mercoledì 25 settembre 2013

Uno sciamano che si è fatto frate

Potremmo indagare nello Yoga Sūtra di Patañjali, in cui il filosofo indiano (V sec. d.C.) annovera la levitazione tra i "poteri" derivanti dall'esercizio dello Yoga. Oppure nel Nuovo Testamento: "E il mare si agitava perché soffiava un forte vento. Comunque, quando avevano remato per circa cinque o sei chilometri, videro Gesù camminare sul mare e avvicinarsi alla barca; ed ebbero timore". O nella Vita di Apollonio di Tiana, scritta da Flavio Filostrato tra il II e il III sec. d.C., in cui vengono descritti vari episodi di levitazione. Ma potremmo anche esplorare i suggestivi territori dell'universo agiografico, iniziando proprio con colui il quale, più di ogni altro, è rimasto impresso nella memoria popolare come il santo dei voli: Giuseppe Desa, meglio noto come San Giuseppe da Copertino.

Il futuro patrono degli aviatori nacque nel 1603 nelle provincia di Lecce ed ebbe difficoltà a farsi accogliere in convento proprio per una serie di rapimenti estatici che venivano scambiati per inettitudine. Rifiutato dai frati cappuccini, dopo tante insistenze fu ammesso tra i conventuali e fu ordinato sacerdote nel 1628. E subito dopo iniziarono gli strani fenomeni. San Giuseppe da Copertino è infatti ricordato, da chi si interessa alle atipiche manifestazioni di carattere fisico legate alla "santità", soprattutto per la sua capacità di superare la barriera imposta dalla gravità e levitare in certi momenti particolari della sua vita, momenti in cui il rapimento estatico gli consentiva di elevarsi di alcuni metri dal suolo.



Ludovico Mazzanti, San Giuseppe da Copertino si alza in volo 
(XVIII sec.)



Le cronache riferiscono che il 4 ottobre 1630, verso le otto del mattino, nella chiesa del monastero delle Clarisse, Giuseppe da Copertino, colto da estasi mistica, si sollevò da terra e, passando sopra le teste dei fedeli, andò a posarsi sul bordo del pulpito, a un'altezza di circa tre metri dal pavimento. In altre parole: volava

Non in casi isolati, non in assenza di testimoni, non nel chiuso della sua cella, ma almeno un centinaio di volte e davanti a personaggi del tutto degni di fede. Come avvenne il 7 giugno 1646, quando ricevette la visita del Grande Ammiraglio di Castiglia, ambasciatore della corte spagnola presso il Papa. Di passaggio per Assisi, egli volle, insieme alla moglie, rendere omaggio al santo di cui tutti dicevano cose mirabolanti, ed ebbe la possibilità di testimoniare come l'umile Giuseppe Desa, in contemplazione davanti a una statua della vergine, si sollevasse dal suolo di alcuni metri e, dopo aver lanciato il grido che accompagnava i suoi voli estatici, tornasse nella sua umile cella. Oppure come era già avvenuto a Napoli il 27 novembre 1638 davanti ai giudici della Santa Inquisizione, e come accadde pochi giorni prima che morisse, in presenza del chirurgo Francesco Pierpaoli, che gli stava praticando un cauterio. Un eclatante fenomeno di levitazione si verificò anche nel 1657 nelle Marche, quando il futuro santo arrivò in vista della Santa Casa di Loreto, che desiderava da sempre visitare. In quell'occasione, durante una sosta del viaggio da Fossombrone a Osimo, mentre saliva la scalinata esterna di una casa colonica, Giuseppe ebbe la visone di una lunga teoria di angeli che salivano e scendevano dal cielo al di sopra della Santa Casa e, superando le barriere fisiche dell'attrazione newtoniana, in preda a un'intensa emozione, levitò fin sulla cima di un mandorlo. 

Elogiativo e interessante il giudizio di papa Benedetto XIV: …da questa intima unione con Dio, il suo cuore fu così travolto dal fuoco della Divina carità e così profondamente arso da incredibile amore di interiore dolcezza, che spesso prorompeva in estasi e levitazioni; per intenso desiderio del suo Dio, mentre ancora era trattenuto sulla terra, fu considerato cittadino del Cielo… .

Pochi anni più tardi, nel 1663, il corpo terreno di Giuseppe da Copertino volò per sempre verso un definitivo altrove: "nella semi-oscurità, il suo volto rimase per diverso tempo vivacemente illuminato come da un fascio di raggi solari, che si andarono spegnendo lentamente…" Lo spegnersi di questa sorta d'energia somiglierebbe assai alla stessa spiegazione che fra' Giuseppe forniva dei suoi voli, senza potersene dare una vera ragione:"...l'anima vede certi raggi della grande Maestà di Gesù Cristo quali cagionano, poiché per sì gran lume l'uomo si muove così di ratto all'indietro. Ma poi che quei raggi si ritirano e così cagionano, quasi così facendo l'invito all'anima che di nuovo ella con il suo corpo voli e sia rapita verso il suo amato Signore…"
Di Silvia

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