venerdì 26 marzo 2010

Le religioni e la mente umana





Ho tratto dagli scritti di Nicoletta Antonello, le definizioni di mito e rito caposaldi del bisogno reigioso e dell'immersione nell'eternità


La studiosa premetteche che:<< Ben lungi dal voler entrare nel merito della dottrina cristiana e della sua evoluzione nel corso della storia del cristianesimo, desidero focalizzare all’interno del cristianesimo stesso alcuni concetti chiave nello studio comparato delle religioni quali mito, rito e simbolo.
Il mito è generalmente una narrazione di gesta compiute agli albori della storia, o meglio, nel “tempo senza tempo” che precede l’inizio della storia, dai cosiddetti “antenati mitici” (siano essi dèi o eroi civilizzatori), con la funzione di spiegare il perché della creazione o di un certo fenomeno all’interno di essa. Nei miti, a mettere in moto la cosmogonia molto spesso è un’uccisione creatrice, ossia il sacrificio di un grande animale (serpente, drago o mostro), di un gigante primordiale o di un dio che si auto-sacrifica scindendosi in più parti, originando la creazione attraverso il passaggio dall’uno al molteplice (dal caos indifferenziato alle forme chiare e distinte della coscienza).
Il rito è la ripetizione gestuale del mito, compiuta singolarmente o collettivamente fin dalle società più arcaiche, generalmente nell’ambito di appositi “spazi sacri” che a livello microcosmico riproducevano la struttura dell’intero universo, ad intervalli periodici regolari (es. l’alba, il capodanno, la primavera, ecc.) o in qualunque momento di crisi o di carestia in cui si avvertisse il bisogno di rigenerare il mondo mediante la messa in moto di una nuova creazione>>
Il rito è fondamentale non solo nelle religioni ma anche per "inquadrare l'individuo" creando un certo tipo di dipendenza, il sistema militare si avvicina moltissimo ai sistemi di inquadramento religioso monastici, l'individuo appartiene ad una comunità che a sua volta diviene un organismo transpersonale.

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