monte 
Pellegrino: Rosalia trasfigurazione cristiana della Dea Tanit e 
Panormus, il Genio della comunità civica, che sovraintende 
spiritualmente ed energeticamente al luogo in cui la città si sviluppa.
Articolo tratto dal brano di Alberto Samonà “Il Genio 
di Palermo e il Monte Pellegrino – influenze iniziatiche 
nel capoluogo siciliano” (Hiram 1/2002)

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