mercoledì 26 marzo 2014

Morte e liberazione

                            
Credo nell'Anima nella sua evoluzione: da quella individuale all'Anima Mundi. Ne consegue che non credo nella resurrezione della carne, come atto finale e risolutivo di un cammino che contrasta con il concetto platonico dell'Anima. Tutto nasce dalla nostra paura della morte, ecco che i "lemuri" o le "larve" possono creare problemi ai vivi. In ogni caso in due giorni dell'anno si aprono le porte e i "dannati" escono e scorazzano per le strade esternando i dolori di un aldilà che li tortura. Possono esistere entità che non trovano pace, che non trovano via alcuna, ma il tempo tutto riassorbe, in questo caso entra la parentela e l'ambizione. La maggior parte dei personaggi che si sono messi in evidenza nella storia hanno compiuto atti magici che richiamavano i morti (necuia), la forza e l'energia di esseri che aleggiavano negli "inferi". Una esistenza morigerata e mite non può incorrere in questi pericoli, la paura è di coloro che evocano queste entità e poi ne dovranno subire le inevitabili conseguenze. Chi persegue la bellezza e il bene non teme nulla, nemmeno la morte violenta. Ecco perché il Cardinale e Santo Bellarmino (il suo inquisitore che lo ha condannato al suplizio della morte attraverso il rogo dome interminabili torture) si è accanito con Bruno. Bruno non è evocabile, perché si è liberato

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