mercoledì 4 gennaio 2012

L'essenza di Evola



Penso alla mistica di Julius Evola. Alla dolcezza della sua unica intervista che gira sulla rete, in francese. Titolata "Evola: Dalla Trincea A Dada" YouTube
di Maurizo Murelli.
Non appartenne ai futuristi perché li trovava "esaltati" e poco equilibrati. Evola aderì di slancio al dadaismo, non aveva una grande fiducia nella tecnica, ed è stato travisato sopratutto dalla cultura ottusa del dopoguerra. Credeva in una via mistica condivisa nell'amicizia con Guenon. Visse i suoi ultimi anni infermo e con limitatissimi mezzi economici, abitando nella casa di Piazza Vittorio dove morì.
Fu cremato con grandi difficoltà, dato che il corpo fu "parcheggiato" per mesi, e solo dopo aver superato l'ostile burocrazia le spoglie del filosofo finalmente furono portate a Spoleto dove nel fuoco trovarono la pace.Le sue ceneri portate da Renato Del ponte (e Pietro Fenili) sul Monte Rosa trovarono "sepoltura" in un crepaccio del ghiacciaio Lyskamm.Una leggenda del posto tramandava che sotto la coltre di ghiaccio si trovava una città che era anticamente sprofondata per il volere di un demone che non aveva trovato ospitalità presso gli abitanti.Felik era il nome della città perduta. Così Julius ritornava alle sue amate vette, o forse al suo paese sotterraneo
l'Agartha alpina.

Mantenne sempre ad ogni costo le proprie idee al contrario del pensiero del cardinale di Retz che ben incarna l'Italia del dopoguerra: «Ci sono tempi in cui bisogna cambiare spesso partito se si vuoi restare fedeli alle proprie opinioni».

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