venerdì 24 febbraio 2012

La concezione spirituale che abbiamo perso



La visione spirituale della vita e l’ideologia moderna


di Giandomenico Casalino


Ciò che distingue RADICALMENTE la nostra concezione di cultura, in senso lato, da quella dominante, che è illuministica e quindi razionalistica ed individualistica, è proprio il fatto che per noi la cultura è sostanzialmente VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO (Weltanschauung) che è presente in un essere umano sin dalla nascita come potenzialità da sviluppare, come forma interna, come carattere, che non si acquistano sui libri (la nostra cultura non e libresca!...);
essa è viva come la vita, è anima e sangue, è sesso e passione, è intelletto e sentimento, è il senso REALE del mondo, la sua visione concreta. E la cultura platonico-aristotelica, quindi è qualcosa che nessun “docente” insegnerà mai, è qualcosa che è necessario RICORDARE, perché l’uomo moderno (diciamo da Cartesio in poi...) ha DIMENTICATO. Che cosa è necessario ricordare? E semplice: ciò che le droghe ideologiche moderne hanno impedito di vedere alla nostra mente, al nostro spirito e al nostro occhio nonché di sentire ai nostri sensi (l’occhio per Platone quasi non è uno dei sensi ma la finestra dell’anima sul mondo); RICORDARE che il mondo e un intreccio, una tra ma di microcosmi e macrocosmi che hanno TUTTI lo stesso ordito, cioè la stessa legge, lo stesso LOGOS, che è la FORMA, tanto nell’infinitamente piccolo, quanto nell’infinitamente grande (dalla galassia all’atomo, dalla cellula all’organismo, tanto animale quanto vegetale e minerale). La Forma è quello che i Greci chiamavano COSMO, cioè la luminosità vivente dell’armonia, dell’equilibrio, dell’ordine del BELLO che, proprio perché nella luce, sono visibili e riconoscibili dall’uomo che, essendo un Dio mortale, è l’unico ad avere la capacità di vedere la Forma che è lo spirito che illumina e rende visibili le cose del mondo, gli enti, che sono tutti REALI, tanto quelli concreti e visibili quanto quelli astratti ed invisibili. Allora il mondo è l’insieme vivente ed organico, cioè necessariamente legato, degli Dei, degli Eroi, dei Demoni, delle Potenze dell’Anima del Mondo, che sono quelle stesse potenze che attraversano l’anima dei viventi; èl’insieme delle piante, delle genti, degli animali, degli uomini e delle donne. “Noi siamo immersi nell’Anima, come la rete nel mare”, dice Plotino; “Tutto è pieno di dei”, dice Talete. Tutto ciò o lo si ricorda, come affermano Platone ed Evola, oppure è vano anche parlarne. Pertanto non tratterò di un pensatore, perché Evola non è il filosofo nel senso moderno del termine, cioè l’ideologo astratto che crea dal niente mondi irreali (la società liberale, marxista...) ma dirò qualcosa di ciò che Egli, ultimo testimone di quella visione del mondo che è reale e normale, ha inteso farci ricordare. E da dire che tale visione del mondo, essendo la visione tradizionale tipica dell’uomo che è nella norma, cioè nell’ordine, è qualcosa che è intima all’umanità e ciò da SEMPRE, e quindi è una visione che avendo per soggetto l’intelletto visivo e per oggetto la Forma, cioè lo Spirito che sono Eterni, è essa stessa al di fuori del tempo e dello spazio! Può essere presente in una civiltà collocata nel passato, come nel presente o ripresentarsi in un futuro prossimo o remoto. “Tutto ciò che è in basso è simile a tutto ciò che è in Alto e tutto ciò che è in Alto è simile a tutto ciò che è in basso, per fare il Miracolo della Cosa Una”, insegna la Tavola Smeraldina, antico testo alchemico, e vuol dire che il microcosmo, cioè l’uomo, la Comunità degli uomini, il mondo terrestre, sono e devono essere simili al macrocosmo, cioè all’Universo, la Comunità Divina degli Astri e dei Pianeti, nonché delle Galassie, perché tutto ciò è il Miracolo dell’Unità: UNIVERSO= VERSUS UNUM= che va verso l’Uno. Allora se l’Universo che noi vediamo è il Cielo luminoso, dove la luce che è la Vita e la Conoscenza, l’Ordine del tempo e dello spazio, è il Principio, anche sulla terra deve essere così! Noi dobbiamo IMITARE, per quanto sia possibile, quell’Ordine, afferma l’uomo della Tradizione, per la semplice ragione che quanto più il mondo degli uomini, la Comunità politica, si avvicina all’ordine cosmico che è eterno da sé e per se, tanto più la stessa Comunità politica si avvicinerà all’eternità come tensione e modello. Pertanto i principi su cui si regge la società tradizionale sono Autorità, Ordine, Giustizia e Gerarchia, che sono gli stessi che governano il Cielo luminoso, i movimenti dei Pianeti e degli Astri, mediante Amor che muove il Sole e le altre stelle, come insegna Dante. L’uomo, Stato in piccolo, deve essere governato, illuminato, dalla Mente, voùς, dicevano i Greci, intellectus, i Latini; che è il Sole dell’uomo ed è la sfera dell’ordine GIURIDICO-RELIGIOSO che FORMA, cioè dà la FORMA all’ordine POLITICO che è l’insieme organico degli uomini, tanto i vivi quanto i morti, aventi il medesimo Destino, cioè un mandato sacro che proviene dal Divino e che quegli uomini devono riconoscere ed attuare, come Ordine degli Dei. Ed è l’Impero, la Res Publica, che noi traduciamo impropria­mente con la parola moderna Stato. Questo è l’Ordine virile, paterno, solare, ma vi è anche il cielo stellato ed illuminato dalla Luna, che è l’Ordine femminile, la luce tenue e delicata, fredda e non propria che governa la dimensione del sesso e che tramite la potenza dell’Eros coniuga i due mondi; ed è la sfera della riproduzione e della maternità, della economia (òikoς vòμoς = LEGGE DELLA CASA), della conservazione delle provviste, della produzione dei beni e della ricchezza. Re divino, guerrieri e contadini-operai (Jupiter — Mars —Quirinus). Ordine economico e moneta, competenza del principio femminile sono governati dal principio solare e paterno della mente, tanto nell’uomo quanto nella Comunità degli uomini. La parola CAOS è di origine greca ed i greci volevano significare l’apertura, l’antro oscuro ed umido, il “mundus” dei Romani che è la porta per transitare nel mondo dei Mani, cioè gli antenati come giacimento di ricchezza di Vita in senso liberato; ora nell’antro, nella caverna, nel CAOS che non ha forma poiché è scuro e non visibile, perché non vi è la luce, entra il raggio del Sole che è l’organo del Disco Aureo ed è il principio verti­cale, come la lancia di Marte, come l’Obelisco, ed illumina l’antro, la caverna, generando la Forma, il COSMOS, l’Ordine; ed è l’atto sessuale come impronta impressa nella morbida cera; questo è il Miracolo dei due mondi gerarchicamente complementari per fare la Cosa Una. Autorità deriva dal verbo latino AUGERE (donde auctor, augur, auguratus, augustus...) che ha il significato di dare, donare, accre­scimento, aumento di forza, di virtus, di potenza di legittimazione e quindi di rapporto con il Divino ed essa è il cardine intorno al quale ruota la Civiltà Tradizionale. Il fine ultimo dell’Ordine Politico, la SOLA ragione per cui esiste è quella di ricondurre l’uomo, per mezzo della Legge, e quindi del rito giuridico-religioso,quanto più è vicino possibile al Cielo verso Juppiter, attraverso l’Autorità che stabilisce le sfere di «maiestas», cioè di competenze, di “honores” ed è la Gerarchia naturale dei corpi sociali (corporativismo), attribuendo ad ognuno il suo (unicuique suum tribuere); ciò realizza l’Armonia, l’Ordine della Giustizia, cioè il Bene Comune dell’intero organismo, che è un insieme di corpi sociali legati dal rapporto funzionale ed organico, proprio come l’organismo dell’uomo, della pianta o dell’Universo. Allora l’Ordine politico-giuridico-religioso, la sfera superiore, è il Pedagogo, l’Educatore, cioè l’Autorità che “e-duca”, cioè “conduce da”: dal basso verso l’Alto; la società tradizionale ed organica governata dall’Alto ed indirizzata verso l’Alto è la forma occidentale e romana del socialismo patriottico ed antimaterialista che aborrisce l’individuo ma difende e forma la persona, poiché la sua linfa vitale, il sangue che scorre nelle sue vene è la visione eroica e spirituale della vita e del mondo. E la nostra Tradizione, quello da cui proveniamo e che ancora portiamo dormiente dentro di noi: e la trasmissione, la consegna (traditio...) elleno-romano-germanica, è la POLIS greca, microcosmo ad immagine del Mondo degli Dei, sono Platone, Aristotele e Plotino eredi altrettanto guerrieri dell’epos eroico di Omero e della sua società aristocratica; è il Miracolo, il Mistero di Roma che realizza l’Ordine per mezzo della Giustizia (con il consenso sincero e duraturo sino a divenire Mito di sterminati popoli che si riconosceranno nella Romanità e diverranno romani pur non dimenticando le loro radici...). Roma diviene da città Mondo, il macrocosmo, l’Impero senza fine e limite nel tempo e nello spazio, l’Impero Eterno, perché creato ad immagine di quello di Giove Ottimo Massimo; è la restauratio Romani Imperii del cosiddetto Medioevo, è il Mito delle genti germaniche, dagli Ottoni a Federico Il sino a Dante: la Res Publica cristianorum non può che essere la prosecuzione della veneranda antica Res Publica pagana. Tutto ciò, in termini contemporanei, si è tradotto nel grande tentativo, l’ultimo, operato dal Fascismo, come fenomeno epocale europeo e come generale stato d’animo e visione del mondo o complesso dl Idee senza parole, di ripensare in termini Mitici e Simbolici il mondo, di ritornare, cioè di fare una RIVOLUZIONE e quindi di REVOLVERE (compiere l’intero giro per tornare al punto di partenza... come i pianeti...) ai principi della nostra Tradizione. Il Fascismo volle, pertanto, realizzare lo Stato Organico e quindi Corporativo, dice Evola, Corpi sociali gerarchicamente ordinati e rappresentati che si autogovernano nell’ambito della produzione dei beni; si affermava che l’iniziativa nella produzione degli stessi può essere o pubblica o privata, poiché ciò è un fatto puramente tecnico e non politico (come vuole l’individualismo liberale o il collettivismo marxista); è l’Ordine Politico-etico che DECIDE POLITICAMENTE secondo la sua visione dei FINI, quale STRUMENTO sia più adatto in quel momento storico alla produzione della ricchezza (la Dichiarazione VII della Carta del Lavoro del 21 aprile 1927 parla di STRUMENTO...), se sia quello dell’iniziativa privata o pubblica, che, comunque, nella visione organica della società che ha il Fascismo, hanno sempre una finalità pubblica ed una funzione sociale, cioè per il bene di tutti i cives. Anzi il concetto autonomo e sovrano di economia (tipico delle ideologie astratte e disumane del liberalismo e del marxismo) scompare e la stessa economia è intesa come politica economica, cioè come appendice della sfera d’influenza e di governo dell’Ordine Politico e non più come la sacra scienza neutra e metafisicamente vera e quindi valida per tutti nonché politicamente sovrana, che è il concetto liberal­marxista dell’economia, ed è poi quello odiernamente dominante come ideologia del mercato quale collante del pensiero unico liberista tecnocratico. Nel Fascismo riappare pertanto il sano principio delle società tradizionali e cioè delle Comunità che si differenziano dalle società (vedi F. Tònnies) proprio perché l’economia come categoria autonoma del pensiero non esiste ed è intrecciata nella trama sociale insieme al giuridico-religioso e quindi al Politico (vedi a tal proposito gli studi fondamentali di Karl Polanyi). Secondo la dottrina del NAZIONALSOCIALISMO, il popolo misura il valore dei beni prodotti da esso stesso con la moneta che è di sua proprietà (nella Res Publica Romana è il Senato che conia la moneta e nell’Impero è il Principe, e sono ambedue organi esecutori della volontà del Popolo Romano), accettata convenzionalmente da tutto il Popolo, come simbolo della misurazione del Valore degli stessi beni prodotti; (Aristotele nell’Etica Nicomachea definisce la moneta “NOMISMA” cioè fatto del NÒMOS cioè della legge, quindi convenzionale). Pertanto la Sovranità, anzi la Majestas del Popolo non può rinunziare alla sua moneta ed al diritto di coniarla o stamparla cedendola al banchiere, che eserciterà, come esercita, tale diritto per i suoi fini di lucro... (vedere al riguardo R. Dubail, L’ordinamento economico nazionalsocialista, Ed. del Veltro). Nella stessa azienda il Fascismo tende a rinnovare e restaurare, mediante la disintossicazione dai veleni capitalistici e marxisti cioè materialisti, l’antico senso feudale della Comunità di uomini e donne, legati da un progetto comune alla cui gestione politica partecipano tutti; ognuno nel rispetto delle proprie competenze e gerarchie; il denaro finalizzato a creare altro denaro (investimenti puramente finanziari) non può avere la direzione politica dell’azienda che spetta alla stessa, quale piccola corporazione, e, salendo nella gerarchia della comunità, ai vertici dell’Ordine politico: la gestione politica dell’azienda spetta a chi produce e non a chi non partecipa al processo produttivo, ne è estraneo e si limita ad investire il suo denaro con finalità di lucro, a costui andrà solo il suo giusto profitto (dice S. Tommaso). In sostanza è lo stesso principio che nell’ordine dello Stato non può consentire al mercante di decidere i destini della Nazione e del Popolo (cosa odiernamente di normalissima accezione...). Essendo la nostra tradizione di natura europea ed il Fascismo fenomeno altrettanto europeo, esso pensò che anche la stessa Europa può salvarsi dalla rovina materialistica ed edonistica solo mediante la restauratio Imperii, tornando all’unitotalità del Principio spirituale forte proprio perché tale, intorno al quale ruotano liberamente ed organicamente le città, le nazioni come imitazione dell’impero di Augusto quale ordinamento sovranazionale. Possiamo, giunti a questo punto, evidenziare “a contrario” i caratteri essenziali dell’uomo moderno. Il grado di differenziazione massima nei confronti delle società tradizionali ed organiche risiede nei fatto che l’uomo moderno è individuo! Egli nasce tale, nel momento in cui, alla fine del Medio Evo, per un insieme di cause di cui qui non possiamo trattare per ovvie ragioni di spazio, diviene sempre più “atomo”, nel significato di soggetto che non riconosce più alcun modello trascendente nè alcun legame sociale, politico o religioso, non tollera pertanto di essere parte necessaria di un organismo unitario sia esso la società politica o l’ordine naturale, non ha più tradizioni comuni con i propri simili che pur vivono ed operano insieme ad esso nella stessa città. Non pensando più la società in termini olistici, cioè come totalità organizzata, ma come semplice somma di parti, si “libera” da ogni vincolo che sia quello della Corporazione di Arti e Mestieri o quello derivante dal riconoscere la superiore autorità Imperiale o Papale, anche in tema di liberalizzazione dell’attività economica. L’uomo moderno non privilegia più la terra, le sue leggi e i suoi beni, ma inizia ad accumulare ricchezza mobile sviluppando sempre più un atteggiamento psichico mercantile: si passa così dalla progressione naturale finalizzata, in economia pre-moderna, al solo soddisfacimento dei bisogni necessari e cioè Merce-Denaro-Merce a quella tipica dell’accumulazione capitalistica che è Denaro-Merce-Denaro, dove nella prima la finalità è la merce, cioè i beni reali, nella seconda è il denaro, ed è la differenza radicale tra economia reale e finanziaria ed attualmente prevale in modo mostruoso la sola dimensione finanziaria. Tale individuo, facente parte di una folla solitaria di altrettanti individui, comincia a pensare che, se non vi sono «cose» comuni che legittimino lo stare insieme formando NATURALMENTE una comunità, allora le stesse non sono mai esistite e quindi la società politica ha un’unica origine che è della stessa natura di quell’impulso egoistico che lo spinge a contrarre legami pur necessari con altrettanti individui: ed è nato così il pensiero dell’origine contrattuale della società politica e non naturale come da sempre si era pensato e creduto. Cioè scompare la coincidenza necessaria tra microcosmo (società organica degli uomini) e macrocosmo (ordine universale) e la società politica viene pensata non più come imitazione dell’ordine universale, ma come frutto delle ideologie umane. Ciò significa che, si comincia ad immaginare che, come l’individuo per tutelare un suo attuale interesse o per realizzare un suo potenziale utile ha necessità di stipulare un contratto, così gli uomini, per difendersi dai pericoli comuni o per tutelare i loro interessi, in tempi remoti, hanno CONTRATTUALMENTE deciso di riunirsi in una società che ha dovuto accettare l’autorità imperativa dello Stato, considerato però come «male necessario” stante la supposta natura dei contraenti derivante dal “principio”: «Homo homini lupus». Tale autorità politica, però, ritiene l’uomo moderno, non deve interferire nella sfera dei suoi interessi, sempre più dominati dall’etica dell’utile quale misura di tutte le cose nonché dalla convinzione che è l’uomo creatore del proprio destino e non più alcuna divinità nè legge nè tantomeno tradizione comune. Ragion per cui egli creerà un suo diritto che è il giusnaturalismo individualistico, razionalistico ed immanente, avente due sole finalità, la prima: difenderlo da quel “male necessario”, che è sempre un potenziale nemico, tollerato, pertanto, a malapena; la seconda: è quella di riconoscere, codificare e quindi tutelare, con un’aura di «sacralità”, il suo moderno concetto del diritto di proprietà, non avente più alcuna funzione pubblica, nè sociale, nè politica come era riconosciuto in ogni forma di società tradizionale, ma solo quella di essere in fin dei conti la proiezione materializzata del suo unico ideale di vita, ragione stessa del suo frenetico operare: la ricchezza ed il lusso, frutti della sua nuova religione che è il cieco lavoro materializzato e quindi non più elevato ad Arte nel senso antico del termine; nonché della sua etica dell’accumulo monetario. Pertanto, si può sinteticamente affermare a livello di storia complessiva delle idee del mondo moderno, che esso è una progressione evidente di sovversioni che gradualmente hanno scardinato l’ordine tradizionale esistente: la prima è il Protestantesimo che è rivoluzione religiosa, la fondamentale, che distacca infatti l’uomo religioso dalla superiore autorità, lo isola, lo autorizza alla «libera” interpretazione dei testi ma, cosa ancor più rilevante, benedice la sua ricchezza riconoscendo l’attività economica coronata da successo come “segno” di benevolenza divina; poi sopraggiunge la seconda inevitabile fase, dopo quella religiosa, che è quella politica (infatti dopo Dio viene il Re...!) dell’Illuminismo e della rivoluzione dell’89, per proseguire in questo secolo con la rivoluzione bolscevica del ‘17, che è la sovversione sociale cioè dell’ordine naturale della società; mentre è in corso la più radicale delle sovversioni che è quella dei sessi, della manipolazione genetica e dello stesso organismo umano (clonazione).

lunedì 20 febbraio 2012

Aveva ragione Evola




Le accuse che Evola mosse a Montini futuro Papa Paolo VI erano fondate. Solo che a quei tempi il potere era in mano alle bande democristiane che con figure losche come Andreotti andavano a gestire l'informazione.

Don Luigi Villa il Vittorioso “Avvocato del diavolo”

Articolo dell’Avv. Salvatore Macca ( Presidente emerito della Corte d’Appello di Brescia
Presidente on. Aggiunto della Corte di Cassazione
Cavaliere di Gran Croce)

Chi è Don Luigi Villa? È un sacerdote, dottore in teologia, che ho avuto il piacere di conoscere di recente. È stato un piacere perché considero persone particolari, e meritevoli di grande rispetto, coloro che, per sostenere le buone cause e per il trionfo dei princìpi, delle regole e delle idee che costituiscono il filo conduttore della loro vita e del loro cammino, sono pronti alla lotta e alle rinunce.
Lottare contro l’ostracismo, la discriminazione, l’emarginazione e la ghettizzazione da parte di coloro per i quali rappresentano degli scomodi importuni, dei fastidiosi ostacoli alle loro prevaricazioni. Rinunciare alla vita comoda e a tutti i vantaggi che derivano dalla supina acquiescenza alla volontà dei più forti, dei prepotenti detentori del potere e della ricchezza.

Fra le battaglie di don Villa ce n’è stata una in cui ha duramente lottato per dimostrare la reale natura e gli aspetti negativi della personalità di Paolo VI, al secolo Giambattista Montini, come uomo cattolico. Lotta resa più dura dal fatto di essere il Montini nato e vissuto nella provincia di Brescia e dunque sostenuto dai bresciani con forte impegno, anche per ragioni di “campanile”.
Don Luigi, per sostenere la propria battaglia, ha scritto e pubblicato un’opera imponente, importantissima, denominata “Trilologia montiniana”, costituita da tre volumi dai titoli significativi, e cioè “Paolo VI… beato?”, “Paolo VI: processo a un Papa”, e “La ‘Nuova Chiesa’ di Paolo VI” (Editrice Civiltà, Brescia, Via Galileo Galilei 121). L’autore ha portato avanti la sua lotta con argomentazioni e documenti di valore ineccepibile.
Per bloccare e impedire la beatificazione si è avvalso anche della regola, voluta dalla stessa Chiesa, o meglio, dalla Congregazione per la causa dei Santi, secondo cui, nel soggetto proposto per la beatificazione, si devono riconoscere i segni soprannaturali dell’approvazione divina, cercando di veder chiaro sulla “reputazione della santità della vita” per poi studiarne “la eroicità delle virtù”. Peraltro, il diritto di cercare notizie e di fornire informazioni, è riconosciuto a chiunque, e non soltanto a soggetti qualificati, quale è certamente un sacerdote.
Per la verità, anch’io, qualche anno fa, ho avuto per le mani un libro, di cui è autore Franco Bellegrandi, Cameriere di Spada e Cappa di Sua Santità, dal titolo “Nichitaroncalli”, finito di stampare nell’agosto del 1994 (Edizioni internazionali di letteratura e scienze, EILES di Roma, Tipografica edizioni grafiche Manfredi, s.n.c., Via G. Mazzoni, 39 A, Roma), in cui l’autore, molto informato dei fatti per la carica allora rivestita, scrisse cose sconvolgenti sul Pontefice in questione, che proiettavano una luce sconcertante e sinistra sulla sua personalità, e che, in mancanza di una qualsiasi contestazione dell’interessato, si devono dare per ammesse.
Si trattava di comportamenti disonorevoli per qualunque persona dotata di normale dignità e che, a maggior ragione, riferendosi a un personaggio di così alto livello, contrastavano clamorosamente con la reputazione della santità della vita, ed escludevano la dote della eroicità delle virtù. Per i fatti appresi dal libro, neanche un uomo comune si sarebbe potuto definire virtuoso, e men che meno eroicamente virtuoso. Allora, nel capitolo del libro scritto da me per l’esame di un altro problema, non volli ripetere, né propalare, per una sorta di riservatezza estrema, e per non infierire sul personaggio, i comportamenti molto degradanti che avevo appreso leggendo l’opera di Bellegrandi.

Tornando a Don Luigi Villa, nei tre volumi della “Trilogia”, l’autore illustra tutto ciò che Paolo VI, violando le regole dell’ortodossia cattolica, fece contro quelli che erano sempre stati i princìpi vigenti, riconosciuti, applicati e rispettati dal clero e dai fedeli osservanti. Soprattutto mise in evidenza la sua attrazione “fatale” per la massoneria, corredando le affermazioni enunciate con documentazione fotografica assai convincente.
Perfino la famiglia materna del Papa, la famiglia Alghisi di Verolavecchia, non era immune dal culto dissacrante della massoneria. Nel cimitero di tale cittadina, infatti, dove sono sepolti alcuni membri della citata famiglia, è dato rilevare, sui monumenti funebri, la simbologia massonica.
Quanto allo scrupolo e all’impegno di don Luigi per la sua battaglia, non si dimentichi che non gli sfuggì un particolare importantissimo e molto grave.
Egli, infatti, segnalò a chi di dovere, che sulla “Porta di bronzo” della Basilica di San Pietro, e in particolare in una formella della “Porta del bene e del male”, la figura raffigurante Paolo VI, a differenza di quelle riguardanti gli altri Papi, era collocata di profilo.
Ciò per lo scopo evidente di consentire che venisse offerto alla vista del pubblico il dorso della mano sinistra di Paolo VI su cui era scolpita la “Stella a cinque punte”, ossia il “Pentalfa massonico”. Proprio per la segnalazione di Don Villa, dalla scultura fu cancellato il “Pentalfa”.

All’opera di Don Luigi, diretta a evidenziare la autentica devozione del Montini per la massoneria, si è affiancata anche quella di un ingegnere bresciano, Franco Adessa (Editrice Civiltà, Brescia, Via Galileo Galilei, 121), il quale ha pubblicato un libro, “A Paolo VI, un monumento massonico”, in elegante veste editoriale e corredato da numerose fotografie e da disegni tecnici appositamente studiati per meglio illustrare la pubblicazione.
L’autore si occupa di un monumento in bronzo, collocato sul Sacro Monte di Varese, dedicato a Paolo VI dallo scultore Floriano Bodini, che a suo tempo suscitò non poche polemiche. Adessa, con dettagliata e minuziosa analisi del complesso dell’opera e dei suoi particolari, dimostra, traendone le dovute conclusioni, che il monumento, sebbene apparentemente dedicato al Papa Paolo VI, serve ad esaltare la massoneria e, con essa, il massone Paolo VI.
Tutta la struttura dell’opera, compreso il basamento, è permeata dalle immagini e dal simbolismo massonico, compresa una pecora a cinque zampe, mentre immagini e simbolismi cattolici sono quasi ignorati e passano inosservati. E dunque, si finisce col notare ed onorare, nel monumento, non un Papa che esalta i princìpi, le regole, il rituale, le ispirazioni della liturgia cattolica, della quale dovrebbe essere il principe e il sostenitore, bensì quelli della massoneria, cioè di una sètta ben lontana da ciò che un Papa ha il dovere di esaltare.
Non si dimentichi, peraltro, che l’inaugurazione del monumento avvenne il 24 maggio 1986, alla presenza dell’allora ministro degli esteri Giulio Andreotti, e del segretario di Stato del Vaticano, Cardinale Agostino Casaroli, che benedisse l’opera. Ispiratore di questa era stato monsignor Pasquale Macchi, segretario di Paolo VI e arciprete del Sacro Monte. Com’è noto, Andreotti, Macchi e Casaroli appartenevano alla massoneria, come Adessa dimostra nel suo libro con ineccepibile documentazione.

D’altronde, tornando alle regole relative alla reputazione della santità della vita, non posso non ricordare che il partigiano comunista e terrorista Leonardo Speziale, che nell’autunno del 1943 cominciò ad operare a Brescia e provincia, costruiva ordigni esplosivi con tubi metallici imbottiti di tritolo, costruiti in casa Montini a Concesio. Il primo fu fatto esplodere la sera del 31 ottobre 1943, in via Spalti S. Marco, al passaggio, in bicicletta, del direttore delle carceri giudiziarie di Brescia, dott. Ciro Miraglia, un padre di famiglia con 4 o 5 figli, e del suo accompagnatore, un giovane milite diciannovenne di Ghedi, Andrea Lanfredi, che vennero dilaniati dallo scoppio.
Come risulta dalla biografia dello Speziale, non scritta da lui perché analfabeta, ma, in base alle sue dichiarazioni registrate, da certi Gianfranco Porta e Maurizio Magri, lo Speziale ebbe a dire che i Montini di Concesio erano “tutti cattolici”, aggiungendo poi: “non conosco quali legami esistessero tra loro e la famiglia di Paolo VI, ma sono certo che tra loro esistessero legami di parentela”.
Giambattista Montini, nato il 26 settembre 1897, figlio di un avvocato, all’epoca aveva 46 anni, e apparteneva a una famiglia di antifascisti. Nonostante i riferimenti piuttosto generici e ambigui, non si sa bene se così voluti dallo Speziale o dagli estensori delle sue narrazioni, sembra di poter ritenere che la famiglia Montini che l’ospitava nella propria casa di Concesio, e che era pienamente consapevole del lavoro preparatorio di atti di terrorismo che egli compiva in quella casa, e che, oltre a dargli alloggio, gli somministrava vitto e vestiario per sé e per i suoi compagni, fosse proprio quella del futuro Papa.
Se non altro perché era una famiglia dalle forti disponibilità economiche e finanziarie, in grado di fornire, non solo danaro, ma anche generi in natura, alimenti e vestiario, allora difficilmente reperibili a causa delle restrizioni belliche.

E dunque? Le conclusioni le lascio a chi vorrà leggere i libri ai quali ho fatto richiamo e tener conto delle mie personali nozioni.
Una cosa è certa, però.
Che la beatificazione di Paolo VI, un Papa tutt’altro che beatificabile, non andò in porto soprattutto per merito pressoché esclusivo di don Luigi Villa, il vittorioso “Avvocato del diavolo”, funzione abolita - dicesi - da Papa Wojtyla, che serviva a definire il ruolo di chi svolgeva il compito del pubblico ministero nei processi di beatificazione. Senza dimenticare il lavoro dell’ingegnere Franco Adessa validamente affiancato a quello di don Luigi.
Sarei ora curioso di sapere se ci sia qualcuno che possa essersi rammaricato, o che si rammarichi, per la mancata beatificazione di un personaggio come quello di cui mi sono occupato in queste note!

sabato 18 febbraio 2012

Il potere dell'i-dea, o quello che non si vede



Questa è un'immagine di una sensualità straordinaria, quel triangolo di stoffa esalta quello che se fosse direttamente messo in evidenza non toccherebbe nessuno.

L'uomo che si avvicina alla divinità




LA LINGUISTICA COSMICA DI PAVEL FLORENSKIJ

La magia della parola.... Pavel A. Florenskij (1882-1937) compie gli studi a Mosca con il matematico Bugaev. Nella capitale russa conosce il poeta A. Bely, grazie alla cui amicizia si avvicina al movimento simbolista e si apre alla dimensione mistica della parola. Florenskij si rivolge poi agli studi teologici e si trasferisce nei pressi del Monastero della Trinità di San Sergio a Sergiev Posad, dove prosegue il suo itinerario formativo.
In tale località rimane fino al momento dell’arresto e del successivo internamento nei gulag. Tenta di coniugare la visione cristiana ortodossa con il pensiero moderno, scoprendo la profondità e la sacralità del linguaggio. Il valore magico della parola diventa la tesi fondamentale della concezione di Florenskij.

Il riflesso del verbo divino si estende dunque alla parola, attraverso un processo che porta “alla venerazione del nome”. Intorno a questo concetto divampa in seno alla Chiesa Ortodossa una violenta polemica, che suscita la condanna dei monaci del Monte Athos. La riflessione di Florenskij sulla “venerazione del nome” svela il legame decisivo della parola con la realtà e dischiude le prospettive del pensiero verso nuovi orizzonti, quelli del “realismo ontologico”, cavallo di battaglia della filosofia di Florenskij.
Secondo l’Autore l’uomo non possiede da se la parola, ma la riceve in dono. Come i talenti del Vangelo, l’uomo deve lavorare la parola, farla maturare e maturare con essa. Dallo sforzo messo in atto emerge proprio quella magia della parola, che caratterizza il senso autentico della comunicazione dell’uomo.
La modernità di questa interpretazione di Florenskij si concilia con la ricerca del significato dell’essere e del divenire. Una ricerca che porta nel cuore del mistero della dimensione del tempo. In quella“quarta” dimensione che proprio Florenskij riconosce, con anticipo sulla filosofia della scienza contemporanea, come aspetto costitutivo della realtà nel suo complesso. Un momento di raccordo tra il passato e il futuro, attraverso la comprensione del presente.
*14.09.2009

Esiste ben altro oltre che l'uccisione dei tori


E' l'esplosione della vita!

venerdì 17 febbraio 2012

La festa di San Firmino a Pamplona, fra paganesimo e cristianità mediterranea


L'eterno potere della tauromachia che evoca le potenze della riproduzione, il sesso antidoto contro la morte e il sangue come veicolo di vita. I fondamenti del cristianesimo Mediterraneo!

giovedì 16 febbraio 2012

I Patti Lateranensi sono inalienabili e salvaguardati dalla costituzione



Tutti i primi ministri che hanno firmato e ratificato i patti lateranensi hanno fatto una brutta fine.
Alterare nella loro essenza i Patti Lateranensi è impossibile perché espressamente la costituzione Italiana lo impedisce. Nel 1948 i Patti furono riconosciuti costituzionalmente nell'articolo 7, con la conseguenza che lo Stato non può denunciarli unilateralmente come nel caso di qualsiasi altro trattato internazionale, senza aver prima modificato la Costituzione. Qualsiasi modifica dei Patti deve inoltre avvenire di mutuo accordo tra lo Stato e la Santa Sede. La revisione dei Patti non richiede un procedimento di revisione costituzionale.
Invece l'articolo 18 e lo statuto dei lavoratori vitale per la tutela dei più deboli è possibile cancellarlo.
In questa Italia sono più importanti e intoccabili le agevolazioni fatte al Vaticano che il lavoro, così le leggi chiave che regolano i diritti dei lavoratori sono cancellabili anche attraverso la volontà di un governo semplicemente tecnico che non rappresenta assolutamente la volontà e gli interessi delle genti Italiane.

Andreotti la vergogna continua




Non ha partecipato alla II guerra mondiale: imboscato e protetto dato che era occupato come bibliotecario presso la biblioteca dello stato Pontificio. Quando è finita la guerra è uscito e ha iniziato la sua fulminea cariera politica pilotata dal Vaticano, era segretario di de Gasperi.Andreotti un personaggio equivoco e losco sempre intento a pregare per fregare alla meglio tutti i suoi nemici. L'uomo per cui lavorava era anch'esso frutto e volontà del potere alleato congiunto con quello del Cupolone: De Gasperi, fu il primo presidente del consiglio della neonata repubblica Italiana, una persona da dimenticare. Ricordo sommariamente che quando il Trentino era di Francesco Giuseppe de Gasperi sedeva come parlamentare presso il parlamento austriaco di Vienna e in occasione della fucilazione di Fabio Filzi e Cesare Battisti, come traditori, perché da sudditi dell'Imperatore dell'Austria Ungheria non proferì parola al parlamento di Vienna in loro difesa, si imboscò, con disinvoltura nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale protetto dalle tonache della chiesa di Roma.
Il primo presidente del consiglio della "nuova Italia"ha assecondato la politica titina lasciando alla completa deriva le popolazioni in fuga dalla Dalmazia e dall'Istria.Andreotti, per rimanere nell'alveo di quella scellerata politica e dovendo in qual modo completare l'opera ha poi firmato il trattato di Osimo l'ennesima vergogna. Dimenticavo il "gobbo" a spese dello stato ha fatto erigere un monumento a Badoglio nel paese natale del generale voltagabbana,con una ingente spesa tutta a carico dello stato.Sembra esista una innata e reciproca stima fra le figure losche di ogni tempo, una simpatia fra persone senza morale ne scrupoli. De Gasperi fu sepolto nel pronao della chiesa di San Lorenzo: sarà imbarazzante per tutti scegliere il luogo di sepoltura del divo Giulio, ma il Vaticano dovrà essere grato verso una persona che tanto "bene" ha fatto allo Stato Pontificio. Si troverà un compromesso fra l'autorevole e il poco visibile, forse nelle grotte vaticane del secondo livello dove sono ammessi solo gli archeologi accreditati! Dimenticavo Giulio Andreotti era, fra le sue innumerevoli attività parallele al potere, anche uno degli elettori del Gran Maestro dell'Ordine di Malta, ordine riabilitato nella chiesa da Giovanni XXIII dato che era legato a una certa massoneria.Con un corpo diplomatico con le stesse prerogative riconosciute da uno stato che poteva far muovere persone e mezzi nella più completa libertà!

mercoledì 15 febbraio 2012

La truffa procede, la borsa spazzatura si ricicla


Deutsche Bank lancia i derivati-morte (Maurizio Blondet)

Il lupo perde il pelo ma non il vizio: Deutsche Bank ha lanciato per al prima volta in Europa i death-bonds.
Questi sinistri derivati esistono da oltre un decennio in USA, ed approfittano delle persone in crisi economica per vecchiaia o per malattia. Novanta milioni di americani hanno un’assicurazione sulla vita; molti di loro non possono più permettersi di pagare i premi, oppure hanno bisogno di incassare il denaro in anticipo. A questo punto intervengono gli speculatori, che offrono agli assicurati in ristrettezze questo “accordo sulla vita” (life settlement): gli comprano le polizze vita per metà o meno del risarcimento atteso (tipicamente, 400 mila dollari per un milione), e poi pagano le rate del premio, aspettando la morte dell’assicurato. Più precoce è la morte, più alto il profitto.
Non a caso i death bonds conobbero i primi successi negli anni ’80 coi malati di Aids, ridotti in miseria dalla malattia e bisognosi di incassare a qualunque costo: arrivarono gli avvoltoi ad offrire il life settlement, e ad incassare lucri altissimi dato che quei pazienti morivano rapidamente. Il migliorare delle terapie ha prosciugato questo “mercato” , insieme ad inchieste giudiziarie sulle pratiche abusive condotte dagli speculatori a danno dei pazienti disperati, conclusesi con condanne. Un’altra condanna giudiziaria ha colpito due “finanzieri” che avevano assicurato l’intera comunità di negri poveri di Los Angeles South Central, e poi rivendevano i prodotti impacchettati e cartolarizzati (esattamente come i derivati sui mutui sub-prime) promettendo profitti del 25%, col motivo che “i negri americani muoiono prima degli altri gruppi razziali” (già, chissà perchè…).
Tuttavia, questa speculazione sulla morte (e la miseria) non è mai cessata, anzi è cresciuta in America: i bond relativi danno interessi sicuri attorno all’8 per cento, perchè niente è sicuro come la morte. E sono venduti, impacchettati in titoli, ad hedge funds e a fondi pensioni.
E’ questo il motivo per cui Deutsche Bank, per prima in Europa, ha lanciato questo “prodotto finanziario”, che il business preferisce chiamare eufemisticamente “Life Settlement Backed Securities” (LSBS). La crisi economica che colpisce i detentori di polizze-vita, nonchè l’invecchiamento della popolazione e il fatto che si dovrà lavorare fino ai 70 per le nuove austerità pensionistiche, ciò che probabilmente ridurrà la longevità, apre rosee possibilità di profitto. E’ il derivato ideale per profittare delle ristrettezze delle famiglie e dei privati, indotte dalla recessione. Tanto pù che questi titoli derivati hanno il vantaggio di essere “uncorrelated assets”, ossia le loro performances non soffrono per gli alti e bassi degli altri mercati speculativi. I tassi di mortalità non dipendono dal rincaro delle commodities o dai corsi azionari, dopotutto. E in tempi di collasso della finanza speculativa, troppo interconnessa a livello globale, “uncorrelated assets” come questi hanno un alto valore nei portafogli.
E pensare che Josef Ackerman, il capo supremo della Deutsche Bank, solo pochi giorni aveva detto che la Deutsche Bank sente una speciale responsabilità di perseguire i suoi scopi economici “in modo onorevole e morale”.


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domenica 12 febbraio 2012

La musica e i suoi benefici effetti terapeutici



LA MUSICA A 432 HZ E I SUOI BENEFICI
pubblicata da Silvia Festa il giorno lunedì 23 gennaio 2012 alle ore
10.54




Articolo tratto da uno stampato redatto da Laura Boffi per la
conferenza di Flavia Vallega

Domanda: Cosa vuole dire 432Hz oppure 440Hz?
Risposta: L’intento degli accademici e dei musicisti: accordare la
musica con il LA a 432hz! La corretta frequenza di risonanza.

Quasi tutti conoscono la nota su cui tutta la musica moderna è intonata.
Il diapason o corista dal “LA”, chi non ha mai sentito dire a un
musicista: “ dammi il LA!
E’ probabile che conosciate la frequenza di questa nota: 440Hz; è la
frequenza di riferimento per tutti gli strumenti musicali sulla quale
si esegue l’accordatura.”
E’ stato scelto, arbitrariamente, il “LA” a 440Hz a Londra nel 1953 e
da allora è divenuta la “nota” di riferimento mondiale.
Precedentemente il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels
impose, nel 1939, il diapason a 440Hz, ignorando un referendum
contrario, promosso in Francia da 25000 musicisti.
Giuseppe Verdi nel 1884 scrisse una lettera indirizzata alla
Commissione musicale del governo italiano, senza ottenere il risultato
sperato, in cui chiese di ufficializzare l’utilizzo del corista (
diapason) a 432Hz e scrivendo al riguardo una frase: ”per esigenze
matematiche”.
Che cosa intendeva dire? Per capirlo bene e con più chiarezza è
necessario introdurre un’altra frequenza: quella di 8Hz.


1- Le onde di consapevolezza ordinarie del cervello umano variano
da 14Hz a 40Hz.
2- In questo range operano solamente alcuni dendriti ( le fibre
minori del neurone che trasportano il segnale nervoso) delle cellule
del cervello che utilizzano prevalentemente l’emisfero sinistro (
razionale) come centro di attività.
3- Se i nostri due emisferi cerebrali si sincronizzassero alla
frequenza 8Hz lavorerebbero in modo uguale ( balance-bilancia di
equilibrio), ricevendo il massimo flusso di informazioni.
4- 8Hz è anche la frequenza di replicazione della doppia elica del
DNA.
5- 8Hz è il “battito” fondamentale del pianeta noto come
“risonanza fondamentale di cavità Schumann” risonanze
elettromagnetiche globali, cioè, eccitate dalle scariche elettriche
dei fulmini nella cavità formata dalla superficie terrestre e alla
ionosfera. In termini musicali, la frequenza 8Hz corrisponde ad una
nota Do.

Salendo di cinque ottave, cioè percorrendo cinque volee sette note
della scala,s arriva a un Do di 256Hz, scala in cui il “LA” ha una
frequenza di 432Hz non di 44oHz.
Suonando il “DO” a 256Hz, per il principio delle armoniche ( secondo
cui a un suono prodotto si aggiungono multipli e sottomultipli di
quella frequenza). Anche i DO delle altre ottave cominceranno a
vibrare per “simpatia”, facendo risuonare naturalmente la frequenza di
8Hz.
Ecco perché il corista a 432 oscillazioni al secondo è definito “
diapason scientifico”.
Esso venne approvato all’unanimità al congresso dei musicisti italiani
del 1881 e proposto dai fisici Sauveur,Meerens,Savart e dagli
scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi.
Al contrario, la frequenza scelta a Londra nel 1953, come frequenza di
riferimento mondiale e su cui oggi tutta la musica è intonata, viene
definita “ disarmonica” non avendo nessun fondamento scientifico,
contrastando con le leggi fisiche che regolano l’universo.
Prendiamo attentamente in considerazione che nell’universo tutto è
energia in vibrazione.
Ogni particella subatomica, atomo, struttura molecolare, cellula e
organo del corpo, vibrano ad una determinata frequenza.
Questa meravigliosa armonia ha una propria firma vibrazionale.
Molti medici e studiosi affermano che se una parte del corpo si
ammala, la causa è da ricercare nella frequenza che si è alterata ed
il corpo vibra in modo disarmonico.
Essere sani significa vibrare all’unisono armonicamente.
Ogni organo ha la sua frequenza ( multipli e sottomultipli del 432Hz),
essa si altera in caso di malattia, il riequilibrio e la guarigione
avvengono quando sullo stesso organo, viene fatta risuonare la
corretta frequenza di risonanza.
Dunque suonare e ascoltare musica a 432Hz riequilibra il corpo e per
effetto vibrazionale anche la natura circostante, ridando il
primordiale equilibrio di pace e benessere.
Sappiamo che la musica è “informazione”, la quantità di dati sonori,
creati a 432HZ, non si perdono tra le molecole dei gas ,presenti
nell’aria, che trasportano il suono ( perché compatibile con la loro
struttura molecolare) cosa che invece accade suonando a 440Hz.
Ascoltare, suonare e cantare musica, armonizzati alla frequenza del
“Diapason Scientifico” a 432 Hz, dona beneficio all’intero pianeta e a
chi lo abita.

Tutto è vanità


Come riporta l'Eclesiate:
TUTTO E' VANIA'
La terra come l'intero sistema solare gira incessantemente mosso da energie imponderabili e incomprensibili per la limitata mente umana. Sotto il sole la novità non esiste. In questo vorticoso esistere ci sono tempi per parlare e per tacere, per aprirsi e per chiudersi. Tempi che si alternano fra l'azione e l'immobilità assoluta, sempre finalizzati alla ricerca del DIO absconditus affinché possa intercedere, anche minimamente, nelle infinite miserie umane.

Cattiveria o arteriosclerosi?


LE FOIBE E LE AMNESIE DI SANDRO PERTINI



Nicola
– 10 febbraio 2011Posted in: Articoli pubblicati

In occasione della «Giornata del ricordo» che commemora i massacri delle foibe e l’esodo dei giuliani-dalmati mi sarebbe piaciuto rivedere le fotografie del nostro (?) presidente Sandro Pertini che, ai funerali di Tito, con aria affranta, toccava la bara del suo compagno. Firmato: sig. Caimati.

Baciava, caro Caimati: Pertini non si limitò a posare la mano sul feretro in segno di cordoglio. Lo baciò e così facendo baciò anche la bandiera jugoslava nella quale era avvolto. A dire la verità Pertini era solito sbaciucchiare bandiere e casse da morto e quindi quello che schioccò a Belgrado, in occasione dei funerali di Tito, potrebbe considerarsi normale routine. Siccome però non era la prima volta che con parole, gesti e fatti concreti l’allora presidente della Repubblica mostrava benevolenza nei confronti di chi, per ordine o per mano, aveva contribuito alla mattanza in Friuli e Venezia Giulia, viene da pensare il contrario. Non va infatti dimenticato che appena eletto presidente, si era nel 1978, Pertini concesse la grazia a quel Mario Toffanin, nome di battaglia «Giacca», che nel 1954 la Corte di Assise di Lucca condannò all’ergastolo (in contumacia, perché Botteghe Oscure riuscì a farlo riparare in Jugoslavia). Quel Toffanin che da capo partigiano della Brigata Osoppo si era aggregato, dandogli manforte, al IX Corpus titino responsabile delle foibe e che fu protagonista della strage di Porzûs. E che oltre all’ergastolo per i fatti di Porzûs avrebbe dovuto scontare anche trent’anni per sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione e concorso in omicidio aggravato e continuato. Un criminale fatto e finito, dunque, al quale lo Stato, grazie alla famigerata «legge Mosca», elargiva persino la pensione.

Sandro Pertini gode di generale stima e talvolta, per fortuna solo talvolta, viene anche portato ad esempio. Con tutto il rispetto per i suoi ammiratori, resto però del parere che fu un mediocre presidente, assai poco indicato a rappresentare l’Italia e gl’italiani. Sul suo antifascismo ci si leva il cappello, ci mancherebbe altro; però me lo tengo ben calcato in testa alle sue gesta di antifascista a fascismo morto e sepolto. Quale fosse la caratura del suo reducismo antifascista è indicato chiaramente dal bacio al catafalco di Tito e dalla grazia a Toffanin, gesti che non possono non essere interpretati se non come espressione di consenso a quella particolare guerra partigiana, condotta con i metodi da macellaio, della Brigata Osoppo e del IX Corpus. Oltre tutto, che il condono della pena concesso a Toffanin non costituisse un misericordioso e circoscritto gesto di clemenza è confermato dal fatto che il beneficiato non ne approfittò per tornare in Italia dopo un quarto di secolo di latitanza. Restò in Jugoslavia (seguitando a percepire la pensione) fino alla morte, avvenuta nel gennaio del 1999.

(tratto da: Il Giornale, 16.2.2008)

venerdì 10 febbraio 2012

Una bambina di 13 anni



Giuseppina Ghersi. Per molti, fino a qualche anno fa, questo cognome risultava sconosciuto e privo di qualsiasi collegamento ad eccezione di una copia di denuncia presentata alla Questura di Savona nel 1949. Giuseppina, una bambina di appena 13 anni, fu pestata, stuprata e giustiziata dai partigiani comunisti con l’accusa di essere al servizio del regime fascista. La famiglia Ghersi, che viveva a Savona e gestivano un negozio di ortofrutticola, non era neppure iscritta al Partito Nazional Fascista. Studentessa delle magistrali alla “Rossello” fu premiata direttamente da Mussolini per aver svolto con merito un concorso a tema. Questa la sua condanna. La mattina del 25 aprile 1945, Giuseppina fu sequestrata in viale Dante Alighieri, da tre partigiani comunisti, e portata nei locali della Scuola Media “GuidoBono” a Legino, adibito a Campo di Concentramento per i fascisti. Gli tagliarono i capelli e le cosparsero la testa di vernice rossa. Fu pestata a sangue e seviziata per giorni, tutto questo sotto lo sguardo impietrito dei genitori, anche loro deportati e imprigionati. Il 30 aprile, Giuseppina, fu giustiziata con un colpo di pistola alla nuca e il suo corpo gettato, insieme ad altri, davanti al cimitero di Zinola.

Prove generali


la FABBRICA D'ARMI PIETRO BERETTA S.p.A. è controllata dal gruppo Beretta Holding SpA e il maggior azionista del gruppo Beretta Holding SpA dopo Ugo Gussalli Beretta, è lo IOR (L'Istituto per le Opere di Religione [comunemente conosciuto come Banca Vaticana]) è un istituto privato, creato nel 1942 da papa Pio XII e con sede nella Città del Vaticano.

lunedì 6 febbraio 2012

Fra poteri occulti, banche: povera Italia!


Monti con il vestitino della prima comunione posa per il fotografo.

domenica 5 febbraio 2012

Economia e religione papalina: il vero governo Italiano


La triade "capitolina" ovvero il nuovissimo governo Italiano

Partendo dalle parole del senescente puttaniere:
“Ora mi sono fatto da parte, anche nel mio partito” e non mi ricandiderò anche se a 75 anni “sono ancora giovane”, ho giocato anche ad hockey con Putin. Così il leader del PdL Berlusconi, in un’intervista al Financial Times.
Ha assicurato pieno sostegno al governo Monti e ha detto: “La speranza è che questo governo, sostenuto per la prima volta dall’intero Parlamento, avrà l’ opportunità di proporre grandi riforme strutturali senza le quali non possiamo pensare di avere un Paese moderno e davvero libero e democratico”.
Si ricava
Che questa Italia è in balia (la destra e la sinistra hanno entrambi appoggiato incondizionatamente questo governo degradato, malevole ed illegittimo)di un potere illegittimo e occulto che ci trascinerà inevitabilmente in una TRAGEDIA senza ritorno.