venerdì 27 giugno 2014

La letteratura e gli dei

Roberto Calasso
La letteratura e gli dèi
Biblioteca Adelphi
2001
...
RISVOLTO
A lungo gli scrittori hanno parlato degli dèi perché la comunità
affidava loro questo compito. Ma poi hanno continuato a scriverne,
anche quando la comunità avrebbe ignorato o avversato quegli stessi
dèi e il divino da cui promanano. Chi erano quelle figure? Perché i
loro nomi affioravano sempre, imperiosamente o allusivamente?
Innanzitutto gli dèi della Grecia, che sin dalla Firenze quattrocentesca
degli Orti Oricellari – dove poeti, pensatori e pittori quali Botticelli,
Poliziano o Marsilio Ficino si proponevano di tornare a celebrare i
misteri pagani – attraversano per secoli, come onde possenti e
capricciose, la vita mentale dell’Europa, depositandosi in statue, quadri,
versi. E in seguito, a partire dai primi anni del Romanticismo tedesco,
dèi provenienti da ogni spicchio dell’orizzonte, e in particolare dall’Oriente.
Dèi dai nomi oscuri, ma ancora una volta paurosi e ammalianti. Le loro
figure si mescolano ora a un rivolgimento delle forme, a una fuga della
letteratura dal maestoso edificio della retorica, che a lungo l’aveva ospitata,
verso una terra che non è descritta sulle mappe ma dove – da Hölderlin e
Novalis a Mallarmé, a Proust e sino a oggi – siamo ormai abituati a ritrovare
la letteratura stessa nella sua metamorfosi più azzardata ed essenziale,
insofferente di ogni servitù verso la società e portatrice di un sapere
irriducibile a ogni altro, che qui viene delineato sotto il nome di
letteratura assoluta.
Questo volume raccoglie le otto Weidenfeld Lectures che l’autore ha tenuto
all’Università di Oxford nel maggio 2000.
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