sabato 1 febbraio 2014

"La Civitas Diaboli, definita da Le Corbusier ed altri "eroi" dell'architettura del ventesimo secolo, è stata costruita nel dopoguerra in molte parti del mondo. Peccato che queste idee mostruose ed anti-umane siano state legate a speranze politiche utopiche, che hanno giocato un ruolo chiave nella loro diffusione. Una geometria astratta, vuota, morta, viene identificata con lo sviluppo economico e sociale; l'espressione della liberazione (del passato soffocante e ingiusto) è cercata attraverso la geometria. Nel dominio spirituale la coesistenza tra Dio e Diavolo non è possibile, così che, sulla terra, la Civitas Diaboli distrugge la Civitas Dei, rimpiazzando gli antichi vicinati con rettangoli di cemento, acciaio, e vetro. Il tessuto urbano vivente viene tolto, cancellato, per poi edificare spazi e fabbricati sterili. I vecchi edifici vengono distrutti perchè non più alla moda, non conformi alle immagini della geometria "pura". Anche le vecchie chiese sono "rinnovate", allineate allo stile minimalista, "ripulite" dalle informazioni visuali che vi rappresentano secoli di significati."

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