sabato 26 luglio 2014

A. Camus: "Il Mediterraneo è altrove"



Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, 
ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. 
Significa incontrare realtà antichissime, ancora vive, 
a fianco dell'ultramoderno. Accanto alla barca del 
pescatore, che è ancora quella di Ulisse, il peschereccio 
devastatore dei fondi marini o le enormi petroliere. 
Significa immergersi nell'arcaismo dei mondi insulari 
e nello stesso tempo stupirsi di fronte all'estrema 
giovinezza di città molto antiche, aperte a tutti i 
venti della cultura e del profitto e che da secoli 
sorvegliano e consumano il mare. Certamente 
ancora oggi il Mediterraneo è custode della vita di 
molti popoli, rievocandone le radici e le origini 
comuni. Ma il Mediterraneo, crocevia di civiltà, non 
è destinato a rappresentare un mito del passato. 
Che cosa resterà nella nostra cultura mediatica e 
tecnologica delle sedimentazioni millenarie e delle 
culture stratificate che hanno alimentato i popoli del
 mare? Che cosa oggi ha preso il posto dei viaggi e 
delle esplorazioni, degli scambi e delle migrazioni 
dei popoli mediterranei? Come il Mediterraneo è 
vissuto da questi stessi popoli, oggi?


Nessun commento: