mercoledì 26 dicembre 2012

I Dogon e il misterio di Sirio

Le straordinarie conoscenze astronomiche dei Dogon Sirio, la stella più luminosa della Costellazione del Cane Maggiore, appare basso sull'orizzonte poco prima dell'alba, sotto la Costellazione di Orione in direzione Sud, nei mesi di Luglio ed Agosto: mesi che sono appunto chiamati della "canicola". La sua breve distanza dalla Terra, appena 8,6 anni luce, gli assegna il secondo posto dopo il Sole come astro più luminoso del cielo. Gli antichi Egiziani, non avendo conoscenze astronomiche tali da poter legare la luminosità alla distanza, gli conferirono una notevole importanza nella loro cosmologia, spiandone con trepidazione nella seconda metà di Luglio la sua levata eliaca, in pratica il momento in cui l'astro sorge poco prima del Sole. In quel periodo avvenivano, ed avvengono tuttora, le benefiche e preziose inondazioni del Nilo il cui limo, ricco di minerali e humus, fertilizzava i terreni dell'Egitto, garantendo raccolti abbondanti nei campi. Ma gli Egiziani, non sapendo distinguere un legame di causa ed effetto da una semplice coincidenza temporale, pensavano che il sorgere di Sirio (Sothis) provocasse le tanto auspicate inondazioni, ed i loro sacerdoti, gli unici depositari delle conoscenze dell'epoca, parlavano di: "Sothis, il creatore di tutte le cose verdi che crescono". Anche l'adozione degli anni bisestili deriva dalle osservazioni di Sirio da parte degli antichi astronomi, i quali scoprirono che l'intervallo tra una levata eliaca e l'altra non è precisamente di 365 giorni, bensì di 365 giorni e 6 ore; scoperta che permise di correggere il calendario con la riforma che Giulio Cesare decretò nel 45 avanti Cristo. Oggi, grazie alla fisica nucleare e ad una migliore comprensione della dinamica stellare, sappiamo che Sirio è una stella di colore bianco con una temperatura superficiale di 8.000 - 10.000 gradi centigradi ed una magnitudine pari a - 1,4; mentre il Sole arriva ad una magnitudine di -26,9. La magnitudine misura la luminosità di una stella, e ad un basso valore numerico corrisponde un'elevata brillantezza dell'oggetto celeste. Nell'Ottocento le osservazioni di Sirio misero a dura prova i nervi degli astronomi, i quali erano notevolmente seccati dal fatto che la stella non stava ferma nel cielo, ma vibrava impedendo così di ottenere delle buone osservazioni. Queste vibrazioni consentirono nel 1844 al matematico tedesco Friedrich Wilhelm Bessel di ipotizzare la presenza di una stella compagna molto pesante che, oltre a ruotargli intorno, causava quelle seccanti perturbazioni. < Sirio A - Sirio B Quest'ipotesi fu brillantemente confermata da Alvan G. Clark, che la notte del 31 Gennaio 1862, mentre provava un nuovo obiettivo ottico costruito dal padre, riuscì a scorgere nelle vicinanze di Sirio una debolissima stella, diecimila volte meno luminosa. Negli anni seguenti un'attenta osservazione di Sirio B permise di scoprire che il suo periodo di rotazione intorno a Sirio A è di 50 anni, con masse rispettivamente di 0,9 e 2,3 masse solari. Periodo di rotazione di Sirio B intorno a Sirio A Ma c'era un grosso problema legato a Sirio B: una stima della temperatura superficiale dava un valore paragonabile a quella di Sirio A; quindi molto meno luminosa ma altrettanto calda. Come poteva Sirio B, con una massa molto più piccola, essere caldo quanto Sirio A? All'epoca l'enigma sembrava insolubile, mentre oggi sappiamo che Sirio B ha una massa spaventosamente densa: un milione di volte la densità dell'acqua. Nonostante questa elevata compressione la materia si trova allo stato gassoso, mentre ad alte pressioni la materia normale tende a solidificare. Un gas così compresso, denominato "degenere" o "superdenso", è estremamente resistente ad un'ulteriore compressione, perchè esercita esso stesso una fortissima pressione verso l'esterno: ed è questa enorme pressione ad impedire il collasso gravitazionale di Sirio B. La stella non può più subire un'ulteriore compressione, necessaria ad innescare il violento ciclo di fusione nucleare al suo interno: quindi è destinata a splendere solo a spese della sua energia interna, andando incontro ad una lenta ma inesorabile morte termica. Le stelle composte di questa materia "degenere" sono chiamate "nane bianche", e Sirio B è stata la prima nana bianca ad essere scoperta dagli astronomi. Dopo questa lunga premessa entrano in scena i Dogon, una tribù che vive a Mandiagara dal 3.200 A.C., 300 Km a sud di Timbuctu, nella regione africana del Mali, la cui cosmologia ricca di conoscenze astronomiche "moderne" lasciò sbigottiti i primi antropologi, Marcel Griaule e Germane Dieterlen, che li studiarono dal 1931 fino al 1952. La regione africana del Mali Dopo una speciale riunione religiosa, quattro dei loro massimi sacerdoti presero la "decisione politica" di svelare i segreti di Sirio ai due estranei, segreti che vengono tramandati oralmente di generazione in generazione dalla notte dei tempi, in quanto i Dogon non hanno mai sviluppato un linguaggio scritto. Per essi la stella più importante È la minuscola ed invisibile Sirio B, che chiamano "po tolo" (stella po); dove con il termine "po" viene indicato il seme del cereale che in Africa viene denominato "fonio" ed il cui nome botanico ufficiale È "digitaria exilis". Il chicco po, sconosciuto in Europa ed America, per i Dogon rappresenta il seme più piccolo conosciuto, quindi risulta naturale per loro utilizzare lo stesso nome per indicare la stella più piccola nel cielo. I Dogon, agli ormai stupefatti antropologi, disegnarono accuratamente l'orbita di po tolo intorno a Sirio A: non un'orbita circolare come sarebbe naturale pensare, ma un ellisse, di cui Sirio A occupa uno dei fuochi, spiegandogli anche che po tolo impiega 50 anni per percorrere la sua orbita. Come mai i Dogon non collocarono Sirio A al centro dell'ellisse, o in un altro punto qualsiasi? Perché lo piazzarono in uno dei due fuochi, dimostrando di essere in possesso di cognizioni astronomiche assolutamente inconcepibili per una popolazione primitiva e sprovvista di una preparazione scientifica adeguata, cognizioni che noi occidentali abbiamo imparato faticosamente sui banchi di scuola, studiando le leggi del moto planetario enunciate da Giovanni Keplero? Rappresentazione della 2a Legge di Giovanni Keplero Questi "primitivi" sapevano che la Terra ruota sul proprio asse, generando un apparente movimento delle stelle da est ad ovest, pertanto erano liberi dalle illusioni dei nostri avi europei, i quali credevano che il cielo e le stelle girassero intorno alla Terra. Lo stupore dei due antropologi raggiunse il massimo quando i sacerdoti Dogon dissero che tutte le loro conoscenze astronomiche gli erano state trasmesse dal "Nommo", un essere anfibio proveniente da Sirio, il quale arrivò sulla Terra a bordo della sua nave spaziale atterrando in una nuvola di fuoco e fiamme, per il bene dell'umanità. Quando ebbe finito la sua opera di civilizzazione il Nommo suddivise il suo corpo fra gli uomini affinchè se ne cibassero, fece bere il suo sangue, e donò tutti i suoi principi vitali. Subì anche il sacrificio della crocifissione ad un albero, necessario per poter purificare la Terra. Morì e resuscitò, promettendo di ritornare in futuro. Rappresentazione del Nommo (Oannes) Nella figura si vede a sinistra il Nommo (Oannes) che indossa un un copricapo a forma di pesce, forse una rozza rappresentazione di un "essere" con tuta spaziale? Mentre a destra si vede un oggetto che galleggia sull'acqua, che potrebbe essere una rappresentazione della nave spaziale con la quale il Nommo arrivo sulla Terra. Confrontando il copricapo a forma di pesce del Dio Oannes e l'attuale copricapo papale si è portati a concludere che la religione mitraica attinse a queste antiche conoscenze di "Dei tecnologici" che venivano dalle Stelle, utilizzando infatti lo stesso copricapo che verrà successivamente nel corso dei secoli "inglobato" all’interno della tradizione cattolica con l’attuale "Mitra" cristiana. Confronto tra il copricapo del Dio Oannes e l'attuale Mitra papale, indossato da Giovanni (Oannes) Paolo I E' soltanto una coincidenza che molti Papi della Chiesa Romana hanno scelto il nome "Oannes" (Giovanni), oppure è un'ulteriore tassello che avvalora l'ipotesi di "Dei tecnologici" che arrivarono con le loro navi spaziali sulla Terra in tempi remoti? A questo punto mi assale un dubbio atroce: se il bagaglio culturale dei Dogon risale al 3.200 A.C., quindi ben 1.200 anni prima della nascita di Cristo, non potrebbe essere che ... ... ... Qui mi fermo lasciando ai lettori l'ardua risposta. Giovanni Zavarelli

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