domenica 18 agosto 2013

Cose da pazzi: quando la realtà supera ogni buon senso

Rimini. Prete pedofilo fugge con la madre della vittima. Padre muore di crepacuore

DALLA VIOLENZA SESSUALE AI FIORI D?ARANCIO Fuga d?amore col prete che abusò del figlio | Corriere Romagna .it



DALLA VIOLENZA SESSUALE AI FIORI D’ARANCIO
Fuga d’amore col prete che abusò del figlio

La donna ha aspettato che scontasse la condanna ed è andata a vivere con lui, lontano da tutti I giudici credettero al ragazzino, ma la madre no: al processo testimoniò in favore dell’imputato 
di ANDREA ROSSINI
RIMINI. L’ex prete accusato di pedofilia ha finito di scontare la pena, dimezzata in appello a quattro anni, e ad attenderlo ha trovato l’unica persona che ha sempre creduto alla sua versione come si crede a una verità di fede o alle parole dell’amato, cioè al di là dell’esistenza di prove a favore o contro. Si tratta anche dell’ultima persona che ti aspetti pronta ad accoglierlo: la mamma del ragazzino di cui l’uomo, quando era ancora sacerdote, aveva abusato sessualmente. Lo ha atteso per andare via con lui, lontano, lasciando tutto e tutti: i due adesso vivono insieme come una coppia qualsiasi. L’uomo lavora come insegnante, la donna si occupa della casa, e – da devoti cristiani - progettano prima o poi di sposarsi. Quasi un lieto fine se alle loro spalle non si fossero lasciati le macerie di una famiglia riminese distrutta e le ferite di una vicenda controversa, sebbene chiara dal punto di vista processuale. Forse non esistono verità semplici.
La scelta della donna, che ha segnato per sempre anche il rapporto con il figlio, avvenne in udienza: testimoniò in favore del religioso. Davanti al giudice rivelò per la prima volta i suoi sentimenti e la natura del loro legame nascosto, allontanando così da lei, per sempre, sia l’adolescente sia l’uomo che all’epoca era ancora suo marito (questi provato dalla separazione, dal dolore per quanto accaduto al ragazzo e dallo stress del giudizio morì di lì a poco). La difesa adombrò la tesi che a innescare le accuse del minore fosse stata l’esplosione di un conflitto tra i genitori provocato proprio dall’irruzione dell’ex sacerdote nelle loro vite, fino ad allora tranquille. Una vendetta per punire il seduttore della madre, responsabile del disfacimento familiare.L’incontro tra i due, una specie di colpo di fulmine nonostante il contesto (un pellegrinaggio) avvenne a bordo del pullman diretto al santuario mariano di Medjugorie. Il religioso non ha mai esercitato nella diocesi di Rimini, ma all’epoca collaborava con un parrocchia della zona e si occupava di assistenza agli anziani. Non diceva messa, né indossava il clergyman ma si sentiva sacerdote a tutti gli effetti e infatti lo era nonostante un conflitto con la propria congregazione di carattere formale perché aveva intrapreso degli studi personali a Roma senza il “permesso” dei superiori. Fu il padre del ragazzo ad aprirgli le porte di casa: lo invitò a stare vicino al ragazzo, a fargli da guida spirituale e culturale, a limitarne esuberanza e fame di esperienze, tipiche dell’adolescenza e all’origine di tante discussioni tra lui e la moglie. Le cose sembravano funzionare, fino a quando il minore parlò degli interessi morbosi del religioso verso di lui. Atteggiamenti strani (dall’assistenza in bagno alle passeggiate tra i viado) e abusi descritti nel dettaglio. «Spero che non capiti più a nessun altro». L’ex prete ha sempre negato. Non fu interpretata in chiave a lui favorevole la propria storia personale: un’infanzia travagliata, insidiata da un adulto. Per l’accusa, un classico: aveva ripetuto quanto subito da bambino. Lo psichiatra della difesa, Alessandro Meluzzi, parlò invece di “vittima designata”, proprio in quanto prete (l’avvocato difensore era Vincenzo Gallo). Nel 2009 l’imputato venne condannato a otto anni di reclusione per violenza sessuale aggravata nei confronti del minore di 14 anni (parte civile, avvocato Moreno Maresi). Poi la Corte d’appello dimezzò la pena a quattro anni riqualificando i fatti, ma confermando la sua colpevolezza e disponendo l’arresto in aula. Tornato allo stato laico e scontata la condanna, l’ex prete è da qualche tempo un uomo libero. Libero di vivere la propria storia d’amore con la madre del ragazzino che avrebbe violentato.

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