venerdì 17 aprile 2009

Il super-uomo di Nietzsche




L'Ubermensch, variamente tradotto come superuomo, oltreuomo, sovrauomo eccetera, è un concetto che può essere facilmente frainteso, come in effetti è stato fatto. Dallo Zarathustra ho potuto evincere che l'Ubermensch non sia affatto un uomo superiore, migliore o più potente rispetto all'uomo comune. Esso potrebbe essere definito un concetto limite verso cui tendere ma che non può essere raggiunto dall'uomo, in quanto quest'ultimo deve coscientemente desiderare il proprio tramonto, la propria fine e la propria sconfitta affinché emerga l'Ubermensch. In senso meno misterioso, penso possa essere inteso come uno stato mentale e spirituale solo in parte raggiungibile, proprio di colui che, dopo aver compreso di dipendere per la sua stessa definizione da imposizioni esterne, agisce coscientemente contro i propri interessi legati a queste imposizioni, in modo da arrivare a un punto in cui egli può darsi da sé le proprie leggi, senza che queste vengano imposte dall'esterno.

Per questo Nietzsche fa spesso riferimento alle tavole degli antichi valori, incentrati sul disprezzo per il mondo e sulla valorizzazione di un "mondo dietro al mondo", un mondo finto che serve a dare potere a chi è troppo meschino per essere sincero (il riferimento, anche qui, è al cristianesimo e non è neppure molto velato), tavole che chiede più volte di spezzare affinché vengano creati nuovi valori, e alla figura del bambino che dice "sì" alla vita, perché sceglie i valori della terra anziché quelli del cielo, ma solo dopo che il leone (la parte dello spirito che dice "no") ha sconfitto il drago Tu-devi, ovvero ha spezzato tutti i doveri e i precetti che negano la vita.

Detto questo, penso però che esistano tante interpretazioni quanti sono gli appassionati di Nietzsche. Credo che l'Ubermensch più che una teoria filosofica andrebbe considerato come un mito. A mio parere, i passi più belli (sì, anche esteticamente) del "Così parlò Zarathustra" sull'argomento sono il Prologo, il primo dei discorsi (quello sulle "tre metamorfosi dello spirito") e il lungo brano "di antiche e nuove tavole", posto verso la fine della terza parte, che oltretutto è una specie di sunto della filosofia di Nietzsche. Ce ne sarebbero molti altri, chiaramente, ma a memoria non li ricordo...

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