martedì 25 dicembre 2012

Oggi una grande festa: il compleanno Mitra e Cristo e di altri 9 Dei

Dei nati il 25 dicembre Il 25 dicembre è la data di nascita di moltissimi dei. Ecco un breve elenco: il dio Tammuz unico figlio della dea Ishtar nell'antica Babilonia;
il dio Oro nell'antico Egitto;
il dio Mithra, noto con l'appellativo di salvatore nell'antica Persia;
il dio Quetzalcoat, nell'antico Messico.
il dio Bacab, che si credeva messo al mondo da una vergine di nome Chiribirias, nello Yucatan;
il dio Huitzilopochtli, nell'antico regno azteco;
il dio Freyr, in Scandinavia;
il dio Bacco, nell'antica Grecia;
il dio Adone, nell'antica Siria;
il dio Ati, nell'antica Frigia noto anche come "Salvatore" e simbolizzato con un agnello.
Preghiera a Mithra "Per te, Dio del sole, silenzio di luce nel giorno e corone aureole di gioia che intrecciano ghirlande furenti di fuoco e di santità, nell'eterno cerchio del tempo, nel lento trascorrere delle stagioni con te sbocciano spighe di grano fatate, si alzano e abbassano le fiaccole della vita e della morte. Il corvo diventa leone attraversando la porta dell'Oltre, pane e vino l'ultima cena di Mithra prima dell'ultimo viaggio, ad incendiare ruote di carro fatate verso il Sole eterno e splendente. Falci di luna proteggono la purezza del miele, cogli il vento e salvaci dalla tenebra senza speranza. Rosso è il tuo viaggio attorno al cielo, per divenire luce e poi notte, per divenire vita e poi morte sotto i mille anelli di Saturno e del tempio dell'oro. Per te, supremo fra gli dei nell'invernale gelido alito solchiamo la terra avida di seme e di vita, stringiamo le nostre fuggevoli vite fino al tramonto del male." Il culto del dio Mitra, divinità di origine persiana le cui prime tracce risalgono al 1300 a.C. ma probabilmente molto anteriore, è uno dei culti orientali che tramite il mondo ellenico si diffusero a Roma in alternativa alla religione ufficiale. La leggenda narra che il dio decide di venire al mondo incarnandosi nel ventre di una vergine, e vede la luce in una grotta. I festeggiamenti per la sua nascita avvenivano il 25 dicembre (vale la pena ricordare che la Chiesa ha accettato solo nel IV secolo, più o meno nel 335 DC, tale data come effettiva data di nascita di Cristo) e, sempre secondo la leggenda, Mitra avrebbe abbandonato il mondo terreno per tornare in cielo 33 anni dopo essersi incarnato. Il Dio decide di incarnarsi al fine di sconfiggere il male cosmico e morale, salvando così il genere umano. Nell'iconografia la divinità viene spesso rappresentata insieme a due personaggi, detti i dadofori o portatori di fiaccole: i loro nomi erano Cautes e Cautopates, ed erano talmente legati al dio da costituire in pratica un'unica divinità, il triplice Mitra. Il primo dei due porta la fiaccola alzata, l'altro abbassata: rappresentano il ciclo solare, dall'alba al tramonto, e allo stesso tempo il ciclo vitale: il calore luminoso della vita e il freddo gelido della morte. Somiglianze con il cristianesimo: Le analogie con la religione cristiana non sono solamente legate ad una delle due leggende relative alla sua nascita, alla durata della sua incarnazione e alla sorta di aureola che il Sole gli dona. Il culmine del cerimoniale era un banchetto a base di pane (prodotto a partire dal grano, cioè dal midollo del toro) ed acqua (o forse vino, prodotto dall'uva, cioè dal sangue del toro). Anche in questo caso, la somiglianza con il rito cristiano dell'eucarestia è molto spinta. Il rituale mitraico prevedeva sette gradi di iniziazione: Corax, Crypticus, Miles, Leo, Perses, Heliodromus e Pater. Chi raggiungeva il grado più elevato, quello di Pater (che è lo stesso appellativo con cui ci si rivolge ad un sacerdote cristiano), era colui che officiava i riti, era considerato il rappresentante della divinità in terra, indossava un berretto ed un vestito rossi (come i cardinali) ed aveva un bastone da pastore con la punta ricurva (la mitra, appunto) come simbolo della propria posizione.
Uno dei tanti mitrei di ROMA Il luogo si trova in una delle gallerie sotterranee destinate ai servizi delle Terme di Caracalla e rappresenta un unicum anche per la presenza di una fossa rettangolare profonda 2,5 metri, fossa sanguinis, in cui veniva praticato il sacrificio del toro

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